SAN PANCRAZIO (SAN CASCIANO) – Ci sono personaggi che rappresentano il sale del calcio. Persone che incarnano lo spirito popolare di questo sport, troppo spesso ormai iper professionalizzato.

Negli Amatori del San Pancrazio/Lucignano uno di questi personaggi è il mister, Simone Masti, vera colonna portante della squadra: 34 anni di “servizio” alle spalle e una sola grande passione: il calcio.

Esordisce così, mentre ci racconta un po’ la sua storia: “Io di passioni ne ho avuta solo una in 67 anni di vita: il calcio. E a quella ho dedicato la vita!”.

Ma partiamo dall’inizio, com’è nato il calcio a San Pancrazio?

“Il calcio a San Pancrazio è stato un po’ l’inizio per ricongiungere i due paesi: tra San Pancrazio e Lucignano infatti c’è sempre stato un forte campanilismo, non ci si poteva sopportare molto. La passione per il pallone però ci ha spinto ad unire le forze per realizzare il campo sportivo”.

Realizzare che va letto nel vero… senso della parola.

“Realizzare davvero, a mani nude: con picconi e tanto sudore! Eravamo dei bambini e noi, insieme a quelli della generazione più grande, ci siamo dati un gran da fare a realizzare questo posto. Prima c’erano i filari di vite, il prete di allora alla fine ci regalò il campo per sfinimento, non ne poteva più di sentirci giocare tutte le sere davanti la chiesa”.

I primi tempi…

“All’inizio non eravamo molto strutturati, andavamo a giocare le partite con le squadre della zona. Io poi, che avevo proprio la passione, per anni sono andato a giocare in squadre più serie, di categoria. Fino a che sono arrivato a Montagnana, dove giocava mio fratello, e lì ho fatto la mia prima esperienza da allenatore per un anno e mezzo”.

E quando è nata la prima squadra ufficiale dal San Pancrazio/Lucignano?

“Nel 1987 diciamo che ci siamo “ufficializzati”. Ma per il campanilismo che ancora c’era in pochi credevano che sarebbe durata. E invece, lo dico sempre, il calcio e la società sportiva hanno fatto bene anche per questo: certo non avrei mai pensato che durasse così tanto, ma è stata una vittoria su tanti fronti”.

Supporti?

“Abbiamo iniziato con l’aiuto di qualche realtà locale come supporto per comprare le prime divise “serie”, che sono sempre state bianco verdi. Poi, dopo poco, abbiamo creato la società sportiva e la “Festa della Brioche con il gelato artigianale” è diventata la nostra fonte di sostentamento ufficiale, per mantenere le spese del campo sportivo e della squadra”.

Come definirebbe la squadra del San Pancrazio?

“Da noi hanno sempre giocato tutti, anche chi di calcio non ci ha mai capito molto! Negli anni non abbiamo mai mandato via nessuno e la cosa bella è che c’è sempre stato un gruppo eterogeneo, con età diverse, provenienze diverse. Ma sempre di persone della zona, o legate a questi posti”.

Il San Pancrazio/Lucignano ha avuto anche una squadra femminile, allenava anche quella?

“Sì, ma è stato proprio un caso, diciamo che mi ci sono ritrovato. All’inizio infatti le ragazze le seguivano altri, era una cosa nata perché a Montagnana c’era un gruppetto di donne che giocava, ma senza una squadra ufficiale e una società sportiva. Ci chiesero se potevano venire con noi. Da lì poi si unirono anche altre ragazze del paese e iniziarono a fare i tornei di calcio a 5. Poi i primi allenatori lasciarono: ma squadra era fatta di tutte ragazze giovanissime, di 15/16 anni, tutte della zona: mi sembrava da “grulli” togliere a loro la possibilità di portare avanti questa passione. Ecco che mi proposi come allenator. Così abbiamo giocato fino a pochi anni fa, quando io non ce la facevo più a portare avanti anche questo impegno. E ho unito il gruppo rimasto alla squadra femminile della Sancascianese, che stava nascendo”.

Quali sono gli episodi più belli di questi anni?

“Le vittorie allo stadio Castellani di Empoli e poi a Montelupo sono due esperienze che non scorderò mai. Non solo per la vittoria, ma soprattutto per l’emozione e la gioia che si respirava nell’aria. Gli spalti erano pieni di gente del paese, dai vecchi ai bambini… striscioni, cori da stadio, come fosse una partita di serie A. Perché per me il San Pancrazio è sempre stata la serie A: certo, se vince la Fiorentina sono contento, ma se vince il San Pancrazio la soddisfazione è troppo più grande! E questa è una cosa che ho sempre detto ai miei ragazzi: la serie A siamo noi, non può essere una scusa saltare gli allenamenti se gioca la Fiorentina. Poi di episodi in campo, durante le partite, ne potrei scrivere un libro… siamo di paese, siamo folkloristici”.

Quest’anno a allenare però non c’è lei Masti, giusto? Ha attaccato il fischietto al chiodo?

“No, quello penso che non lo farò mai! Però sì, erano ormai 5 o 6 anni che volevo rallentare, non avere l’impegno che ho sempre avuto. A 67 anni uno ha anche voglia di cenare a un’ora decente. Poi il Covid e un anno fermi aveva demotivato anche la squadra: ci voleva un po’ di cambiamento. Per questo ho sentito Mirko e Daniel, gente del posto che conosco, ho cresciuto e di cui mi fido. Le partite poi non ne salto una, patisco come prima, però non mi intrometto in nessuna delle loro decisioni, è giusto così. Mi occupo degli aspetti organizzativi e ci sono sempre, per qualsiasi cosa, ma con meno impegno di prima”.

Di questi 34 anni di carriera come mister cos’è che la rende più orgoglioso?

“Sicuramente il rapporto che ho sempre avuto con i ragazzi e le ragazze: per me tutti sono sempre stati come figlioli, e spesso mi hanno cercato come confidente per raccontarmi faccende private e chiedermi consiglio. Questo mi ha sempre riempito di orgoglio. Poi mi emoziona molto pensare di aver allenato due generazioni. Una passione tramandata di padre in figlio, che io ho visto su campo e che ho aiutato, nel mio piccolo, a portare avanti. Insomma, di questi 34 anni rifarei proprio tutto, perché amo il pallone, amo lo spirito di squadra e l’aver contribuito a creare un qualcosa per tenere insieme la gente del paese”.

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