FIRENZE – Preoccupazione ma anche voglia di rimettersi in gioco per tenere vivo il mondo dello sport dilettantistico. È questa l’aria che respira nelle società sportive fiorentine Fabio Giorgetti, delegato provinciale del Coni e presidente della Commissione Cultura e Sport del Comune di Firenze.

A fine novembre oltre 700 società si sono riunite per la seconda edizione degli Stati Generali delle Società Sportive, ideati proprio da Giorgetti.

“Credo che, dopo due anni di covid e uno di caro bollette, le società abbiano tutto il diritto di essere preoccupate – spiega Giorgetti – Serve al più presto semmai un quadro d’insieme per uscire da questa situazione. Perché è chiaro che se certi aumenti sono strutturali allora è chiaro che c’è un problema evidente di sostenibilità e di disequilibrio tra entrate e uscite”.

La ricetta è chiara: “C’è bisogno di un piano Marshall – dice Giorgetti citando il piano americano che rimise in piedi l’Italia nel dopoguerra – che abbia come protagonisti tutti quante le amministrazioni: dai Comuni alla Regione, fino al Governo. Gli interventi a pioggia o a fondo perduto sono solo un sollievo temporaneo. C’è bisogno di qualcosa di più profondo”.

Ma come sempre dalle difficoltà possono nascere nuove possibilità: “Non ha più senso il vecchio approccio. I momenti di difficoltà devono diventare momento di crescita”.

“C’è intanto da ripensare totalmente l’idea della concessione sugli impinati sportivi, anche alla luce delle ultime novità – spiega – per inquadrare la situazione con la riforma dello sport, per poter investire sugli impianti. Però, anche in questo ottica, dobbiamo dare alle società il modo di formarsi, di diventare sempre più professionali, oltre alla necessaria “bancabilità” delle società, la possibilità di accedere direttamente all’accensione di un finanziamento”.

Si ritorna al punto di prima: “C’è bisogno a mettersi a tavolino a tavolino con i Comuni e cercare insieme la strada giusta, oltre agli strumenti per dare le garanzie minime alle società. Serve un tavolo unico insieme anche a Federazioni, Enti di promozione sportiva e Discipline associate. Esattamente come avviene agli Stati Generali, che nascono proprio in questa ottica di compartecipazione delle problemematiche”.

Restano sempre all’ordine del giorno anche altri temi come la riforma dello sport e la fine del vincolo sportivo: “Vi faccio questa domanda. Se il prossimo 1° luglio cade davvero il vincolo sportivo, cosa succede? Le società forti, che disputano i campionati maggiori, saranno sempre attrattive per i ragazzi. Ma quelle più deboli? Le società di quartiere, quelle magari che fanno il sociale, che si occupano anche di altri aspetti importanti per i giovani? Come faranno a sopravvivere? Hanno bisogno di garanzie, di poter scommettere anche sugli altri servizi che offrono ai ragazzi e alle famiglie. Bisogna mettersi in testa che fare sport è pensare a tutti, non solo ai più forti”.

I temi sono davvero tanti: “Con l’abolizione del vincolo, quale sarà lo strumento che permetterà di riconoscere la formazione come valore aggiunto per le piccole società? Uno strumento da parte del Consiglio della Figc potrebbe essere quello dell’innalzamento della percentuale sui diritti televisivi che viene versata ai dilettanti. Io credo che i Comitati Regionali dovrebbero fare delle proposte concrete da portare all’attenzione nazionale, non accettare passivamente quelle che poi saranno le decisioni di Roma”.

Sarà poi da capire quale sarà l’attenzione del nuovo Governo nei confronti dello sport: “Abbiamo piena fiducia nel ministro Abodi. Si è posto però degli obiettivi molto ambiziosi e non sarà facile ottenere le risorse che sarebbero necessarie”.

Ma la chiusura è con tanto ottimismo: “Da parte delle società sento anche molta capacità di interpretare il cambiamento. Siamo in un momento delicato: gli afflussi sono tornati spesso ai livelli pre-covid ma le spese sono aumentate. Per questo dobbiamo essere vicini alle società: Coni, Regioni, Federazioni, Comuni devono lavorare tutti insieme perché sempre più gli impianti sportivi siano centri aggreganti polivalenti, non soltanto per lo sport. Solo lavorando tutti insieme si può superare la crisi”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA