Avevo scritto questo editoriale che trovate qua sotto come post sul mio profilo personale su Facebook, che utilizzo soprattutto per alcune delle mie passioni (i funghi, l’Inter, il mio gatto Alfio…).

Ho però pensato che anche questo è sport. E’ aria aperta. E’ movimento. E’ stare bene facendo un qualcosa in mezzo alla natura.

Allora ve lo propongo anche qui, sperando che vi sia di stimolo (magari) a prendere e godervi qualche ora in mezzo agli alberi.

C’è un momento. Quando esci dal bosco. Sudato “intinto” come dicevano i nostri vecchi. E magari, come stavolta, lì vicino c’è una fontana da cui sgorga acqua fredda.

Ti lavi le mani, il viso, riempi la bottiglia svuotata durante i km di camminata. Bevi come se non avessi mai bevuto prima.

Hai organizzato la sera prima tutto il lavoro per ritagliarti questa mezza giornata. Ti sei svegliato molto prima dell’alba. Sei arrivato al margine degli alberi, alla partenza. Hai tolto le scarpe, messo gli scarponi; come sempre è come accendere un interruttore invisibile.

Hai camminato subito forte perché l’adrenalina che hai dentro, quando ancora il bosco ti aspetta, è magica. Hai affrontato salite ripide, hai sentito il fiato farsi corto.

Poi hai preso il ritmo, ti sei inerpicato sempre meglio, hai goduto della meraviglia. Dell’alba che sorge. Del sole che arriva piano piano e che diventa luce. Hai alzato lo sguardo, da una radura, sulla magia che c’è intorno.

Hai messo (o cercato di mettere) in pratica tutti gli insegnamenti che hai sentito in anni e anni. Dove guardare. Come guardare. I profumi poi. Tanti. Del sole che scalda, dall’umidità che risale. Della terra che ti rimane sulle mani.

Hai fatto passi e passi sussurrando con lui, che nel bosco ti ha portato quando eri ancora bambino, quasi parlandoci, come se fosse li. Anzi è lì, lo senti: “Troviamone uno insieme dai”.

Ti sei arrabbiato per quell’amanita distrutta da un colpo di bastone. Hai raccolto quel pacchetto di sigarette gettato da una mano che non vale neanche la pena definire. Lo porterai a valle.

Stavolta è andata anche parecchio bene, hai goduto più e più volte di quel fremito che il fungo riesce a trasferire – senza fili – a gambe e cervello. Una scarica di bellezza. Ogni volta diversa. Ogni volta.

Hai riso con chi è assieme a te, perché la gioia di andare a funghi è anche farlo con la compagnia giusta.

Adesso, affaticato di una fatica sana, sei tornato all’auto. Togli la maglietta sudata. Ne metti una pulita. Sai che ad aspettarti ci sono due bei pezzi di schiacciata che mangerai con una fame piena. Mentre alzerai lo sguardo e vedrai i faggi che svettano.

È una piccola, grande felicità. Che chi va nel bosco ha il diritto di provare. E il dovere di salvaguardare.

Matteo Pucci

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