POGGIBONSI – Tra le bandiere del Poggibonsi non sfugge Marco Vaselli. Difensore originario di Prato, classe 1945, Vaselli ha indossato la maglia del Leone per ben sette stagioni a cominciare dal 1967-68.

Vaselli, cosa ricorda del suo arrivo in giallorosso?

“Avevo giocato nel Prato e nella Pistoiese: le due società erano comproprietarie del mio cartellino. A 22 anni si aprì la prospettiva del Poggibonsi. Che era iscritto alla Promozione, ma a pochi giorni dal via al campionato la dirigenza ricevette la comunicazione dell’ammissione alla D. Un fulmine a ciel sereno, accolto positivamente da un club che nell’annata precedente aveva lottato sul campo per il ritorno in categoria superiore e che poi era giunto al secondo posto dietro al Cecina”.

Ripescati all’ultimo istante…

“Ma capaci di mettere in fila validi riscontri in quel torneo. L’allenatore era Arnaldo Lucentini. Il direttore sportivo, Sergio Gilardetti. Il Poggibonsi aveva insomma un’impronta alquanto professionale, per essere una piccola realtà della quarta serie. Avevamo il portiere Bettarini, poi Brevi, Vannuccini e il sottoscritto a comporre il pacchetto arretrato. E Cermeli, Sardi, Baldini e altri ancora a garantire una certa solidità al collettivo, che contava in avanti sulle realizzazioni di Donati e Di Gaddo”.

I suoi compiti? Sempre in difesa?

“Nasco calcisticamente nel ruolo di libero. Però nel tempo ho ricoperto un po’ tutte le mansioni di retroguardia: terzino destro e sinistro e anche stopper”.

Qualche sofferenza in più nel 1968-69?

“Sì, comunque con una salvezza raggiunta in anticipo, anche in virtù delle reti di Donati: 14, la metà di quelle totali. La mia maglia nel frattempo era diventata pressoché stabilmente la numero 3 in un torneo che annoverava realtà di valore, a cominciare dalla Lucchese, la Sarzanese, quindi il Montevarchi, il Pontedera, il Grosseto”.

Ed ecco il 1969-70: la retrocessione che non ti aspetti…

“Impossibile da prevedere, per il tipo di organico che era stato allestito. Un nome su tutti? Bruno Gattai, pratese come me, destinato legittimamente a diventare negli anni un eroe per i sostenitori giallorossi. Ma quella fu un’annata tremenda, vissuta completamente in salita. E non bastarono i ripetuti cambi al timone, fino ai pur generosi tentativi di rimonta in classifica con i gol di un difensore, Prandi, che per una fase incarnò la volontà di riscatto dell’intera squadra. Purtroppo senza esiti concreti, visto che il penultimo posto ci condannò al salto all’indietro”.

Ripartire dalla Promozione tra difficoltà tecniche e soprattutto societarie: rimanere al Poggibonsi, rappresentò un vero atto di coraggio. Giusto?

“Con Gattai, Brevi, Sardi e altri, cercammo di capire in quella lunga estate del 1970 i contorni di un quadro in evoluzione e di piena incertezza. Ricominciammo da mister Vettori, motivato e preparato, proprio in coincidenza della Coppa Italia dilettanti. E nel complesso riuscimmo a dare il via all’operazione di rilancio dei colori con un terzo posto conclusivo insperato, alla luce delle premesse”.

Fratiglioni, Missio, Vaselli… Una formazione da imparare a memoria, invece, nel 1971-72. Stagione di una nuova ascesa. Meritata?

“Direi di sì. Volemmo il traguardo della D a ogni costo. La dirigenza intanto si era consolidata attorno a Stricchi, Borrani, Fagioli e Moggi. La rosa per il campionato di Promozione possedeva dei valori e sul rettangolo di gioco lottammo alla pari in un testa a testa che coinvolse più compagini”.

Il classico finale thriller, insomma…

“E tutto si risolse a nostro favore nello spareggio a tre con Tavarnelle e Castelnuovo Garfagnana. Una bella miscela, creata da Uliano Vettori nel gruppo. Gattai, il nostro goleador e uomo squadra, seppe fare la differenza. Un veterano come Tozzi si rivelò assai prezioso nei momenti decisivi. Tanti ragazzi della zona offrirono un significativo apporto: Giorli, Berti, Grassini, Fanti, Gori. Per non dimenticare, certo, Carboni e Sabatini, in mediana, lo stesso Missio, Galgani e Mancini in difesa, Fontani e Casagli in attacco e a centrocampo l’immancabile Sardi, un leader, al Poggibonsi già dal 1966. Prima di me”.

Andiamo avanti nella narrazione: di nuovo serie D nel 1972-73 per il Poggibonsi. La maglia numero 3 incollata sulla schiena per Vaselli, almeno fino a febbraio. Poi cosa accadde?

“Un incidente serio nella gara in trasferta con la Rondinella: 0-0 il risultato. Uno scontro con l’attaccante dei locali Avino, mi mise al tappeto per il resto della stagione per via dei legamenti del ginocchio. Il nostro medico, il dottor Roberto Cappelli, si prese cura del caso. La domenica precedente avevamo perduto in casa con il Siena, 2-3, dando comunque battaglia ai blasonati bianconeri in lotta per la C conquistata però dal Grosseto. Da neopromossi vivemmo da protagonisti il girone di andata e oltre, grazie al contributo dei nostri big, dall’altro terzino Bracci a una pedina di temperamento come Carboni, dall’esperto Dugini, risolutore di più di un match con la sua tecnica superiore, a un giovanissimo e già determinante Di Prete. E poi Kostner, Bozzi, Fulignati, Tafi, i soliti Sardi e Gattai. Una splendida compagnia. Personalmente, mi fermai a una ventina di presenze in quel torneo”.

Riuscì a recuperare dall’infortunio?

“Sì, ma ebbi modo di rientrare solo nel corso del 1973-74. Poche le apparizioni fra i titolari: ricordo la vittoria con il Sansepolcro e poi la sconfitta ad aprile a San Giovanni Valdarno, in quella sorta di “spareggio” nella corsa per la C che si risolse con il successo di 1-0 in extremis della Sangiovannese. Conobbi una ricaduta. La mia lunga avventura con i colori del Poggibonsi, in pratica, terminò lì. Senza quell’inconveniente di natura fisica, chissà, sarei rimasto ancora, più in là dei trent’anni”.

Un consuntivo del settennato 1967-1974?

“A Poggibonsi mi sono sempre trovato molto bene. Non indicherei un periodo da ricordare al posto di un altro. Un’esperienza bellissima nel suo insieme, insomma, senza distinzioni”.

(A cura di Paolo Bartalini)

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