Portate il cuore nei luoghi dove andate.

Girare il mondo, visitare posti diversi da casa tua è prima di tutto una questione di rispetto. Si dovrebbe entrare in punta di piedi in casa di chi ci ospita, ma invece troppo spesso si spadroneggia perché noi con la nostra cultura e il nostro retaggio ci sentiamo superiori. Gli altri non hanno niente da fare se non imparare da noi.

Noi abbiamo inventato la medicina, le buone maniere, l’igiene e la buona cucina. Il resto è sottosviluppo.

Ho visto cose che mi hanno fatto male. Abitanti di piccoli villaggi travolti dal turismo di massa, gente semplice, odiarmi e allo stesso tempo aver bisogno di me per campare.

Mi chiedo spesso se “nell’era di Instagram” ci sia ancora posto per chi come me ha voglia di guardare negli occhi il taxista o il negoziante che grazie a Dio mi vende acqua filtrata, perché quella che beve lui mi manderebbe in diarrea nel giro di un’ora.

Scambiarsi una battuta, per farsi una risata insieme e ricordarsi che siamo fratelli. Esser riconoscente per il semplice fatto di trovarmi davanti a lui in quel momento.

Sagada è un villaggio nel cuore della Cordillera centrale situata nel nord ovest dell’isola di Luzon.

Ancora oggi bisogna farsi in quattro per arrivarci, perché l’unica via d’accesso è una lunga, tortuosa e tremendamente scoscesa strada di montagna.

Vi basti pensare che le isole Filippine sono state scoperte da Magellano nel 1521. Sagada è stata raggiunta dai missionari soltanto nell’anno 1900.

Il paesaggio è unico: foreste di pini (diversi dai nostri, ma pur sempre riconoscibili come pini) coprono i pendii delle morbide montagne, dalle quali improvvisamente svettano lame di roccia calcarea a squarciare il tappeto verde.

L’unicità di questa area è rappresentata dalla particolare usanza che il popolo Igorot ha (o aveva, perché in effetti sta scomparendo) di lasciar riposare i loro morti in bare appese a queste formazioni rocciose.

Alcune sono ben visibili, altre nascoste nel fitto della foresta. Tutta l’area circostante al villaggio è quindi terra sacra.

Oggi non è più possibile esplorare liberamente la zona (e tutto sommato è un bene).

Siamo costretti a ingaggiare una guida che per nostra fortuna è una ragazza giovane e profondamente legata alla cultura dei suoi antenati, e trova in noi pane per i suoi denti.

Con grande piacere accoglie la nostra richiesta di non soffermarsi sui siti più battuti dai turisti, che schiamazzano e si fanno selfie idioti con con le bare sullo sfondo.

Metto da parte tutta la mia capacità di mediare e di accogliere il diverso e mi domando: ma cosa ca..o ha in testa questa gente?

Mentre cerco una risposta lancio disperatamente un appello: Non siate come loro.

Fotografiamo, certo! Testimoniamo le nostre esperienze e raccontiamo coi nostri scatti storie che siano di ispirazione per qualcun altro.

Diversamente, è la nostra straordinaria natura umana che svanisce.

Didje Doo

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