foto per gentile concessione di Antonio Badalucco

FIRENZE – L’ultima partita vissuta tra i pali è stata una vittoria che è valsa il primo posto in classifica: Casellina-Euro Calcio 2-1. Un bel modo di lasciare dopo quasi 40 anni di amore in campo, tra l’esordio da bimbo all’Affrico a inizio anni ’80 e la conclusione qualche domenica fa.

Con la soddisfazione di tre promozioni negli ultimi cinque anni, tra Ponte a Greve e Rondinella, coi biancorossi accompagnati dalla Terza Categoria in Promozione.

Filippo Iania ha detto basta a 44 anno un po’ per colpa del covid (“Non si sa quando e come si ritornerà in campo, una situazione faticosa anche mentalmente”), un po’ perché così aveva già deciso da tempo (“Volevo chiudere dopo la scorsa stagione, poi il mio amico Toccafondi mi aveva convinto di raggiungerlo a Casellina”).

Lascia dopo un migliaio di partite giocate e un numero imprecisato di parate: “Lascio con il sorriso. Mi sono divertito e, da quando è cominciata a circolare la notizia del mio addio, non faccio altro che ricevere messaggi e attestati di stima da parte di ex compagni, avversari e addetti ai lavori. Non pensavo davvaro. Sono cose che fanno piacere. E mi hanno fatto rivivere tanti momenti belli della mia carriera”.

Dalla Serie D alla Terza Categoria ha giocato in ogni gradino del calcio: “E non credo che ci sia campo toscano che non conosca” scherza lui.

La partenza quasi per caso (“Il vero innamorato del calcio era mio fratello”), poi la passione cresciuta strada facendo.

Dallo Sporting Arno grazie a Ilario Saturni il salto verso la Lucchese, per respirare il calcio vero alle spalle di un certo Giovanni Galli.

“Rimpianti? No dai, mi sono divertito – racconta – Forse dopo Lucca, da giovane, ho preso qualche decisione un po’ affrettata e pur di giocare sono sceso subito nei dilettanti con la Cerretese. Avrei potuto rimanere e giocarmi le mie carte, con Bolchi allenatore e Pino Vitale d.s. invece scesi in Eccellenza”.

Di lì una lunga serie di avventure: Fortis Juventus, Fiesole Caldine, San Piero a Sieve, Pontassieve, San Donato Tavarnelle, Rondinella (in due fasi), Staggia, Ponte a Greve, Settignanese e appunto Casellina.

La parata più bella, paradossalmente, è stata in amichevole: “Ai tempi della Rondinella, al Franchi, con la Maratona piena. Era la prima di Delio Rossi. Su angolo Gilardino fece una mezza rovesciata da tre metri ma gliela presi. È da un pezzo che non segnava nemmeno in campionato, gli giravano parecchio. Dopo i primi 20 minuti la Fiorentina non aveva ancora segnato. Delio Rossi venne da noi e ci disse che rallentattismo un po’ i ritmi perché loro avevano bisogno di ritrovare fiducia”.

Tra i ricordi più belli quelli della vittoria del campionato con la Fortis Juventus, allenata dall’amico Sandro Vignini prematuramente scomparso: “Avevamo giocato insieme a Lucco, mi volle lui a Borgo: una persona che ricordo sempre con grande affetto”.

Iania abbracciato da Andrea Migliorini dopo una sfida tra Ponte Rondinelle a Atletico Impruneta (foto per gentile concessione di Antonio Badalucco)

Ma belle anche altre esperienze: “A Fiesole con personaggi come Carobbi, Chiarugi, Rocchini e Andrea Ivan, con il quale è nata una grande amicizia”.

Tanto che quando Ivan non è disponibile, è proprio Pippo a prenderne il posto nella formazione delle Glorie Viola.

Tifoso della Fiorentina, tra i grandi numeri uno visti sul campo ricorda “Francesco Toldo e Giovanni Galli, poi abbiamo smesso di avere portieri italiani. Per me è un peccato, io sono una delle vecchia scuola”.

Per caratteristiche fisiche simili, un modello è sempre stato Angelo Peruzzi. Però all’alba della sua carriera ci fu un incrocio indomenticabile: “Con la Lucchese affrontamo il Parma in Coppa Italia Primavera. I gialloblù avevano in porta Buffon che ha un paio di anni meno di me ma era già fortissimo. Ricordo ancora la scena. Pareggiamo 1-1, al campo dell’Acquedotto: al fischio finale Buffon mi dette due pacche sulle spalle e mi disse bravo. Qualche mese dopo esordì in Serie A in quella famosa partita contro il Milan”.

In ambito dilettanti i mostri sacri nel suo ruolo quando cominciò lui erano Massi e Frassineti, oggi invece promette bene il suo ex compagno Pecorai (“ha ottime doti e ha avuto un ottimo preparatore come Francioli”), mentre Ivan Iacona era uno di quegli attaccanti che lo infilava sempre.

Del periodo al San Donato Tavarnelle ricorda “la macchinata da Firenze con Mattolini, Castorina e Murras. Quante risate!”.

Tanti i personaggi passati nelle sue stagioni, alcuni sempre nel cuore: “Beppe Possenti, Gabriele Niccoli, Ilario Saturni, recentemente Lorenzo Bosi. O allenatori come Marco Masi e Carlo Bresciani, ma è un peccato non fare il nome di tutti, sennò faccio arrabbiare qualcuno”.

La sua eredità passa adesso ai figli Tommaso ed Emanuele che giocano nel settore giovanile dell’Affrico. Ma non in porta.

Pippo resterà comunque nell’ambiente: “Il preparatore dei portieri l’ho già fatto a lungo. Mi piacerebbe fare l’allenatore o direttore sportivo, chissà”.

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