Claudio Menghetti, presidente del San Polo

SAN POLO (GREVE IN CHIANTI) – Altra società calcistica ferma in questo momento particolare è l’ACD San Polo. Ne abbiamo parlato con il presidente Claudio Menghetti, con il quale vogliamo fare il quadro della situazione in “terra sanpolese”.

“Ciò che sta succedendo nessuno poteva prevederlo – inizia Menghetti – la società ha aderito fin da subito alle richieste dello Stato; non eravamo sicuri di poter garantire le distanze di sicurezza necessarie e quindi temevamo di mettere in pericolo la salute dei nostri atleti. Abbiamo così preferito fermare subito qualunque attività agonistica”.

“La ripresa dei campionati la vedo improbabile – ci dice – non capisco quando potremmo ricominciare per non finire ad agosto inoltrato, in più ci sono delle squadre che devono recuperare delle partite. E’ davvero impossibile riprendere il campionato per finirlo in tempi accettabili”.

“La Federazione sta aspettando le disposizioni governative – ci spiega ancora – nel frattempo cerca di organizzare entrambi gli scenari possibili; la ripresa del campionato e la sua conclusione anticipata, in questo caso deve gestire le promozioni e le retrocessioni”.

“Dal punto di vista economico – ammette il presidente – siamo in forte difficoltà, ad agosto dovremmo iniziare a pagare per la nuova stagione, ma noi al momento non abbiamo i soldi necessari. Questa quarantena arriva nel periodo dove solitamente si organizzano delle attività sociali, come cene e tornei al momento vietati, per incassare una parte di quei fondi necessari alla sopravvivenza della società”.

“In aggiunta – rimarca – solitamente riceviamo un aiuto sotto forma di sponsorizzazione da delle aziende del posto, ma quest’anno come facciamo a chiedere a chi non ha fatturato per mesi? Io so cosa significa, sono nella stessa situazione e di conseguenza non andrò a batter cassa in nessuna azienda”.

“Poi c’è il Comune – dice ancora – che ci ha sempre aiutati con un contributo per abbattere i costi delle utenze; ma sicuramente ci sono tante situazioni inaspettate sulle quali dovranno intervenire, ci sono persone in difficoltà ed aziende che rischiano la chiusura; probabilmente lo sport passerà in secondo piano”.

“Questa situazione mi ha fatto pensare molto ed ho fatto una riflessione – dalle parole del presidente si percepisce che non è una questione facile da affrontare – chi gioca a questi livelli può tranquillamente fare a meno del piccolo rimborso spesa per la benzina o per i punti fatti. Solo nel calcio, anche le società piccole come la nostra, dopo aver pagato la visita medico sportiva agli atleti, avergli fornito tutto il vestiario necessario gratuitamente, pagano anche un piccolo rimborso spesa. Io come presidente, dalla prossima stagione continuerò a non far pagare niente ad i miei atleti, ma non darò più altro ad i miei atleti. Ho giocato fino a 56 anni a calcio e non ho mai preteso niente, in cambio ho avuto la fortuna di poter fare lo sport che preferivo, di divertirmi con gli amici e di imparare molto”.

“Sinceramente mi aspetterei un aiuto – conclude – non dal Comune che ha altro a cui pensare, ma dal Coni o dalla Figc. Se è vero che per loro è importante l’esistenza di società come la nostra, che fanno tanto servizio sociale sul territorio, perché aiutano i ragazzi ad accedere a quei principi civici quali l’impegno, il gioco di squadra, il rispetto delle regole; che pagano le iscrizioni ai campionati ed i tesseramenti, bene allora è arrivato il momento di aiutarci, perché altrimenti tante società non riusciranno a ripartire. Mi auguro che questa crisi sanitaria finisca presto e si possa tornare alla normalità il prima possibile. Spero anche che si riparta con maggior consapevolezza, verso il valore dello sport e della comunità”.

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