SAN CASCIANO – E’ venuto a trovarci nel nostro ufficio di redazione di San Casciano, in via Machiavelli 9, Filippo Megli: del resto vive a poche decine di metri da qui… .

Sancascianese doc, Megli (nuota per l’Arma dei carabinieri, “dove mi trovo molto bene e che ringrazio sempre”, tiene a dire), è da anni uno dei fiori all’occhiello dello sport chiantigiano: e dagli Assoluti di Riccione dei giorni scorsi ancor di più, visto che ha staccato il biglietto per la sua seconda partecipazione olimpica.

Dopo quella di Tokyo 2020 (svoltasi nel 2021 per il Covid-19), Megli parteciperà, fra pochi mesi, all’edizione di Parigi 2024: nuotando la staffetta 4 x 200 stile libero. E forse non solo quella… .

Filippo, 27 anni, bi-olimpionico. Che traguardo…

“Si va alle Olimpiadi, un’altra volta. Una qualificazione arrivata al termine di un percorso tribolato: da quattro anni e mezzo lottavo contro imprevisti, Covid, infortuni, sfortune. Arrivare a 27 anni e fare il miglior campionato italiano di sempre non è scontato. Ci sono arrivato con una programmazione un po’ particolare: una ventina di giorni fa ero in Qatar, a fare il campionato del mondo, e due settimane dopo il campionato italiano. Due gare del genere, a così breve distanza, non sono facilissime. Stavamo puntando molto sul Mondiale, ma là ho preso una influenza “araba” che ancora non mi lascia..”.

Poi si arriva in vasca agli Assoluti, a Riccione…

“Al campionato italiano sapevo di stare bene, ma anche di avere poche cartucce da sparare. Così son partito forte e nella 4 x 200 stile libero, in prima frazione, ho fatto un tempo che mi ha riportato ai fasti di una volta: che è valso la qualificazione alla staffetta olimpica ma, per un soffio, ho mancato la qualifica alla gara singola. Insomma, un gusto dolce e amaro, anche se ero contento”.

Una bella iniezione di fiducia però.

“Quella gara mi ha permesso di pensare al mio effettivo ritorno, ero strafelice, ho passato la notte con il cuore a mille, non riuscendo a dormire. I giorni successivi sono stati un po’ più complicati del primo, ma mi hanno comunque soddisfatto”.

Il tempo sui 200 stile libero però lascia margini anche a una partecipazione ai 200 individuali a Parigi, no…?

“Diciamo che il tempo è buonissimo, e che parlando con i tecnici della nazionale c’è grande fiducia in me. E che si potrebbe realizzare anche questa ipotesi. Vedremo…”.

Adesso, cosa la aspetta?

“Quattro mesi e mezzo di pura preparazione olimpica. Sempre a Firenze, a Bellariva. Spero che possa essere il trampolino di lancio per una Olimpiade diversa, molto migliore di Tokyo, togliendomi anche qualche sassolino dalla scarpa”.

Agli Italian Sportrait Awards 2024, foto su gentile concessione di Agenzia Deepbluemedia

Cosa intende con “molto migliore”?

“Io ho vissuto, purtroppo, l’Olimpiade peggiore della storia: con tutte le restrizioni, senza pubblico. Con tantissimi limiti: non si potevano vedere gli altri sport e gli altri sportivi. Da fuori non si vede ciò che c’è nel villaggio olimpico, e credo sia una esperienza più unica che rara. Un mondo in cui ci sono solo sportivi, che sono lì per performare ma anche per scambiare momenti di cultura, intrattenimento, connessioni mondiali. Senza differenze religiose, razziali, accomunati tutti dallo sport. Spero che possa godermi, anche in questo senso, l’Olimpiade di Parigi. Comunque, visto che non guardo mai al futuro, al momento so solo che l’Olimpiade sarà a Parigi e che la cerimonia di apertura sarà sulla Senna…”.

Cosa vuol dire, per un atleta, partecipare a due edizioni dell’Olimpiade?

“Un’emozione unica: un’Olimpiade può arrivare anche per caso, ma due no. Arrivano perché hai lavorato tanto, perché le hai cercate, e perché c’è una qualità che ti ha portato a questi livelli. Poi, è chiaro, nei risultati di uno sport come il nuoto giocano tanti fattori: ci sono percorsi che possono essere di tre-quattro anni, da fare al meglio per una gara di due minuti. E ci sta di arrivare lì e, per qualsiasi motivo, non riesci a performare”.

Parlando di qualità: riesce a dirci un suo pregio e un suo limite?

“Purtroppo vanno di pari passo. Sono una persona tranquilla, umile, alla quale piace stare nel suo spazio di comfort. Un modo di essere che, però, non aiuta quando c’è da sgomitare, da essere cinici”.

In questo senso c’è qualche sportivo che l’ha ispirata o la ispira particolarmente?

“Ci sono persone che mi ispirano nella vita, anche quella di tutti i giorni, come potrebbe essere il mio babbo. Dal punto di vista sportivo penso a Fabio Scozzoli, che ha smesso da qualche anno: in lui ho sempre visto la forma maggiore di professionalità. Rispettoso, umile, preciso, l’atleta perfetto secondo me”.

Che mondo è il nuoto oggi rispetto a quello che ha conosciuto all’inizio?

“E’ cambiato molto perché le tecniche di allenamento migliorano sempre, si crea sempre più una squadra attorno a un atleta, che prima era lasciato un po’ da solo: ora ci sono un sacco di figure fra preparatori atletici, tecnici, specialisti, nutrizionisti… . E’ una vera e propria scienza”.

E quello del nuoto italiano?

“Ora come ora l’Italia ha la squadra più forte di sempre: siamo un Paese piccolo rispetto agli altri “mostri sacri”, con poco ricambio generazionale e meno atleti. Ma abbiamo una qualità percentuale superiore agli altri, segno di una “scuola” che funziona. Anche se, in alcune cose, tipo le strutture e i metodi di allenamento, siamo ancora un po’ indietro”.

Un grande sportivo, Megli. Un ragazzo di grande educazione, valori, con testa pensante e cuore caldo. Che seguiremo, come sempre, con smisurato affetto, nella più grande esperienza che uno sportivo possa vivere: ci vediamo a Parigi, Filippo.

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