La scelta di andarsi ad affidare a professionisti che c’erano già o che c’erano già stati la capivo e la reputavo molto intelligente.

Commisso è un uomo umile di grande lungimiranza. Ha la fisiognomica del guascone, ma lo è solo ai microfoni.

È stata la sua umiltà a fargli scegliere (o confermare) Montella, Pradè e Vergine.

Come se io fossi americano e d’improvviso mi ritrovassi presidente del consiglio e dovessi decidere il nuovo ministro per le infrastrutture. E colto di sorpresa, mi affidassi a Toninelli.

Rocco si è affidato a ben “tre Toninelli” diversi che stanno – ognuno nel proprio ambito – dando un senso a questa stagione che si profilava come una mero periodo di transizione: a breve saremo in piena lotta per la salvezza.

L’allenatore non ha più niente da dare a questo sport.

Purtroppo non stiamo parlando solo di un uomo in semplice difficoltà tecnica, stiamo parlando di un allenatore al capolinea.

La famosa “quadra” che aveva trovato così presto è oramai saltata da almeno un mese e mezzo e non c’è neppure l’ombra di un rimedio.

Non prova né trova più alcuna alternativa ad un sistema di gioco oramai molto prevedibile, a malapena riusciamo a tirare in porta a prescindere dall’avversario. Non si creano occasioni.

Sarebbe interessante capire il motivo per il quale Corvino gli fece firmare (su precisa dettatura di Diego Della Valle) un ricchissimo triennale. Contratto triennale che non era mai stato offerto a nessun nuovo allenatore nelle precedenti stagioni, mai.

Visto come si lasciarono Diego e Vincenzo, una mossa che fece storcere profondamente il naso e che meriterebbe un’analisi e uno studio molto approfondito.

Da quando abbiamo iniziato questo campionato non l’ho mai attaccato troppo, nonostante per me risulti essere di un’antipatia rara e nonostante il suo comportamento dell’esperienza precedente, al limite del licenziamento per giusta causa.

Non ho mai ecceduto nei suoi confronti perché questa è una Fiorentina che è stata ideata e pensata molto male dal direttore Pradè.

Dopo gli acquisti ottimi di Lirola e Pulgar arrivati nei primissimi momenti dal suo insediamento, Pradè si è impantanato dietro a individui costosissimi e inutili (De Paul e Suso in primis), fallendone (per fortuna) gli acquisti e senza alcuna alternativa.

Per non parlare dell’attacco, messo in mano a due ragazzi (uno serbo e l’altro brasiliano) che per motivi diversi non hanno alcun peso nel breve periodo in un campionato complesso come il nostro.

Da non dimenticare affatto la conferma di Vergine come responsabile delle giovanili, ruolo delicatissimo.

Uno dei migliori amici di Corvino dai tempi del militare se non erro. Per descriverlo bene basti riportare una delle sue ultime interviste, fatta poco dopo la vittoria della Coppa Italia Primavera: “Abbiamo vinto questo trofeo grazie alla grande attenzione del nostro presidente Cognigni e del dg Corvino, al quale abbiamo regalato il tredicesimo titolo a livello giovanile”.

Le ha dette a fine aprile di quest’anno, eh. Roba da Corea del Nord.

Sono giorni che un amico mi massacra con una bella idea. Il nostro responsabile per le giovanili perfetto è libero e abita qua da noi a Firenze: si chiama Prandelli.

Avanti Rocco. La vita ci pone davanti delle scelte continuamente. Tu che nella vita ne hai sbagliate pochissime adesso cambia direzione.

Perché, fidati di me: se continuiamo così rischiamo davvero troppo.

Dario Del Gobbo

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