Sarà la settimana buona? Speriamo. Anche se sarebbe meglio dire: lo pretendiamo.

Venerdì prossimo si svolgerà il Consiglio Federale della Figc che potrebbe essere decisivo per conoscere il futuro del calcio italiano, dilettanti e settore giovanile compresi (al momento chiuso fino al 18 maggio, in ossequio alla burocrazia).

Alcune testate (la Repubblica in primis) hanno scritto che già mercoledì il presidente del Consiglio Conte potrebbe decidere “motu proprio” di chiudere i campionati (senza specificare meglio le modalità) mentre intanto il Ministro dello Sport Spadafora dà segnali di sufficienza intorno al problema (che rappresenta, statistiche alla mano, il 23% dei praticanti seguiti dal suo dicastero, mentre il calcio professionistico da solo il 70% della contribuzione fiscale. Che sarebbe un po’ come un ministro dell’Economia che dicesse che si è stufato di parlare delle industrie automobilistiche).

Quando si parla di calcio non si intende solo se lo scudetto lo debba vincere la Juve o la Lazio. Si tratta di quasi un milione e mezzo di tesserati. Di oltre 10 mila società, in tutta Italia, che hanno un impatto determinante su famiglie e socialità (la Lega Nazionale Dilettanti ripete che una società su tre è a rischio di non ripartenza per la nuova stagione).

In Toscana, per stare a noi, ci sono quasi 90mila tesserati (dati del 2019): uno ogni 44 abitanti. Uno in ogni famiglia o quasi. Quasi 60mila sono nel settore giovanile: ragazzi che ogni pomeriggio le famiglie lasciano tranquilli al campo sportivo perché sanno di potersi fidare di chi li segue. In regione, per capire meglio, ci sono 471 istituzioni scolastiche e 626 società calcistiche di settore giovanile.

Questa enorme “agenzia educativa” (prima che sportiva) potrà continuare a sopravvivere di qui a breve (come quella del basket, della pallavolo, del nuoto, del tennis, degli sport individuali, grandi e piccoli)?

Le società – costituite da volontari, dai dirigenti a chi sta al bar al freddo a fare il caffè la domenica – hanno bisogno di riprogrammare alla svelta la loro attività in una non facile ripartenza, tra protocolli fin qui solo immaginari, fondi stanziati solo sulla carta, bollette e mutui in scadenza, eccetera eccetera.

Non sappiamo quando si potrà ricominciare a fare attività sportiva, sarebbe bene iniziare a conoscere almeno il come.

Prendere una decisione nei prossimi sette giorni da parte delle istituzioni governative e federali (magari dicendo qualcosa anche sul meccanismo di promozione/retrocessione e sulle prospettive future) sarebbe un segnale di rispetto nei confronti non del calcio milionario ma dello sport fatto con passione settimana dopo settimana. Quello di cui vi parliamo ogni giorno.

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