TAVARNELLE – Chi lo conosce dice che si sveglia pensando al calcio e va a dormire pensando al calcio. In mezzo, durante la giornata, c’è… il calcio.

Il nuovo direttore generale del San Donato Tavarnelle, Massimo Manganelli, si è insediato da un paio di settimane.

E’ tornato in Chianti dove ha vissuto ben sette anni di storia sportiva. Il suo ritorno, insieme a quello di Massimo Fusci in panchina, sono le carte che si gioca la società del presidente Andrea Bacci.

Per dare continuità a una stagione come quella appena conclusa che, dopo l’arrivo di mister Roberto Malotti, è decollata. Fino alla storica finale di Coppa Italia.

Manganelli, i motivi di questo ritorno…

“Gli ultimi cinque anni li ho passati a Rignano sull’Arno, dove mi sono trovato molto bene ottenendo risultati all’inizio neanche immaginabili. Un campionato vinto, la salvezza senza play out. Quest’anno 38 punti non sono bastati, ma abbiamo fatto comunque una grande stagione. San Donato l’ho nel cuore, la mia infanzia l’ho passata qua. Dopo esserci stato sette anni mi hanno ricercato, vuol dire che qualcosa di positivo l’ho lasciato. Penso che questa sia una società, a livello dilettantistico, fra le prime 4-5 in Toscana, che permette di fare calcio di buon livello. Parecchie persone le conosco, loro conoscono me: si può giocare a carte scoperte”.

L’ha trovata cambiata la realtà gialloblù?

“Molto cambiata. Io c’ero ai tempi della fusione fra San Donato e Tavarnelle. È migliorata sotto tutti i punti di vista: impianti, forza societaria, settore giovanile. Che è determinante”.

Ambizioni e obiettivi: visto lo scorso anno si può alzare l’asticella rispetto a una “semplice” salvezza?

“Io penso che qui ci sia un organico di prim’ordine. Sono venuto cosciente di quello. E del fatto che qualcosa di meglio si possa provare a farlo. Il calcio non è scienza, ma dobbiamo provare a migliorare. Del resto i ragazzi si conoscono meglio adesso, hanno già una stagione alle spalle fatta insieme. In cui si sono anche resi conto della loro forza”.

Domanda che non possiamo non fare: chi rimane e chi va?

“In questa fase ho parlato con tutti per conoscersi bene. Ora entro nella seconda fase, ovvero concludere per il prossimo anno. Con qualcuno ci ho già parlato con altri devo parlare. Il grosso rimarrà, non escludendo un paio di inserimenti fuori quota. Sul parco quote c’è da aggiungere i ragazzi del 2000, saranno tre o quattro. Posso fare due nomi con cui abbiamo già trovato l’accordo: Matteo Caciagli e Francesco Colombini restano. Questo lo posso dire. La rosa verrà impostata su venti giocatori, dieci fuori quota e dieci in quota. Visto che vogliamo partire con un giovane in porta vogliamo trovare il profilo giusto. E siamo orientati verso un ’99-2000″.

Ha provato a convincere Malotti a rimanere?

“Io con Roberto non ho provato. Quando sono arrivato la decisione l’aveva già presa. È persona che conosco e ha la mia stima. Ci siamo confrontati sulle difficoltà e le cose positive dell’annata. Ma non sulla possibilità che rimanesse: aveva già deciso”.

Ci racconti il profilo di Fusci e quale pensa sia il suo valore aggiunto. Si era parlato di Guarducci o addirittura di Indiani, Carobbi…

“Niente di particolare da svelare. C’era una rosa di allenatori. Fusci e Guarducci non erano gli unici nomi. Indiani? Era un pour parler. Fusci ci sembra l’allenatore giusto per questa rosa. Che, lo ripeto, è di primo ordine. Anche i ragazzi che lo scorso anno sono stati impiegati meno, altrove sarebbero titolari fissi. Non vado oltre perché io sono un presenzialista, sono sempre agli allenamenti, considero la conoscenza completa di un allenatore e un giocatore dopo che ha calpestato un po’ di erba… insieme a loro”.

Chiudiamo con il settore giovanile: come si sta muovendo?

“Sono qui da poco più di quindici giorni, le mie priorità sono rivolte alla prima squadra, ma tengo moltissimo al settore giovanile, che è parte integrante della società. Lì c’è una persona importante come Leonardo Massai, che è stato anche un mio giocatore. Mi ha meravigliato ritrovarlo in questa veste soprendone competenza, presenza, un ragazzo eccezionale. Ha tutto lo spazio che gli serve: ovviamente tutti i movimenti in entrata e uscita li vorrò conoscere. Poi seguirò le squadre.  Anche lì va calpestata… un po’ di erba insieme”.

Matteo Pucci

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