TAVARNELLE (BARBERINO TAVARNELLE) – Un ginocchio che fa crac. Per l’ennesima volta. Ma stavolta il dolore è più forte di sempre. E’ un dolore profondo, che arriva fino al cuore. All’anima.

E’ un dolore che porta Matteo Chiostrini, 26 anni, tavarnellino, centravanti del Certaldo dei miracoli in Promozione (dopo la gioia della vittoria lo scorso anno in Prima categoria), a dire basta.

La mente corre indietro. A quando il pallone era quasi più grande di te. Alle prime corse. Ai genitori che ti portano agli allenamenti, alle partite. Poi cresci. E giochi. E cresci. E giochi.

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Ma stavolta la “sliding door” che ti pone di fronte la vita è di quelle che ti fanno prendere la porta dell’uscita.

E’ un punto definitivo alla carriera in campo. Agli allenamenti. Allo spogliatoio e alla complicità con i compagni. Alla gioia e alla fatica. All’adrenalina dopo una rete. Alla partita della domenica. Uno stop per sempre. A tutto questo.

Matteo come stai? Hai davvero deciso di chiudere qui?

“Come sto… è difficile dirlo. Vado avanti perché comunque nella vita ci sono cose peggiori, però per uno sport dove hai dato tutto te stesso, e dove saresti stato in grado di dare altro, dispiace chiuderla a quest’età. Così…”.

Perché?

“Perché mentalmente e fisicamente sono esausto, solo chi ci è passato può capire come sia rientrare dopo un’operazione e un infortunio del genere. I mesi di fisioterapia, rientrare in campo e metterci altri mesi per riprendere l’abitudine non è per niente facile. Dopo la seconda volta che mi sono fatto male al ginocchio ho detto che la terza avrei smesso. E così è stato, perché davvero ho finito le forze. Non voglio nemmeno operarmi, forse c’è una piccola speranza che si risargisca da solo: ma lo prendo come un segnale. Non ho rimpianti perché so di aver dato il massimo e di aver fatto tutto quello che c’era da fare: dall’inizio alla fine”.

C’è nessuno che ha provato a farti cambiare idea?

“Non in particolare, diciamo forse un po’ i compagni di squadra, ma i miei familiari no. L’unico poteva essere il mio babbo, che già alla seconda volta mi aveva detto di riprovare: ma stavolta si è arreso anche lui”.

A questo punto senti di dire grazie a qualcuno in particolare?

“Sì. Vorrei ringraziare in primis la mia famiglia, la mia ragazza: mi sono stati accanto e mi hanno supportato in tutto, nonostante le difficoltà. Poi voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno scritto, dagli amici fino a tanti ex compagni. Per ultimo ringrazio la società Asd Certaldo per aver creduto in me. Ringrazio il mister Alberto Ramerini, il direttore Michele Gangoni e il presidente Massimo Boschini per avermi dato questa possibilità. E poi tutti i compagni, alcuni dei quali sono diventati anche amici: non faccio nomi perché rischierei di dimenticarne qualcuno, tanto… lo sanno (li ringrazio anche per il il video che mi hanno mandato, mi ha fatto davvero tanto piacere). La squadra non la lascerò fino alla fine della stagione, starò con loro, andrò in panchina a sostenerli per poter dare, spero, il mio contributo così”.

Matteo Pucci

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