Lo scrivo da qui. Dal nostro quotidiano sportivo che (giustamente) oggi non vivrà la solita domenica. Con tutto lo sport dilettantistico fermo.
Ma mentre medici e infermieri si trovano in trincea (sì, così la si deve chiamare) a combattere contro un virus che sta piegando le ginocchia al Paese, siamo ancora qui a discutere sulla Serie A.
Ci sono campionati professionistici, come quello della A1 di pallavolo, che hanno capito e hanno stoppato.
Ma il segnale più grande, è inutile negarlo, dovrebbe arrivare dal massimo campionato di calcio (e a seguire di Serie B e compagnia danzante).
Stop. Senza se e senza ma. Anche per sicurezza delle persone che vi lavorano (oltre ai calciatori altre centinaia e centinaia).
Giocare sarebbe addirittura peggio di quel 29 maggio 1985, quando si decise di far disputare la finale di Coppa dei Campioni fra Liverpool e Juventus. Almeno lì c’era una parvenza di giustificazione (l’ordine pubblico).
La tesi del momento, ovvero che “giocano a porte chiuse così sarà una distrazione per le persone a casa”, è roba che non mi va neanche di commentare.
Leggetevi un libro. Guardatevi un film. Fate (con tutti i criteri di sicurezza) una passeggiata se potete.
Stoppate tutto. Subito.
E se proprio la si vuol vedere in termini sportivi, non c’è neanche più senso dal punto di vista agonistico. Ormai è andata così. Ce ne faremo tutti una ragione.
Da tifoso interista quale sono, posso infine dire che vedere quasi 500 tifosi nerazzurri accalcati ieri a Milano, proprio a Milano, mentre partiva il pullman della squadra ha dato quel tocco finale di surrealtà. E di tristezza
Stoppate tutto. Subito.
Matteo Pucci
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