BARBERINO TAVARNELLE – Maurizio Checcucci, tavarnellino doc, compie 50 anni oggi. Un momento iconico quello del traguardo del mezzo secolo. Che, spesso, induce anche a ricordi, bilanci e… rilanci.

Abbiamo così colto l’occasione per una chiacchierata con SportChianti visto che, come tiene subito a specificare Checcucci, “vivo a Firenze dal 2003, ma il mio legame con Tavarnelle, con i miei genitori, con gli amici, è sempre fortissimo”.

Oggi lavora in polizia di Stato, come amministrativo. E allena per la società Firenze Marathon, “con la quale – inizia Checcucci, giustamente orgoglioso – lo scorso anno abbiamo vinto il campionato italiano. Non accadeva da 50 anni. Io mi occupo della velocità e degli ostacoli”.

Da atleta Checcucci faceva i 100 e i 200 metri (e staffette). Discipline regine insomma, quelle che hanno addosso gli occhi di tutto il mondo.

Ha vinto titoli italiani, un bronzo agli Europei di San Sebastian sui 200 metri, ha corso alle Olimpiadi, ai Mondiali: “Ho fatto il primo Golden Gala con Carl Lewis – ricorda – e ho finito con in pista Usain Bolt. La mia, infatti, è stata una carriera lunga: ho iniziato nel 1990, la prima nazionale nel 1991, e l’ultima nel 2011″.

Gli chiediamo come mai, in quegli anni di gioventù, abbia scelto l’atletica leggera, la corsa su pista: “Io ho un carattere abbastanza particolare – risponde – tutti a Tavarnelle andavano a scuola a Poggibonsi ma io, per scoprire nuove cose, fare nuove amicizie, andai a Firenze. Lì c’era un professore di educazione fisica che, vedendomi nelle esercitazioni, mi consigliò di provare con l’atletica leggera. Iniziò tutto da lì…”.

“Cosa ricordo dei miei anni da atleta? Un sacco di sacrifici – risponde – ma mi sono tolto tante soddisfazioni. Come la finale con la maglia azzurra alle Olimpiadi a Sidney, nel 2000, con la 4 x 100. E il nostro record italiano, sempre con la 4 x 100 (io come ultimo frazionista, Donati, Collio, Di Gregorio), che nel 2010 superò un primato che durava da 30 anni. E che sembrava imbattibile”.

“Allenarsi sulla velocità – ci spiega – implica tanti sacrifici: c’è tutta la parte sull’alimentazione, quella fisioterapica. E poi, soprattutto, ci sono ore e ore ogni giorno, fra pista e palestra”.

Sugli accecanti risultati degli italiani alle Olimpiadi di Tokyo, l’oro di Marcell Jacobs nei 100 metri e l’oro della 4 x 100 (Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu) Checcucci ha un’idea molto chiara: “C’è grande programmazione, ma serve anche materia prima importante. Rispetto a quando ero giovane io poi si sono evolute le tecnologie, le metodologie di allenamento, c’è la possibilità di scambiarsi esperienze con l’estero…”.

E sulle possibilità di ripetersi, anche qui è molto chiaro: “Nel mondo dell’atletica è estremamente difficile vincere, ma ancora di più rivincere. Per come la vedo io poi, se un atleta vince le Olimpiadi non si può mai criticare: anche perché, vinto l’oro a cinque cerchi, il paragone è il top, tutto quello che fai a seguire è per forza inferiore”.

Tornando ai tempi di scarpette e corse in pista, alle sue vittorie, ci dice che “a Tavarnelle ringraziamenti e festeggiamenti me li hanno sempre tributati”.

“Il problema – riflette toccando un tema ben conosciuto nel territorio chiantigiano – è che da noi non c’è mai possibilità di sviluppo di questo sport. Le strutture per l’atletica costano molto: sia realizzarle che mantenerle. La pista più vicina a Tavarnelle è a Colle Val d’Elsa, e quasi inutilizzabile. C’è una pista a Montespertoli, ma non c’è nessuno che è in grado di farla vivere”.

Insomma, per guardare avanti il nostro territorio, che sullo sport (Barberino Tavarnelle in primis) investe tanto, avrebbe bisogno (e se ne parla da tempo) di guardare anche all’atletica leggera.

“Io capisco che dal punto di vista tecnico e strutturale fare una pista di atletica sia un grande investimento – conclude Checcucci – ma avrebbe anche un enorme valore sociale. Con l’atletica leggera, ad esempio, ho visto tanti esempi di ragazzi tirati fuori dai problemi…”.

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