SAN CASCIANO – Impresa stoppata dal Coronavirus. Non c’è stato niente da fare per la sancascianese Ketty Mannini e per il suo compagno, Michael Morzetta.

Da San Casciano alla Cina in bicicletta: questa l’impresa iniziata nell’ottobre 2019. Impresa che avevamo seguito con passione e attenzione.

?‍♀️?‍♂️ Ketty e Michael: da San Casciano (e San Miniato) fino in Cina. In bicicletta!

?‍♀️?‍♂️ Da San Casciano alla Cina in bicicletta: Ketty e Michael sono in Turchia. E il Coronavirus…

Ora sono a casa, rispettando la quarantena obbligatoria per chi torna dall’estero. E dalla quarantena è la stessa Ketty a raccontarci come si è chiusa questa avventura.

Ketty niente da fare allora, siete stati costretti a tornare a casa…

“Inizialmente la comparsa del Covid-19 non ha influito sul nostro percorso, confidavamo in suo ridimensionamento in tempi ragionevoli… ma siamo stati smentiti in fretta! L’ultima frontiera attraversata ci ha presentato le prime difficoltà, domande, sguardi sospettosi, termoscanner. Ma sapendo che il virus stava velocemente correndo in ogni Paese, abbiamo accolto la nuova prassi con responsabilità e coscienza. Cosa determina l’interruzione di un simile viaggio? Percepire paura e chiusura. Un binomio che nel giro di pochi giorni ci ha determinato l’impossibilità di proseguire”.

Come si è svolto il vostro viaggio da quando è iniziato a comparire sulle scene il Coronavirus?

“Nei primi momenti questo virus è stato, sia da parte nostra che degli incontri che facevamo, demonizzato e circoscritto in una zona di mondo “lontana”, che non potesse riguardarci.
Quando è arrivato in Italia i nostri incontri sono diventati interrogatori, nei quali purtroppo gli interrogati eravamo noi. Dovevamo essere bravi a mentire per conquistare la fiducia della gente e non alimentare la paura. La paura sì, è stata la nemica più grossa, la paura fa scaturire nell’uomo reazioni di difesa che nostro malgrado ci hanno fatto subire allontanamenti da ostelli, bar e, negli ultimi tempi, anche dai supermercati, rendendoci perfino la ricerca del cibo una vera e propria missione. Bollati dalla nostra nazionalità come untori, la paura è riuscita a penetrare anche in noi, noi che nei mesi precedenti avevamo cancellato qualsiasi tipo di remora per godere di una delle parti più belle del viaggio: la conoscenza e il piacere di condividere. Adesso dobbiamo chiuderci in noi stessi, mentire e mentirci che questo viaggio non possa essere finito così, ma che questo brutto momento passerà e presto ripenseremo a questo come a una brutta parentesi. Purtroppo però ancor prima di iniziare a farci forza, le notizie di altri viaggiatori che come noi sono in altre parti del mondo lasciano poco spazio alla felicità anzi, danno il colpo finale”.

Quando siete stati costretti a fermarvi?

“Quando le misure restrittive applicate in Italia arrivano anche in Georgia, tutte le frontiere via terra dei Paesi del mondo stanno chiudendo o hanno già chiuso, incanalando così le nostre idee nell’unica cosa da fare, rientrare”.

Come siete tornati a casa? Dove siete in questo momento?

“A decisione presa abbiamo visto il nostro volo di rientro cancellato, così siamo rimasti in attesa e in contatto con l’ambasciata per attendere una nuova possibilità. Siamo tornati con un volo da Tblisi a Londra, da lì abbiamo preso un altro volo Londra-Roma, per poi metterci in quarantena, potendo fortunatamente usufruire di un magazzino lontano dalle famiglie, affinché la quarantena possa essere effettivamente isolata”.

Cosa vi ha insegnato tutta questa vicenda? Rimane la voglia di riprovarci in futuro?

“L’antropocentrismo ha portato l’uomo a pensare di essere al centro dell’universo, tutto ciò che è stato creato è lì per lui e per i suoi bisogni. In questa pandemia siamo tornati a considerare quanto sia fragile l’esistenza, che viene dominata da eventi e circostanze a noi sconosciuti. Per questo dovremmo sentirci ancor più grati per ciò che abbiamo, e che la materialità di cui ci siamo vestiti debba fare spazio ad un benessere psicofisico più vero, che si basa su una vita più semplice nel rispetto della natura e dell’ecosistema in cui viviamo. Certo che ci riproveremo! Il viaggio è solamente interrotto, ripartiremo da dove l’abbiamo lasciato, anche se nel frattempo ha preso forma il desiderio di riscoprire l’Italia, il nostro Paese, attraversando per 7.000 km tutto lo stivale con il lento rumore dei passi, percorrendo il Sentiero Italia, per rivalorizzare cultura, paesaggi, natura e tradizioni che ci appartengono, con il desiderio di veder risplendere una nuova luce dopo questi momenti difficili. Non appena sarà possibile!”.

Matteo Pucci

@RIPRODUZIONE RISERVATA