SAN CASCIANO – Enrico Guarducci, classe 1975, si avvicina al calcio giocato all’età di 7 anni, esattamente nel Settembre del 1982.

“L’Italia – racconta Guarducci – aveva da poco trionfato nel Mondiale in Spagna e quindi sulla scia dei miti di Zoff, Antognoni, Conti, Rossi e compagni, non potevo non essere spinto dal desiderio di iniziare a giocare a calcio”.

Una carriera quella di Enrico, detto “Ghigo”, trascorsa interamente (o quasi, ad eccezione infatti di una sola stagione) con i colori giallo-verdi stampati addosso.

OGGI – Enrico Guarducci dietro la scrivania

Per ben 23 anni, lo stadio di viale Garibaldi, sarà infatti una vera e propria seconda casa per Enrico, il quale avrà anche l’onore di indossare la fascia da capitano.

“Nel corso della Scuola Calcio – ricorda Guarducci – i miei istruttori erano soliti piazzarmi in difesa. Sono stati poi i Mister Paliotto e Mancini, durante il settore giovanile, ad adattarmi a centrocampo come mezzala o addirittura ala”.

La svolta nella carriera di Guarducci giunge nella stagione ’91-’92, appena sbarcato nella categoria Under 18 (oggi denominata Juniores) sotto gli ordini di Mister Panchetti.

A stagione in corso infatti accade l’impensabile: viene esonerato Nocciolini dalla Prima Squadra (all’epoca militante in Promozione) e la compagine gialloverde viene affidata a Panchetti.

Panchetti decide fin da subito di aggregare alla Prima Squadra il giovane Enrico, che farà quindi il suo esordio in Promozione nella trasferta di Cavriglia ad appena 17 anni.

Nei suoi primi anni di Prima Squadra Guarducci avrà l’onore anche di indossare per la prima volta la fascia da capitano.

“Era la stagione ’92-’93 – ricorda Ghigo – ed in assenza di capitan Chellini, Mister Panchetti decise di affidarmi per quell’occasione la fascia. Indossarla fu per me un onore indescrivibile, anche perché ero ancora molto giovane e per questo ne fui ancora più orgoglioso”.

Dalla stagione ’95-’96, con l’arrivo di Mister Bellocci, Enrico diviene stabilmente il capitano della Prima Squadra gialloverde e viene arretrato nel ruolo di difensore centrale.

CON UNA FIGURA STORICA DELLA SANCASCIANESE – Ghigo e Carlo Brogioni

“In realtà – ci confida Guarducci – avrei preferito continuare a giocare a centrocampo, perché amavo toccare molte volte la palla nel corso della partita. Col senno di poi però devo riconoscere che ero molto più adatto a giocare in difesa. Le mie qualità erano superiori in fase di rottura piuttosto che di impostazione”.

Tra le tante stagioni trascorse con indosso la maglia della Sancascianese, Enrico ricorda con particolare entusiasmo la stagione 1999-2000, anno in cui riuscì ad aggiudicarsi la vittoria del campionato di Prima Categoria, sotto la guida di quello che Guarducci stesso definirà il migliore allenatore che abbia mai avuto: Mister Carubia.

“La stagione precedente (1998-1999) – ricorda Guarducci – fu un’annata particolare. All’arrivo di Mister Carubia avevamo solo 8 punti ed occupavamo l’ultimo posto della classifica al termine del girone di andata. Fummo però poi protagonisti di un girone di ritorno semplicemente fantastico, che ci consentì di salvarci senza passare neanche dai fastidiosi spareggi”.

Nell’estate del 1999 inoltre la società cede quello che era stato il suo capocannoniere nell’’anno appena concluso: bomber Conti.

I presupposti per iniziare la nuova stagione non sembravano quindi essere affatto dei migliori. Furono però aggregati alla squadra giovani quote dotate di straordinario talento come Lami, Bui, Matteucci, Faggioli e Silvestri.

Questi nuovi innesti, insieme all’ingaggio del grandissimo portiere Bigalli, si dimostrarono fondamentali per il gioco di Mister Carubia.

La Sancascianese disputerà quindi un campionato al di sopra di tutte le aspettative, contro squadre che almeno in partenza, sembravano sicuramente più attrezzate e preparate dei gialloverdi.

“La vittoria di quel campionato non fu certamente dovuta alla fortuna – dice – eravamo semplicemente i più forti: un connubio perfetto tra un grande allenatore ed un gruppo unito di fortissimi calciatori”.

Per Guarducci l’immagine simbolo di quella sensazionale vittoria resta la partita vinta per 2-0 sul campo del Comeana.

“Non appena segnammo il gol del raddoppio – sorride ricordando – mi voltai verso la rete, in direzione del nostro Direttore Sportivo Silvano Raspollini. Lo guardai. Non esultava. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, incredulo dello straordinario percorso che stavamo compiendo”.

Tra le tante scivolate e i diversi contrasti effettuati da Guarducci nel corso della sua pluriennale carriera, vi è anche qualche piccola soddisfazione che Enrico è riuscito a togliersi in fase realizzativa.

Tuttavia il ricordo più bello di Enrico nelle vesti di “attaccante” non è ricollegato ad un gol, bensì ad uno strepitoso assist giunto all’ultimo respiro della gara di ritorno del Playout di Promozione disputato in casa contro il Pitigliano.

Il match di andata era terminato in perfetta parità sul risultato di 0-0. Quello stesso risultato che sembrava non volersi sbloccare neanche al termine dei minuti di recupero della gara di ritorno.

Un altro pareggio però, avrebbe condannato la Sancascianese, reduce dal peggior piazzamento in campionato rispetto ai suoi diretti avversari.

E quello di Enrico più che un ricordo è una telecronaca a distanza di anni: “Erano gli istanti finali di una gara tiratissima. In poche occasioni avevo visto così tanta gente sugli spalti di San Casciano e inutile dirvelo, l’insoddisfazione generale per quel risultato iniziava a farsi sentire. Ad un tratto però mi involai verso uno dei difensori del Pitigliano, che stava proteggendo la palla in vista di conquistare un’ambita rimessa dal fondo che avrebbe in pratica sancito il fischio finale e la loro salvezza. Fui abile però a fargli balzare addosso il pallone e, tra le proteste degli avversari, agguantai subito la palla andando a calciare uno dei calci d’angolo più rapidi della storia del calcio. Misi in mezzo la classica palla della disperazione, che però riuscì ad innescare la testa del vispo Ermini. 1-0 e fischio finale. Quello è stato senz’altro uno dei momenti più emozionanti della mia carriera. San Casciano era diventata una bolgia. Qualcosa di unico, qualcosa di incredibile, come il seguente bagno nella Fontana del Piazzone assieme allo staff ed ai nostri tifosi”.

Il calcio però, oltre alle sue innumerevoli emozioni ricollegate al campo, regala ad Enrico anche uno splendido legame di amicizia. Quello con il suo grande compagno di squadra Jacopo Silei, soprannominato “La Luce”.

Fin dall’Under 18 i due condividono le più grandi vittorie e le peggiori sconfitte sempre assieme, l’uno affianco all’altro.

“Eravamo molto legati sia dentro che fuori dal campo – spiega “Ghigo” – ed ancora oggi lo considero uno tra i miei migliori amici. Entrambi pretendevamo moltissimo l’uno dall’altro, consci delle nostre potenzialità non mollavamo mai di un centimetro e ci spronavamo sempre a vicenda. Insieme abbiamo condiviso 12 anni di carriera, fu poi per me un duro colpo vederlo passare al Firenze Ovest nell’estate del 2003”.

Poco tempo più tardi però i due si ritrovano in campo come avversari, in una sfida ad eliminazione diretta di Coppa Toscana.

“Ricordo che stavo marcando Jacopo fino a quando fu lanciato in porta da uno dei suoi compagni – dice guardando a ritroso – La palla stava rimbalzando dentro l’area di rigore. A divedere Jacopo dalla porta c’ero solo io. Nessuno meglio di me conosceva le sue finte. Sapevo che sarebbe rientrato sul destro, il suo piede preferito. In allenamento a San Casciano faceva sempre quella finta, ma stavolta no. Inaspettatamente se ne andò sul sinistro, segnando ed eliminandoci dalla coppa”.

Quella sarà una delle poche occasioni in cui i due si fronteggeranno da avversari. Enrico infatti, nella stagione 2005-2006 lascerà San Casciano per trasferirsi al Firenze Ovest, per quella che sarà la sua ultima stagione.

“Lasciare San Casciano fu dura – conclude Enrico – ma lavorando ed essendomi trasferito da poco a Firenze con mia moglie, quella era una soluzione molto più comoda per me e la mia famiglia. Poi il resto lo fece Jacopo, che riuscì a convincermi”.

Duccio Becattini

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