Fiorentina anomala nei colori e anche nella forma, a dire il vero.

Finalmente però abbiamo visto una partita dove sono successe delle cose. Non tante, ma delle cose.

Sono ben lieto di raccontarle, dopo tante settimane di Sahara.

Ci presentiamo a Roma con la formazione “tipo”, nonostante Biraghi.

Capisco che faccia un po’ specie pensare che uno come lui possa far parte della nostra attuale “top undici”, ma questo è.

Del resto dovrebbe essere oramai evidente a chiunque che Maxi Olivera non possa proprio calcare certi campi. Per un discorso proprio di etica nei confronti dello sport calcio, più che di scelta tecnica o tattica.

Pioli deve aver preparato la partita con attenzione maniacale, lo si percepisce da subito.

Il pressing alto è portato con grande ordine e precisione, la Lazio appare da subito in difficoltà con un Immobile non certo in gran forma.

Il vantaggio dei padroni di casa nasce da una piccola disattenzione di Pezzella che rimane mezzo metro più indietro rispetto alla linea di difesa e permette a sua maestà De Vrij (gigantesco) di inzuccare in totale libertà. Rete di una banalità sconcertante.

La squadra però non è affatto disunita, tiene a livello atletico nonostante il nulla assoluto espresso da Simeone in attacco e Badelj a centrocampo.

Nella ripresa le cose cambiano, almeno per quanto riguarda Badelj e la Lazio accusa maggiori difficoltà nonostante i tanti contropiede scaturiti nella maggior parte dei casi dai rinvii di uno Sportiello che palesa problemi tecnici insospettabili.

Per carità, tra i pali sarà poi decisivo, ma non lo ricordavo così sgraziato e complessivamente imbarazzante coi piedi.

Non riusciamo a trovare la via del gol in alcun modo e a malapena ci andiamo vicini con quel diavolo di Chiesa che è sempre più favoloso ogni secondo che passa.

Un ragazzo commovente per abnegazione e capacità, che cambierà tre ruoli in 90 minuti risultando per tre volte il migliore in campo.

A mezz’ora dalla fine il mister trova la forza di togliere un Thereau in disumano calo di condizione (rientrava ora da un infortunio, tornerà a breve più forte di prima) per inserire Babacar.

Il suo ingresso solitamente coincide con un peso offensivo maggiore, con minor movimento, con grande concretezza sotto porta, sue caratteristiche oramai conclamate.

E anche stavolta il nostro senegalesone non si smentisce, trovando il pareggio con enorme freddezza su rigore al 93’. La rincorsa centrale non dà riferimenti a Strakosha che già aveva regalato la vittoria ai suoi a Torino contro la Juve ipnotizzando Dybala all’ultimo secondo.

La gioia è doppia poi a fine gara quando si scoprirà che lo stesso Baba era rimasto più statico del solito nella sua mezz’oretta di gioco perché preda di conati di vomito durante tutto il suo impiego.

Vista la presunzione, lo sguardo, la fisiognomica del dirigente Igli Tare, vista la cattiveria con la quale è entrato in campo a gara finita cercando chiaramente di intimorire l’arbitro Massa, visto che sappiamo sulla nostra pelle che è un atteggiamento classico dello stesso Tare direi che è veramente una piccola grande gioia quella di pareggiargli a tempo scaduto, grazie a quella VAR che loro stessi avevano benedetto due ore prima ridendo dell’espulsione di De Rossi, lasciandogli poi chiazze di vomito per tutto il campo.

Dario Del Gobbo

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