Pantaleo Corvino, d.s. della Fiorentina

Quinto pareggio di fila.

Maturati contro squadre tristi, mediocri.

Un buon Cagliari, un patetico Torino, la Roma più debole degli ultimi 10 anni, un Frosinone praticamente già retrocesso, un Bologna forse anche peggio di quel Frosinone.

5 punti contro queste 5 squadre.

E un allenatore che non cambia niente, che addirittura a fine partita cerca di vedere qualcosa di positivo, dicendo: “sono 6 partite che non vinciamo, ma sono anche 5 che non perdiamo”.

Se non fosse stato serio, ci sarebbe stato da ridergli in faccia.

Ma non è tutto qui.

In settimana ha parlato anche il braccio armato Pantaleo Corvino. Ci ha raccontato dell’equazione che ha elaborato in questi mesi di niente assoluto, ovvero che i tifosi secondo lui credono nel progetto, altrimenti non si sarebbero abbonati così in tanti.
Se non fosse stato così grosso, ci sarebbe stato da urlargli in faccia.

Non bastassero questi due orrendi individui a minare il nostro già pessimo umore, adesso le partite facili son finite e sabato arriva la Juventus.

No, non ho la minima paura di perdere, ne ho pressoché la certezza. E quindi un qualsiasi risultato inferiore alla sconfitta con almeno due gol di scarto lo prenderei con grande soddisfazione.

Il problema vero è che molto probabilmente sabato allo stadio ci sarà Andrea Della Valle e che qualcuno lo intervisterà. Non oso immaginare quali altre storielle ci verranno raccontate e temo che la depressione cosmica nella quale siamo caduti possa facilmente peggiorare.

Io non so chi ancora possa sostenere tutto questo.

La Fiorentina non gioca a calcio dal febbraio 2016, con Paulo Sousa; nel momento in cui il poco professionale portoghese decise di smettere di fare le cose per bene, quando si vide recapitare come rinforzi invernali individui del calibro di Benalouane e Tino Costa.

Sono quasi tre anni di nulla, alti (pochi) e bassi (tanti) costellati da cessioni, dal ritorno di Pantaleo utile solo a cristallizzare le perdite e ad aumentare a dismisura gli utili (e la lunghezza del suo bel contratto), ma soprattutto tre anni caratterizzati da un gioco soporifero, da pochi spunti degni di nota, dal crollo degli obiettivi.

Una squadra che non è più interessante, non è più entusiasmante, che galleggia da 2 anni tra il decimo e il dodicesimo posto,  che è riuscita ad arrivare ottava solo a causa di un colossale shock nervoso che per qualche settimana ha ribaltato l’inesorabile realtà che poi riaffiora naturalmente.

Siamo una grande barca formata da 20 ragazzi, da alcuni dirigenti “di campo” e altri “di scrivania”.

Un totale di una trentina di persone solo per quanto concerne la prima squadra e a remare sono sempre i soliti 8 o 9.

Altri 5 o 6 vorrebbero remare ma non sono capaci. Gli altri se ne sbattono totalmente le palle, a loro basta che la barca vada in porto. Loro indicano la direzione, nient’altro.

C’è grande impegno, ma non può bastare quando manca tutto il resto. Chi continua ad illudersi che qui ci sia un progetto sportivo, che si voglia davvero lottare per l’Europa o che ci sia una proprietà interessata oramai rischia l’interdizione pubblica per manifesta incapacità di intendere e di volere.

Eppure, sono ancora la maggioranza… .

Dario Del Gobbo

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