SAN CASCIANO – Bruno Bruschettini, classe 1943, è l’allenatore che tutti vorrebbero: preparato, con un buon carattere e capace di farsi rispettare senza incutere timore.

È tra i mister più amati del G.S. Misericordia e venerdì 14 dicembre alle 19.30 tornerà a veder giocare la sua squadra, riunita sul campo e a cena dall’evento Old School G. S. Misericordia.

Bruno, che ricordiamo nel suo storico negozio di abbigliamento sportivo in via Roma, sapeva quel che diceva in campo, poiché di calcio aveva esperienza.

“Ho fatto il calciatore di mestiere, ma tanti tanti tanti… anni fa – sorride – dal ’60 fino al ’78”.

Prima nel settore giovanile dell’Inter, nel Parma e nell’Avellino. A Bari, dove ha giocato in serie C e in serie B, è nata la sua prima figlia. Poi col Siena ha cominciato ad avvicinarsi a casa. Col suo metro e ottantasei di altezza, il colpo di testa era la sua arma vincente; la sua maglia la numero 6, da mediano sinistro.

4 delle 5 squadre principali in cui ha giocato: Inter, Bari, Parma e Avellino

Ha allenato la giovanile della Sancascianese dall’82 fino all’annata del ’92/’93. Poi ha interrotto quest’attività per qualche anno, finché il suo genero, Ilario Pastaccini, gli chiese di guidare la “Mise” nel ’97.

“Era un campionato divertente – racconta Bruno – e c’erano due categorie: nella più bassa potevano giocare a Gabbiano, che era un campo piccolissimo, con degli spogliatoi… mamma mia! L’ordine era uscire e rientrare tutti insieme per far la doccia calda. C’era questo campetto circondato da un bosco e il guaio era che quando il pallone andava di là… . Buonanotte!”.

L’obiettivo che la “Mise” aveva ben saldo a quel tempo era quindi riuscire a piazzarsi nelle prime posizioni per passare alla categoria superiore, dove erano necessari uno spogliatoio idoneo e un campo più grande: “Poi tra gli arbitri tremendi e i giocatori di livello più basso c’era sempre da litigare, invece nella categoria più alta c’erano meno tensione e più preparazione”.

Il risultato venne ottenuto e i “nostri” presero finalmente in affitto il campo di San Casciano.

Bruno è stato alle redini della squadra in uno dei momenti di svolta, quando alcuni tra i più navigati smettevano e cominciavano ad arrivare nuovi ragazzi: “Avevan messo su una squadretta bellina. Tra gli altri c’erano i fratelli Bini, i Coli, Marco Frosecchi, Gianluca Mori, Mirko Pestelli, Daniele Franchini, lo Zucchelli, il Tognotti, Marco Torcini e Daniele Bruschetti. Daniele Tani era la “stella”, tra quelli più bravi di tutti”.

La squadra “bellina” a cui fa riferimento Bruno

“Quando c’era una punizione in fase offensiva – ricorda – siccome le tiravano Aldo o Francesco Zecchi, essendo fratelli c’era sempre la discussione. Chi si impadroniva del pallone tirava: e alla fine era sempre Aldo. Era il titolare delle punizioni di prima in favore della Misericordia sancascianese e guai a toccargliele!”.

“Era micidiale – sorride ancora Bruno – simpaticamente, s’intende”.

Gli allenamenti si svolgevano dalle otto e mezzo alle dieci: “È stato anche un sacrificio perché chiudevo il negozio e andavo là, per due volte la settimana più la partita. Ci vuole uno per tirare le fila e nei miei confronti c’era rispetto. La maggior parte li avevo avuti anche nel settore giovanile come allenatore, sicché mi conoscevano e c’era già un rapporto”.

“Siccome i palloni venivano abbandonati – ricorda – l’altro problema era che quando s’andava a fare l’allenamento ce n’era uno gonfio e sette o otto sgonfi. Io in negozio avevo il compressore, allora avevo l’impegno di portarne una decina sempre gonfi in macchina”.

Così andavano più volentieri anche ad allenarsi: “Almeno, con una diecina di palloni, si poteva fare i tiri in porta”.

I ragazzi si disperdevano principalmente tra gennaio e febbraio, quando veniva il freddo, ma Bruno li trattava tutti allo stesso modo: “Se non avessi fatto giocare chi non si allenava non saremmo mai scesi in campo, poi non c’era competizione ed era tutto fatto nella massima amicizia. Per loro era un piacere andare a giocare e se il giorno della partita se ne presentavano 13 o 14, l’unico scopo era che giocassero tutti”.

“Infatti – sottolinea – la prerogativa della Misericordia era che tutte le volte che si faceva la partita non mancavano mai, ma agli allenamenti erano sempre pochissimi. Perdevamo alcune partite e si vedeva chiaramente che gli avversari erano alla nostra portata. Allora la promessa di ogni fine partita era: “Mi raccomando, basta allenarsi tutti insieme una volta la settimana che poi queste partite si possono vincere’”. Sì sì sì, sì… mi facevano tutti”.

“Ma il fatto che venivano poco a allenarsi – conclude – è l’unica mancanza che abbiano mai avuto nei miei confronti. Sono sempre stati francamente leali e tutti li rivedrò volentieri venerdì”.

Vi aspettiamo allo stadio comunale per la partita più attesa di sempre. Prenotazioni per la cena ancora aperte al 3338001685.

Martina Mecacci

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