Non mi piacciono le maglie con i numeri fissi nelle categorie diverse da quelle professionistiche.

Le trovo un controsenso, inutili. Rendono difficile anche seguire le partite per chi, come noi, si trova a fare poi cronache e pagelle. Lo scorso anno, dalle nostre parti, le aveva solo il San Donato Tavarnelle in Serie D: quest’anno per fortuna è tornato alla numerazione “dall’uno all’undici”.

Però capita che a volte, rarissime volte, tutto ciò si risolva in una sorta di tempesta perfetta. In positivo. E ti rallegri la giornata.

E’ accaduto domenica scorsa, sul campo della Sancascianese: quinto minuto, i gialloverdi di casa hanno appena segnato l’1-0 grazie a una strepitosa rete di Collacchioni.

Purtroppo il 10 del Castellina Scalo, Masone, chiede il cambio. Infortunato: al suo posto entra… entra… aspetta che non distinguo il numero.

A un certo punto l’illuminazione. Ma quello, ma quello… è un 1+8. Da interista (ebbene sì, lo confesso) la memoria corre indietro di anni e anni.

A quando il calcio, anche in Serie A, era un po’ diverso. A quando in maglia nerazzurra c’erano Ivan “El Terible” Zamorano e Yuri Djorkaeff. A quando arrivò Il Fenomeno, il Ronaldo vero, Luiz Nazario Da Lima (altro che CR7). E chiese (pretese) il 9.

Quel 9 che era sulle spalle di Ivan El Terible. Che all’inizio storse un po’ la bocca. Il primo anno tenne botta, e Ronaldo giocò con un (peraltro mitico) 10 sulle spalle.

Poi, con quella sua faccia da Indio che ne ha viste tante, si inventò un 1+8 che fece sorridere, che fece capire quanto, anche da professionisti strapagati, un po’ si rimanga bambini.

Ecco, quell’1+8 sulle spalle di Virto del Castellina Scalo (centravanti un po’ pesante ma che comunque ha messo dentro anche il provvisorio 2-2) ci fa capire che, in fondo, il calcio è davvero solo un gioco. Figuriamoci in Seconda categoria… .

Avanti Virto, 1+8 castellinese: da domenica hai un tifoso in più!

Matteo Pucci

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