Dusan Vlahovic è un ragazzo di 20 anni, di buon talento e di scarsa tenuta mentale come la stragrande maggioranza dei ragazzi di 20 anni di buon talento.

Il suo problema più grande è la squadra dove gioca.

Una squadra in cui tutti fanno fatica a crescere, a meno che non abbiano un talento fuori dal comune (salvo poi comunque aver problemi lo stesso a fare ulteriori “step” di crescita).

Evito di addentrarmi sul discorso giovanili, su come sono state gestite in questi anni, sulla modalità di crescita dei ragazzi poi regolarmente scavalcati dall’acquisto di turno che doveva generare interessi e plusvalenze varie.

Vlahovic per fortuna non è uno dei tanti, Vlahovic è bravo. Ma come dicevo, non ha la giusta mentalità. Non appena trova un allenatore con un po’ più grinta degli altri, che pretenda di più, che lo sproni di più, lui si pianta.

Ieri l’ennesimo episodio di una carriera ancora tutta da scrivere.

Siamo al terzo anno a Firenze, non abbiamo ancora avuto né il coraggio né l’intelligenza di mandarlo in prestito, non abbiamo pensato per lui alcun percorso di sviluppo, niente. Eppure i suoi cali di tensione li conosciamo, oramai.

Il primo anno fece una decina di inutili apparizioni che quasi ci condannavano alla Serie B.

Lo scorso anno invece in 34 presenze (media minuti giocati superiore a 50 minuti, quindi molte da titolare) ha trovato 8 reti. Ma ben 3 doppiette. Quindi ha segnato in sole 5 partite su 34.

Una doppietta contro il Monza in Coppa Italia, una doppietta a Cagliari sotto 5-0, una doppietta a Genova prima del lockdown in una gara particolare vinta 5-1, poi un jolly pescato al 93’ contro l’Inter (fendente clamoroso da 25 metri) e una bella rete contro il Napoli. In casa quindi, escludendo la Coppa Italia e la botta contro l’Inter, non ha quasi mai inciso.

A Dusan basta poco per sbocciare, ma basta pochissimo anche per perdersi. Questa piazza, non è quella giusta in questo momento.

La Fiorentina si trova con 3 attaccanti che per motivi diversi non vanno bene e non possiamo riversare tutte le nostre frustrazioni su di lui, sebbene la responsabilità di questa amara sconfitta milanese siano sue in gran parte, ahimè.

L’ultimo attaccante vero che abbiamo avuto è stato Giuseppe Rossi, per soli 4 mesi. Poi una serie di equivoci, Kalinic e Simeone in primis, che per nostra fortuna hanno anche funzionato per qualche misero periodo. Ma non oltre.

Ma al di là dello stadio, del centro sportivo, delle mosse bizzose e politiche del sindaco, della grande partita che abbiamo giocato contro la squadra favorita per lo scudetto… .

Sarà il caso di invertire la tendenza e trovarlo questo attaccante? Oppure vogliamo far perdere un altro anno ad un ragazzo come Dusan che ne ha già persi due?

Oppure aspettiamo che un esterno di 22 anni che si è appena operato ai legamenti si trasformi in un bomber o addirittura che un grintoso 22 enne da 19 gol in Serie A in tutta la carriera ne trovi 15 in un solo anno?

A proposito. Scelta dura, ma dopo quell’errore un allenatore concreto sostituiva subito lo stesso Vlahovic e non Ribéry.

I punti quando sono fatti vanno portati a casa, Beppe.

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