La salvezza 2019 della Grevigiana

BARBERINO TAVARNELLE-GREVE IN CHIANTI – Riceviamo e pubblichiamo queste riflessioni di Ferdinando Corti, 27 anni, “tavarnellino doc ma grevigiano di adozione dato che gioco a calcio nella Grevigiana dal 2013”.

“In questo momento di sospensione del campionato – ci dice – ho ripensato a quanto mi manca non poter vivere il finale di campionato del periodo aprile-maggio e ho buttato giù due righe che vorrei condividere con i lettori, dato che sono pensieri un po’ comuni a tutti”.

In questo periodo senza calcio ho avuto un momento di nostalgia ritrovando sul cellulare le foto dello scorso anno, quando conquistammo la salvezza nello spareggio contro il Cerbaia. Emozioni indelebili al termine di una stagione travagliata.

In questi giorni sarebbe iniziato il rush finale di tutti i campionati, quello che ci avrebbe portato ai fatidici verdetti, quello che dà un senso a tutta la stagione.

Mi sono venute in mente alcune riflessioni, forse anche sconnesse fra loro, ma credo che accomunino un po’ tutti gli amanti del nostro calcio, e per questo ho scelto di condividerle con SportChianti.

L’ultimo mese di campionato è sempre speciale per chi gioca il calcio della categoria, quello Vero, “quello della domenica alle due e mezzo” come direbbe il mister Fabio Consigli.

Nelle mie sei stagioni (e tre quarti) a Greve, il periodo aprile-maggio l’ho sempre trascorso intensamente. In lotta fino all’ultima giornata. Quando per la promozione, quando per fare il play-off, quando per non fare il play-out, quando per la salvezza… . O anche solo per qualche gol in più. Ma oltre a questo, ci sono tanti altri aspetti che lo rendono diverso dal resto della stagione.

L’arrivo della primavera mette il buon umore, inizia a darci un assaggio dell’estate. Dopo tutto l’inverno “al buio” finalmente ci si allena con il sole, il profumo dell’erba del campo viene fuori, si tirano fuori le magliette a maniche corte.

La domenica torna ad essere come la vorremmo sempre, calda e soleggiata; la città riprende vita, la gente esce di casa, nelle campagne c’è movimento. Anche se ho sempre sofferto giocare con il caldo, mi piace troppo questa atmosfera.

Una cosa che non ho mai digerito della categoria è che la squadra cambia tutti gli anni per almeno un 50% dei componenti.

Spesso resta lo zoccolo duro fatto di 7-8 giocatori, a volte neanche quello, ed ecco che si riparte sempre da capo nel costruire delle relazioni.

Ma nel mese di aprile, dopo mesi di convivenza quasi forzata, si raggiunge una certa intimità di squadra (non saprei come definirla… diciamo che i miei compagni non li vedo come veri e propri “amici” ma neanche come semplici “conoscenti”; li definirei più come “parenti stretti”) e questo porta a giocare le ultime partite con un affiatamento, una consapevolezza, un’unità di intenti tali che nessuna squadra sembra imbattibile.

La salvezza 2019 della Grevigiana

Nell’ultima partita poi c’è sempre un po’ di malinconia. Anche se aspetti quel giorno da diversi mesi, perché a marzo si inizia già a sentire la stanchezza fisica e mentale (e la voglia di andare in vacanza), quando ci sei vorresti subito ritornare indietro.

Dispiace dover sciogliere il gruppo proprio nel momento in cui aveva raggiunto la sua perfetta stabilità, dispiace perdere la routine della domenica e rinunciare ad uno stile di vita cui ci eravamo ormai abituati, fatto sì di fatiche, tormenti e tanti sacrifici, ma che comunque amiamo.

Quando il campionato si è fermato a inizio marzo, non navigavamo in acque tranquille, tutt’altro.

Dopo una partenza con 2 punti nelle prime 8 partite il destino sembrava segnato, invece ci siamo risollevati verso metà novembre; qualche vittoria, qualche pareggio e all’inizio del 2020 siamo riusciti a rientrare nella corsa salvezza.

Poi lo stop quando la situazione Coronavirus iniziava a farsi preoccupante. In quel momento la testa di ognuno di noi era altrove e avevamo un po’ tutti voglia di fermarsi.

Dopo un mese di pausa, la ripresa del campionato sembra ancora lontana. I primi giorni a casa tutto bene, forse avevo anche io bisogno di un po’ di riposo sotto il peso di tante partite-finali che da Gennaio ci avevano costretto alla guerra per i 3 punti tutte le domeniche.

Poi piano piano l’astinenza ha iniziato a farsi sentire. Oggi mi manca non poter vivere il clima delle ultime partite, la tensione negli allenamenti, i calcoli di classifica sotto la doccia… .

Sarebbe stato ancora più bello festeggiare la salvezza anche quest’anno, dato che la sfida era ancora più difficile. Certo ci sarebbe stato da sudarsela e il rischio di non farcela c’era eccome!

Ma il “non sapere come sarebbe andata a finire” fa sicuramente più male.

E anche se il campionato riuscisse a ripartire tra un mese, non sarebbe più lo stesso di quello che è iniziato a settembre.

Ferdi “Nandinho” Corti

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