E alla fine, il 18esimo giorno… anche Italiano pareggiò.

Un pareggio ottenuto coi denti: una specie di sogno alla fine del primo tempo, quasi un giramento di scatole solo mezz’ora dopo. Ma questo poco importa.

La Fiorentina e il Sassuolo danno un’autentica lezione di calcio al campionato.

Sul campo si susseguono rovesciamenti di fronte, squadre che attaccano in media con 6 elementi, contropiedi organizzatissimi, parate clamorose (soprattutto di Consigli), sovrapposizioni continue, disimpegni ad alta difficoltà tecnica.

Un vero peccato non essere riusciti a portare a casa la posta piena, ma come accennavo all’inizio, si intravedono cose ancor più importanti di una vittoria sul campo.

Un carattere eccezionale, superiore a quello di diversi competitors.

Un attaccante come sempre imparagonabile a quello di qualsiasi altra squadra.

Un regista che aumenta di livello gara dopo gara.

Un allenatore che ha il totale controllo di tutta la rosa, che non solo non sbaglia mai approccio alla gara (neppure quando nel primo tempo chiudi sotto 2-0, considerando le occasioni avute) ma che riesce comunque a giocarsela e a ribaltarla a proprio favore partendo da qualsiasi situazione.

Sull’armonia e l’intelligenza con la quale lavora il tecnico è eloquente l’episodio avvenuto al momento della sostituzione di Saponara, poco dopo l’espulsione di Biraghi.

Riccardo era entrato all’inizio della ripresa, contribuendo al raggiungimento del pari. Ma una volta rimasti in 10 avrebbe dovuto giocare troppo in copertura, all’improvviso non era più la sua partita.

Il suo mister lo ha avvertito, prima di sostituirlo. Per delicatezza, perché non si toglie quasi mai un calciatore che si è fatto entrare in campo da poco. Riccardo non fa una piega e annuisce.

Capisce immediatamente che è giusto ed è logico così. La palla esce e lui si sbriga ad uscire, perché vuole vincere.

Come Vlahovic che viene tolto all’89’ ma che non vorrebbe obbedire. Come Torreira che una volta segnato il 2-2 raccoglie il pallone in fondo al sacco e lo riporta subito a centrocampo.

Questa squadra è un miracolo, se pensiamo a quel che era accaduto qui fino a soli 6 mesi fa.

In mezzo a questa landa oscena che è la Serie A, piena zeppa di deroghe, deroghine, occhi tappati e prese per il culo, la Fiorentina rappresenta non solo uno dei punti più alti come gruppo tecnico ma anche un vero e proprio pilastro politico.

Barone & co. hanno infatti oramai dichiarato guerra a tutti quei club che non si trovano in regola coi pagamenti, con gli stipendi, con i bilanci. Insomma, praticamente a tutti tranne Napoli, Atalanta e forse altri 2 o 3 club.

Sono stato uno dei primissimi a contestare aspramente la peggior gestione della storia della Fiorentina (quella dei Della Valle ovviamente) e ne ho fatte passare pochissime anche a Commisso.

Sebbene queste polemiche apparentemente extra-campo non mi abbiano mai appassionato (e diciamocelo, abbiano da sempre portato enormi problemi a chi le ha aizzate), credo proprio sia arrivato il momento giusto per farle e portarle in fondo, costi quel che costi.

Commisso è un uomo molto forte economicamente parlando, un individuo capace di creare utile per 99 trimestri consecutivi (per ora) con la sua impresa, creatore di un vero e proprio impero.

Per pagare tutto quanto nei termini, la Fiorentina ha talvolta dovuto rinunciare a fare mercato o a comprare qualche calciatore. Mentre gli altri se ne fottono, spendono e spandono anche quello che non avrebbero, tanto poi l’assemblea dei club rimanda a data da destinarsi cose che fino al giorno prima erano tassative.

E’ piuttosto evidente che con queste basi la Serie A non potrà mai avere un serio appeal internazionale, né di conseguenza, aumentare gli introiti dalla vendita dei propri diritti tv.

Serve credibilità ad un movimento capace di far iscrivere due squadre dello stesso proprietario alla medesima categoria, con i risultati indegni che stiamo vedendo.

Ecco perché far fuori uno come il nostro presidente, sarebbe l’ennesimo e forse ultimo autogol di una Lega Calcio oramai alla canna del gas.

Ecco perché saranno prima o poi costretti tutti a rispettarle queste regole.

Ecco perché vale la pena rompere le palle a tutti, anche se sono più “importanti” di noi.

Perché se continuiamo a giocare così bene sul campo, se iniziamo a far cambiare le cose fuori e se per puro caso azzecchiamo qualche acquisto sul mercato… . Chissà cosa potrebbe capitare.

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