Se io potessi ripetere l’esperienza di Dante Alighieri tra purgatorio e inferno, vorrei che mi accompagnasse non Virgilio, ma Walter Bonatti. Con lui sarei tranquillo anche tra le fiamme.

Non ricordo esattamente quando e come ho incontrato questo personaggio, ma ricordo perfettamente quella botta di vita, quella sensazione di aver trovato un essere umano veramente speciale, un individuo che raccoglie in sé la massima espressione delle virtù umane.

Ahimè, viviamo in un periodo piuttosto avvilente. La realtà che ci circonda, povera di stimoli positivi, tende a scoraggiare la crescita personale e son sicuro che parlare di persone come Bonatti può riaccendere, vivificare, portare nuova linfa vitale ai nostri sogni e desideri.

Walter Bonatti è stato un viaggiatore, esploratore, alpinista, scrittore. Un uomo di grande ispirazione per me e per chissà quante migliaia di persone in tutto il mondo.

Ha compiuto imprese alle quali probabilmente non crederei, se non fossi sicuro della sua onestà.

È prima di tutto un personaggio il cui destino lo ha guidato attraverso prove durissime, e le peggiori le ha passate per mano dei suoi compagni, non della natura selvaggia.
Bonatti è stato per molti anni accusato di aver tenuto un comportamento ignobile, meschino e criminale con i suoi compagni durante la storica ascensore del K2 nel 1954 (aveva solo 23 anni) quando poi, negli anni ottanta, fu dimostrato l’esatto contrario.

Rimango sempre sconcertato quando sento di gente che infanga il valore di qualcun altro per invidia e protagonismo.

Ci sono libri e documentari che raccontano nei dettagli questa vergognosa vicenda che però, una volta tanto, alla fine restituisce onore a chi davvero lo merita.

La sua vita fu profondamente influenzata da questa vicenda, ma invece di sviluppare depressione e isolamento, reagì trasformandola in un capolavoro di coraggio, lealtà e amore.

Se quest’estate non avete ancora trovato il libro da leggere sotto l’ombrellone, vi consiglio Walter Bonatti, e in un attimo sarete sulle gelide vette dell’Himalaya, o nel caldo torrido della savana passeggiando tra i leoni o a largo dell’Indonesia, faccia a faccia con il drago di Komodo.

Didje Doo

@RIPRODUZIONE RISERVATA