BAGNO A RIPOLI – Si è spento prima di Natale, dopo una breve malattia: il professor Mario Marella è stato l’animatore del Laboratorio di Scienze Motorie dell’Università di Firenze presso la Blue Clinic di Bagno a Ripoli.

E proprio da Bagno a Ripoli, con le parole dell’ex sindaco Luciano Bartolini, ricordiamo il professor Marella.

“Ho saputo della sua morte frequentando la Blue Clinic.

L’avevo conosciuto alla scuola superiore Paolo Dagomari di Prato dove giungevo nel settembre del ’75.

Docente di educazione fisica era un educatore poliedrico, eclettico, con una significativa preparazione teorica e pratica e con alle spalle esperienze importanti non solo come docente ma anche sul territorio prima pratese e poi a livello regionale e nazionale.

Tanti i momenti vissuti assieme. Uno su tutti: quando il 16 marzo del 1978 arrivati a scuola venimmo a sapere del rapimento di Aldo Moro. Non c’erano i cellulari e fu portata nella sala docenti una TV per seguire gli avvenimenti.

Con la preside, Mario ed altri docenti decidemmo di parlare con gli oltre mille studenti convocando un’assemblea straordinaria. Furono momenti concitati e terribili per ciascuno di noi e per il nostro paese che ci impegnarono per lunghi giorni. Mario portava la sua capacità di analisi, la pacatezza, la sua lungimiranza.

Quando lo ritrovai qualche anno fa per caso all’uscita della Blue Clinic il nostro abbraccio fu lungo ed appassionato come accade per due amici che si ritrovano dopo tanto tempo.

Alla domanda “e tu che ci fai qui” iniziò a parlare e non finiva più per la passione che ancora aveva nell’insegnare nel laboratorio di Scienze Motorie aperto dall’ Università degli Studi di Firenze nella Blue Clinic.

La sua idea e quella del presidente del corso di laurea Massimo Gulisano era di sperimentare come si mette in pratica ciò che si è studiato sui libri partendo da esperienze concrete nei luoghi di lavoro, scuole, palestre, centri di recupero disabili, riabilitazione.

Ci siamo rivisti più volte ed abbiamo piacevolmente conversato. Un giorno venni a sapere in via riservata che aveva un “male cattivo”, ma il suo impegno è rimasto intatto. Non abbiamo mai smesso di sentirci telefonicamente nonostante la sua voce fosse affaticata.

Al suo funerale c’era tanta gente:il mondo sportivo, le autorità, i colleghi. La serenità e la forza di sua moglie e quello che mi hanno detto di lui i suoi ex studenti mi ha fatto tornare a casa pensando che “Mario non è morto”!”.

Luciano Bartolini

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