Appena esci dall’aeroporto militarizzato di Srinagar spicca tra i soldati un cartellone che dice “Welcome to Kashmir, The paradise on earth”.

Hanno ragione e vi dico perché!

Srinagar è una cittadina che si sviluppa sopra il lago Dal, a oltre 1500 metri di altitudine.

L’Himalaya svetta sullo sfondo e l’acqua è limpida, ma incredibilmente ferma per via della scarsa profondità e del gran proliferare di fiori di loto e altre piante acquatiche sotto e sopra la superficie.

Queste caratteristiche fanno in modo che il lago diventi un enorme specchio del cielo. Finché non l’ho toccata, avevo serie difficoltà a credere che quella fosse semplicemente acqua. Non ne avevo mai vista così.

È un effetto incredibile nel quale sembra che si allenti perfino la gravità e si perde il confine tra cielo e terra.

Sto volando? Sono a testa in giù? I miei sensi sono fortemente sovrastimolati.

Su questo specchio qua è la tra le palafitte sono ormeggiate alcune houseboats (case galleggianti) in stile coloniale.

Si dice che verso la prima metà dell’800 il re Sri Gulab Sing non abbia permesso agli inglesi di insediarsi sulla terraferma, e così i coloni dovettero organizzare la loro vita galleggiando.

Oggi alcune sono alberghi, raggiungibili solo con la shikhara (la canoa). Dormivo in una di queste. Trascorrere i giorni sul lago mi ha regalato sensazioni che davvero faccio fatica a descrivere.

Una natura armonizzata in un coro perfetto. Uccelli maestosi sorvolano il lago silenziosi, mentre le donne raccolgono fiori di loto sulle loro canoe. La pace.

Il massimo però arriva la sera, sull’ora del tramonto, quando il muezzin (l’equivalente del prete per i cristiani) recita la preghiera dagli altoparlanti della moschea.

La sua voce si fonde con i colori che cambiano ed ecco che la potente magia di quel posto si manifesta più forte che mai.

È in momenti come questo che cade il velo che separa religione e spiritualità. Tutto diventa unica preghiera rivolta all’Universo. Solo un cuore di pietra potrebbe restare impassibile di fronte a tutta questa bellezza. Roba da cascare in ginocchioni.

Ma poi, in lontananza, ricominciavano le esplosioni. “Festeggiano matrimoni”, affermava il barcaiolo. Non avrei mai detto che in Kashmir ci si sposasse tanto spesso, ma non era il caso di starci a pensare.

C’erano soldati ovunque per le strade: presidiavano luoghi istituzionali e luoghi di culto e organizzavano posti di blocco.

Non c’è cosa più spaventosa di un esercito sgangherato come quello. Un malinteso, un banalissimo fraintendimento avrebbe potuto causare conseguenze difficili da gestire.

Ho sperimentato che il sorriso è un medicinale che allenta la tensione. Quelle facce tese, cupe e sospettose di ragazzi giovani catapultati lontano da casa, in un luogo ostile e pericoloso, ritrovavano la loro luce umana nel sorriso che rispondeva al mio.

Ringrazio Tiziano Terzani.

Didje Doo

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