Egisto Becciolini (in primo piano), Fabrizio Borghini e le mogli. Per Egisto il tifo gialloverde era sacro

SAN CASCIANO – Era metà giugno dello scorso anno quando Egisto Becciolini, super tifoso della Sancascianese, vera e propria icona del tifo gialloverde, si spense.

# Ciao Egisto, vecchio cuore gialloverde: il saluto della Sancascianese

A lui la società di viale Garibaldi ha dedicato anche la sua “curva” di tifosi, la Curva Egisto Becciolini.

A lui che per anni ha suonato la carica dalle tribune coperte, al grido di “Forza Verdi”. Una passione smisurata per i giocatori della prima squadra, forse l’apice lo ha raggiunto con Jacopo Silei, da lui chiamato “la Luce”.

A distanza di oltre un anno dalla sua scomparsa ci è arrivato il ricordo tratteggiato da un suo amico, Fabrizio Borghini, giornalista fiorentino che per anni ha frequentato Egisto. Nei meravigliosi anni Ottanta in particolare.

Ed è un ricordo che con grande piacere pubblichiamo qui sotto. Che ci racconta la grande passione di Egisto. Ma anche una San Casciano (calcistica e non) che non c’è più.

Quando qualche domenica fa ho visto la foto dei giocatori della Sancascianese esultanti per la conquista della Prima categoria, da simpatizzante gialloverde ho gioito per il raggiungimento di un obiettivo inseguito da anni.

Ma un attimo dopo ho avuto subito la sensazione di malinconia perché alle spalle dei giocatori ho notato campeggiare uno striscione con la scritta “Curva Egisto Becciolini”. Dedicato al mio amico Beccia, deceduto lo scorso anno in giugno.

Non lo vedevo da qualche anno, avendo diradato le visite a San Casciano  dopo la scomparsa di parecchi amici fra i quali Giuliano Ghelli, Giovacchino Leoncini ed altri, ma con lui avevo avuto un’assidua frequentazione dagli inizi degli anni Ottanta all’epoca della presidenza dell’avvocato Alberto Corsi.

Ben presto Egisto mi “obbligò” a diventare tifoso gialloverde e per questo invitava me e mia moglie ogni domenica a pranzo o a cena a San Casciano.

Essendo un bravo muratore, cominciò anche a eseguire dei lavori per lo studio di geometra di mio padre e quando veniva a Firenze per riscuotere qualche fattura, si congedava con la fatidica frase: “Ci si vede domenica, non puoi mancare… c’è una partitona, Sancascianese contro…”.

Contro chi non aveva importanza poiché la squadra avversaria esisteva solo in quanto il calendario  calcistico aveva deciso di opporla ai gialloverdi.

Erano tutte partitone purché in campo ci fosse la sua squadra del cuore e tutto il suo mondo ruotava intorno a questo evento: “Domenica si va a mangiare a mezzogiorno preciso alla Biscondola e poi si va al campo”, oppure al Ponterotto da Silvano al quale raccomandava: “Devi darci la precedenza assoluta, alle due e mezza si va via”.

Dopo la partita, immancabile sosta nel Piazzone per i commenti e poi, verso le 18 – quando pensava che tutti i giocatori avessero lasciato gli spogliatoi – si rivolgeva al capannello dei tifosi che lo circondavano dicendo: “Andiamo da Chiodo a prendere il gelato, gli si fa i complimenti… il capitano ha giocato una partita strepitosa”.

Non l’ho mai sentito dire che un giocatore non avesse giocato bene, nemmeno dopo una pesante sconfitta.

Ma le domeniche non finivano lì: “Ragazzi, si va a cena da Mamma Rosa da’ i’ Tanini?” – che era il centravanti di quei primi anni Ottanta – se un c’era lui oggi un si vinceva…”.

L’alternativa era ritornare al campo sportivo per una pizza, ulteriore pretesto per parlare della partita con consiglieri e tifosi. Mai visto niente di più totalizzante.

All’epoca, Tito Corsi, fratello del presidente, era direttore generale della Fiorentina e Egisto avrebbe potuto chiedergli senza problemi un biglietto omaggio per qualsiasi incontro dei viola.

Ma credo non gli sia mai passato per la mente di farlo, di abbandonare, anche per una sola domenica, la “sua” Sancascianese, foss’anche per assistere a un big match di serie A.

Egisto Becciolini con bandierone gialloverde d’ordinanza

Due i ricordi indelebili di questo inossidabile attaccamento: una volta, dopo la concessione di un rigore contro, si  posizionò dietro la porta difesa da Guglielmo Visibelli e urlò al giocatore avversario “Icchè tu lo tiri a fare barbagianni… tanto Willy te lo para…”. 

Non riuscii a capire se fosse stata quell’iniezione di fiducia a contribuire alla parata da parte del portiere o lo sfottò a demoralizzare il rigorista, che effettuò un tiro fiacco e sbilenco.

Un’altra volta, siamo arrivati in ritardo a San Gimignano perché in un ristorante di Poggibonsi ci avevano servito il pranzo con una lentezza esasperante nonostante le sue ripetute sollecitazioni.

E appena sbucati da sotto una tribuna di tubi innocenti, Egisto, per far sentire ai ragazzi che lui c’era, che era lì al loro fianco come ogni domenica (e quasi per scusarsi per il ritardo), urlò: “Forza ragazzi, siamo forti!”.

Un tifoso avversario dalla tribuna gli ribatté: “Te tu se’ forte di culo…”.

Egisto si girò e rivolto a circa 200 tifosi avversari, dopo essersi tolto il cappotto e averlo consegnato alla moglie, disse a squarciagola: “Venite giù mammalucchi se vu avete coraggio… fo una bracciata e uno a uno vi butto tutti di là dalla rete…”.

Ciao Egisto… e continua a tifare gialloverde per sempre … .

Fabrizio Borghini

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