FIRENZE – Nel mondo del calcio dilettantistico è in corso una disputa senza precedenti: è giusto proseguire nonostante il momento, o no? Come? Quando?

SportChianti ha parlato della questione con Fabio Giorgetti, presidente della Commissione Sport per il Comune di Firenze, molto impegnato proprio nel mondo del calcio dilettantistico.

Presidente, ci può spiegare meglio il quadro generale dopo il referendum in Serie D?

“Penso che questo referendum abbia mostrato un esito che, secondo me, verrà presto smentito. La gravità della curva dei contagi non permetterà nemmeno lo svolgimento del campionato di Serie D. Siamo in uno stato di emergenza nazionale. Solo i professionisti, in questo momento, possono avere le risorse per andare avanti, ma anche loro, come si è visto, vanno incontro a continui inconvenienti e a numerosi contagi. Si parla anche a questo livello di un possibile stop. Come si può pensare che non si possa avere difficoltà nell’unico campionato di dilettanti rimasto?”.

E’ in contatto anche con società del nostro territorio?

“Ho parlato coi presidenti di Barberino Val D’Elsa, Scandicci e Grassina. Loro sono dell’avviso che non si possa proseguire, anche perché non è più possibile garantire quel livello di spettacolo che i dilettanti rivestono nel panorama calcistico. Lo dico da ex calciatore e amante del calcio dilettantistico, merita valutare una sospensione momentanea anche del campionato di Serie D poiché non siamo più in grado di esprimere il messaggio che il nostro sport offre di solito. Inoltre, sarà impossibile recuperare molte partite. Probabilmente nei prossimi giorni, anche valutare una sospensione globale, potrebbe non essere una cattiva idea. Ad essere ottimisti, un improvviso blocco dei contagi potrebbe anche favorire una forma di allenamento più consona agli sport di contatto”.

Certe società vogliono andare avanti, ma per farlo cosa serve?

“Necessitano protocolli sanitari diversi. Noi di “Calcio in rete” ci stiamo impegnando tantissimo nell’elaborare protocolli sanitari più chiari e semplici. In questo momento i tamponi non danno risposte tempestive e le regioni non erogano contributi per pagarli. Ciò accade perché i protocolli sono troppo lunghi e dunque le società di Serie D non possono rispettarli”.

Crede che questo problema possa affliggere anche le società dei campionati più importanti?

“I club di Serie A hanno rose più vaste e disponibilità economiche altissime, si possono permettere un tampone ogni 12 ore. Ma si pensi al Genoa, o ancor di più alla Reggina. È evidente che anche tra i professionisti i protocolli non vengono rispettati, altrimenti non ci sarebbero 22 positivi in una squadra. Il protocollo non evita il contagio, aiuta a prevenirlo con la giusta applicazione. La discriminante come al solito sono le risorse, dal momento che in Serie A i risultati dei tamponi arrivano subito, nei dilettanti no. Non si riesce ad avere una risposta in tempi congrui. Ecco perché stiamo proponendo una riforma del calcio dilettantistico, altrimenti le società, dalla Serie D alla Terza Categoria, non potranno andare avanti”.

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