Murras ai tempi del calcio giocato

TAVARNUZZE (IMPRUNETA) – Stavolta tocca a lui sul serio. Dopo due anni di apprendistato sulla panchina grigionera come “vice” a fianco di Andrea Serrau e Roberto Castorina, Diego Murras dal prossimo 24 agosto comincerà la sua prima stagione da allenatore del Lebowski.

Dopo una vita di battaglie e vittorie in campo (l’ultima, nel giorno dell’addio al calcio giocato, proprio a San Clemente per portare il CSL in Promozione), adesso è il momento di una nuova sfida.

“Ho già visto il calcio dalla prospettiva della panchina, insieme a Roberto e Andrea – spiega – ma adesso cambia tutto. Perché ora le responsabilità delle scelte saranno le mie, nel bene e nel male. È un bel modo di mettersi in discussione. Da calciatore hai un pensiero solo e a volte nemmeno quello. Da allenatore hai tanti pensieri in più, hai bisogno di programmare, di organizzare il lavoro, di tenere d’occhio i dettagli. In questo senso ho cercato di portarmi avanti. Ho voglia di lavorare per bene”.

Sarà un Lebowski nel segno della tradizione ma anche con alcune novità: “La squadra in sostanza è già fatta, a parte qualche ritocco nelle quote. Credo che il livello della rosa sia rimasto intatto. E adesso ci manca solo il rientro di Cubillos dopo l’operazione: Diego sta lavorando molto per rientrare il prima possibile. Sarà la nostra arma in più”.

Che Lebowski hai in mente?

“Mi piacerebbe una squadra che si facesse conoscere anche per il divertimento. Vorrei che provassimo a giocare la palla, che i nostri giocatori avessero sempre il coraggio di fare la giocata migliore. Però ci vorrà pazienza. È il mio primo anno da allenatore. Con Roberto hanno esordito in prima squadra ben otto Juniores: mi piacerebbe continuare anche nella strada della valorizzazione dei giovani”.

Come si lavora al “Nesi”?

“Io credo molto nella cultura del lavoro. Qui si è costruito un bello staff tecnico e abbiamo tutti molta voglia di far bene. Il bello di lavorare con il Lebowski è di far parte di un progetto, che tu sia in campo, in panchina o in tribuna. L’idea di avere una squadra integrata nel suo contesto che arriva fino ai tifosi”.

Qualche rimpianto per l’annata non finita?

“Un po’ sì. Eravamo lanciati. Dopo qualche errore nella prima parte, nella seconda stavamo facendo molto bene. Contro le prime avevamo vinto, avevamo lo scontro diretto da giocare. Peccato. Vorrà dire che ci riproveremo. Ho visto ragazzi che sono rimasti volentieri perché si sono fidati di me e della società: è un punto di partenza importante”.

Chi ti ha segnato di più tra gli allenatori che hai avuto?

Marco Brachi è quello che mi ha lanciato e mi ha trasmesso il suo fervore e la voglia di provarci. Riccardo Rocchini è quello che invece ha stravolto la mia idea di calcio, con la sua visione ampia e la sua capacità di coinvolgere tutti nel suo lavoro. Non credo che sia un caso se Matteo Innocenti a Grassina sta facendo così bene dopo aver lavorato a fianco di Riccardo. Poi devo tanto anche a Giovanni Tortelli a livello tecnico e umano”.

Vi aspetta una stagione molto diversa dal solito…

“Sarà un campionato diverso dal solito, ma vale per tutti. Mi preoccupa la ripartenza dopo tanti mesi di stop. Per questo sarà bene ripartire gradualmente senza uno “strappo” deciso come negli altri anni. Non sarà semplice, ma quando si torna a vivere il campo e il calcio vero è un segno bello. Ho e abbiamo tanta voglia di ricominciare. Stare lontani dal campo è stato pesante per tutti”.

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