Sembra ieri, ma era il 2012.

Montella si era appena seduto sulla nostra panchina e la squadra aveva inaspettatamente iniziato a giocare un gran bel calcio.

Tre anni dopo Montella si avvitò su sé stesso e tutto finì con quella assurda finale di Coppa Italia e nel suo successivo mettersi a discutere in modo indegno con la vecchia proprietà.

Un epilogo capitato un po’ a tutti, sia chiaro, anche se il suo comportamento (e anche quello di Paulo Sousa, suo successore) fu veramente poco professionale.

La richiamata dell’anno scorso per mano diretta di Diego Della Valle gridava vendetta.

L’unica volta che Corvino faceva firmare un triennale ad un allenatore e per giunta a costi molto alti, un investimento che non aveva capito nessuno e che quasi ci stava portando dritti in serie B.

A giugno avremmo poi capito il motivo di quel contratto così ricco: non avrebbero pagato loro.

Dopo settimane di dubbi è finalmente arrivata l’ora di tracciare una linea.

Montella adesso merita il sostegno incondizionato di tutti, fatti alla mano.

Io per primo ho scritto di avere enormi dubbi e che la sua conferma per me era un errore enorme.

Così come, per onestà intellettuale, avevo sottolineato come la Fiorentina fosse una delle poche “squadre già squadre” a questo punto del campionato.

E questo grande pregio a Milano lo si è visto. Ottimo lo stesso Vincenzo a stemperare a fine gara, nel non volersi prendere alcuna rivincita, nello scherzare sul suo score disastroso dell’ultimo periodo. Bello vederlo sorridere, stavolta dopo una bella vittoria.

Chiesa – da anni chiedo a gran voce un suo accentramento e avvicinamento alla porta – adesso sa quel che deve fare gestito da un allenatore che l’attaccante lo sapeva fare bene ma soprattutto affiancato da un campione che si comporta da vera e propria leggenda vivente.

Ribéry non è solo un genio tecnico-tattico, si sta comportando da compagno di squadra, da allenatore in campo, da “fratello maggiore”, da guida.

Basta seguire un po’ gli account social dei nostri ragazzi per capire come si sia inserito, come sia oramai il faro di un gruppo che ha ritrovato la voglia  ed il divertimento nel giocare a calcio.

Quel divertimento che lo stesso francese ha ammesso ancora di provare ai microfoni dei giornalisti, a fine gara. Si diverte a giocare a calcio, pensa di poterlo fare ancora bene.

Sembra proprio di sì.

E al di là di questa vittoria che personalmente pretendevo e ritenevo anche facile sotto un certo punto di vista, dato che il Milan di questo preciso periodo storico è forse la squadra più facile da battere di tutta la Serie A (come potete vedere persino Lecce e Verona sono al momento piuttosto “toste), è giusto rendersi conto che oggi si chiude questo settembre che va certificato come una vera e propria nuova alba.

L’entusiasmo non è più apparentemente immotivato, come a giugno.

Adesso potete serenamente andare dai vostri amici, dai vostri colleghi, dai vostri parenti che vi suggerivano che lasciare la strada vecchia per la nuova non era una buona idea.

Stamani mia figlia voleva vedere il gol di Ribéry, mia sorella raccontava di essersi divertita come non mai assieme a mio cognato in quel di San Siro, entrambi presenti per la prima volta.

Ricomincia così l’opera di riavvicinamento dei fiorentini alla Fiorentina.

Un’opera che era stata impedita formalmente da un club di impostori, aggettivo che mai fu più adatto: “coloro che si avvantaggiano di una situazione con l’abituale ricorso alla falsità e alla menzogna”.

Buona (nuova) vita Fiorentina.

Dario Del Gobbo

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