FIRENZE – 26 anni dopo è sempre quella l’ultima Viola vincente al Viareggio.

Quella che alzò la Coppa Carnevale – come si usava dire allora – davanti a un tripudio di bandiere gigliate dopo aver sconfitto 3-2 la Roma in finale.

Era l’ottavo titolo, dopo due terzi posti di fila. Rimane quello l’ultimo trionfo della Fiorentina, che dopo di allora ha giocato (e perso) ben quattro finali.

In mezzo al campo, nella mediana disegnata da Mimmo Caso, giocava un ragazzo umbro di belle speranze, classe 1973, Stefano Lacchi.

Qualche problema fisico di troppo avrebbe poi impedito alla sua carriera di decollare.

Ma diversi anni dopo sarebbe stato lui, da giovane allenatore, a portare per la prima volta nella storia il Porta Romana in Eccellenza nel 2012, dopo aver finito il suo viaggio da calciatore proprio con gli “orange”, quasi una seconda famiglia.

Qualche settimana fa è finita la sua avventura sulla panchina della Bucinese in Eccellenza, ma Stefano non dimentica quel pomeriggio dalle tinte viola di un quarto di secolo fa.

“C’era una cornice di pubblico straordinaria, una sensazione bellissima: lo Stadio dei Pini era pieno, c’era mezza Curva Fiesole venuta apposta a vederci, oltre al presidente Mario Cecchi Gori” racconta.

“Anche perché allora il Torneo di Viareggio, per una squadra Primavera, valeva come e più di uno Scudetto: era l’obiettivo numero uno della stagione. Per questo oggi mi dispiace vedere che per molti club non è più così” annota.

“Era una Fiorentina molto giovane quella, con tanti ’74 in campo come Giraldi, Beltrammi, Barni – prosegue – e contro la Roma giocavamo anche contro i favori del pronostico. Io ero tra i giocatori più esperti tra i viola, con anno in più, come Banchelli, e al mio terzo Torneo di Viareggio”.

I tre marcatori della Fiorentina furono Giraldi, Beltrammi e Banchelli (che fu anche il capocannoniere di quel Torneo in cui il Toro schierava un certo Bobo Vieri in prima linea, tanto per dire).

In effetti, quasi nessuno degli undici viola in campo quel giorno ha poi vissuto una grande carriera.

Il terzino Vittorio Tosto ha giocato una vita tra A e B anche se mai in squadre di primo livello e il centravanti Giacomo Banchelli ha segnato una manciata di gol in Serie A e passato poi una buona storia tra B e C.

Gli altri si sono persi più o meno per strada, senza lasciare tracce ad alti livelli.

Decisamente più fortunati i romanisti di allora: Muzzi, Beretta, Scarchilli, Grossi, Cappioli, per fare qualche nome.

La Fiorentina, in quel ’92, superò l’Atalanta nei quarti e il Milan in semifinale.

E in quella semifinale Riccardo Magherini, una delle promesse viola di allora e poi andatosene troppo presto, si ruppe un legamento del ginocchio: “Uno dei ricordi più belli di quella finale è legato proprio alla corsa che tutti, dopo il terzo gol, facemmo per andare ad abbracciare Riccardo. Eravamo una squadra molto unita”.

E ancora oggi quegli ex viola ogni tanto si ritrovano e ricordano i vecchi tempi.

L’anno seguente Lacchi viene aggregato alla prima squadra, guidata da Gigi Radice, quella che poi finirà incredibilmente in Serie B alla fine dell’annata: qualche panchina (“contro la Juventus e a Napoli”) ma anche qualche infortunio di troppo che lo frena nel percorso di crescita.

E così il ragazzo partito dal Gualdo Tadino perde il treno giusto: “Purtroppo mi è rimasto sempre il rimpianto di non essere stato frenato dagli infortuni nell’annata di passaggio in prima squadra, anche se Radice mi ha insegnato molto, così come altri allenatori avuti in viola come Caso, Chiarugi, Graziani e Amarildo”.

Stefano finisce alla Massese e poi dovrebbe andare al Barletta ma un incidente d’auto lo mette ancora una volta fuorigioco, tenendolo lontano dai grandi giri.

Finirà, come si diceva, con un decennio al Porta Romana, trascinato tra campo e panchina fino alla scalata all’Eccellenza, prima di passare poi ad allenare anche Audace Legnaia, Sangiustinese e Bucinese negli ultimi anni.

Oggi, giorno di Fiorentina-Empoli agli ottavi di finale di quella che oggi si chiama Viareggio Cup, resta ancora la sua Viola l’ultima ad aver alzato quel trofeo.

Gabriele Fredianelli

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