GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Tanta amarezza in casa Grassina dopo le sentenze del Tribunale Nazionale che  ha confermato completamente le richieste della Procura federale in riferimento alle note vicende dell’Eccellenza 2016/17.

La società rossoverde preferisce non rilasciare nessuna dichiarazione ufficiale in merito, ma esprime comunque la volontà di andare avanti almeno fino al secondo grado.

Poche le ore a disposizione (48 dalla pubblicazione delle sentenze) per il ricorso presso la Corte Federale di Appello che verrà sicuramente fatto.

Alla fine sono stati 30mila euro di multa per i dirigenti Tommaso Zepponi e Massimo Colucci (oltre a un anno di inibizione a testa), mille alla società per responsabilità diretta: è da ritenere sicuramente una vera e propria stangata, tenendo conto che 1) si tratta di “omessa denuncia” ovvero illecito disciplinare e non illecito sportivo (c’è stato un tentativo di accomodamento di una partita cui è stato detto di no, ma che non è stato denunciato alla Procura, secondo la ricostruzione in calce alla sentenza); 2) che si tratta di somme comunque molto importanti se riferite al mondo dei Dilettanti e a singoli tesserati; e soprattutto 3) che sono le uniche richieste – oltre a quella per l’allenatore della Sestese Enrico Gutili – accolte “in toto” dal Tribunale, che invece ha attenuato molte (e di molto) altre richieste della Procura Federale.

Per fare un esempio, ci sono richieste di 4 anni di inibizione e 60mila euro di multa diventate poi nella sentenza solo 9 mesi di squalifica, per fare un esempio.

O il dimezzamento di altre richieste.

E’ ovvio quindi il forte malumore da parte della società di via Bikila che ha sempre dimostrato la volontà di affrontare il processo senza ricorrere al patteggiamento preventivo, forte della convinzione di un tentativo di combine per Sestese-Grassina rimandato al mittente.

Adesso ci vorranno altri giorni per ricorso e sentenza di secondo grado (difficile valutare la tempistica completa). Saranno giorni lunghi in casa Grassina, anche perché il presidente Zepponi fin dalle prime ore dell’inchiesta ha sempre paventato la volontà di fare un passo indietro rispetto al mondo del calcio se le cose fossero andate nel verso che, nella sostanza, ha preso fin qui questo processo sportivo.

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