CHIANTI FIORENTINO – Avrebbe potuto essere un Sarri quindici anni prima di Sarri, Paolo Indiani. Chissà che storia avrebbe scritto se nell’agosto del 2005 il Perugia di Gaucci non fosse fallito poche settimane dopo aver perso la finale play-off per la Serie A e aver puntato sul tecnico fiorentino per la nuova stagione di B (ripartendo poi invece dalla C1, mentre ormai lui nel frattempo è ormai andato a Lucca).

Invece di un ex bancario valdarnese magari a sollevare una Europa League sarebbe potuto andare un ex impiegato del Comune di Certaldo.

E Perugia fu comunque un piccolo crocevia tra Sarri e Indiani: nel 2008, in cui condivisero l’esonero col Grifo. Due presenze in panchine per Indiani in Coppa Italia, poi arriva Pagliari. Poi arriva Sarri. Poi torna Pagliari.

Fino a quel momento, Paolo Indiani era stato l’astro nascente tra gli allenatori toscani. Lui, già “Mago di Certaldo” da tempo, e prima che un appellativo del genere potesse abbinarsi al concittadino e amico Luciano Spalletti.

Poi invece, degli allenatori toscani, sarebbe rimasto solo il “guru”, uno di quei punti di riferimento irrinunciabili per le nuove generazioni, specie per i giocatori che hanno avuto la ventura di averlo avuto come tecnico prima di diventare allenatori a loro volta.

Classe 1954, in panchina dall’84 pronto per innamorarsi del calcio di Sacchi.

Paolo Indiani vince un paio di campionati di Eccellenza (Castelfiorentino e Certaldo) e tra fine anni 90 e inizio Duemila rende d’oro tutto quello che tocca.

La Rondinella Impruneta trascinata al ritorno nel Professionismo, il Poggibonsi riportato in C2, la Massese in C1 con un doppio salto. Roba che tra il ’98 e il 2005, vince 4 campionati e fa due secondi posti (compreso quello a Sangimignano). E mette insiemeanche due esoneri in C in piazze esigenti come Poggibonsi e Grosseto, va detto.

L’ultimo sorriso vero è quello di Pontedera, anno 2013: salita in C1. E più della C non è riuscito a salire, Indiani, pur allenando comunque in piazze importanti come Pontedera appunto e Pistoiese.

Perché a volte forse ci vuole anche la botta di culo per fare qualche scalino in più. O fa comodo una giacca e cravatta invece del solito k-way. O un carattere un po’ meno ruvido o la lingua tenuta a freno al momento giusto.

Sono tanti, tantissimi, i suoi figli calcistici in giro per l’Italia. Il più illustre è ovviamente Leonardo Semplici, svezzato tra Rondinella, Sangimignano e Poggibonsi.

C’è una sliding door che li riguarda. Agosto 2014. La Spal, in C1, sembra aver fatto per l’ingaggio di Indiani in panchina. Invece arriva Leo Semplici. Il resto è storia di oggi.

Ma tra i suoi allievi più quotati ci sono anche Ivan Maraia, che era un pezzo imprescindibile del suo centrocampo, che gli ha fatto da vice e che poi ne ha preso il posto sulla panchina del Pontedera, e Luca Fiasconi, oggi guarda caso alla Primavera della Spal dopo essere stata una cerniera difensiva a fianco di Semplici.

Ma anche la Toscana dei dilettanti ne è ancora piena di suoi allievi diretti o indiretti: Claudio Targetti, MarcoGhizzani, lo stesso Antonio Cioffi ripartito a Poggibonsi. O come Andrea Barzagli che da lui, appena ragazzino, fu lanciato tra i grandi. E tutti gli altri che adesso rischiamo di dimenticare.

Ora Indiani riparte da Gavorrano, dalla Serie D in Toscana. La terra che non ha abbandonato quasi mai (giusto solo per le parentesi a Crotone, Perugia e Foligno).

È bello ritrovarlo sui “nostri” campi. Sarà bello vederlo in panchina a Grassina o contro il San Donato Tavarnelle (al “Pianigiani” il Gavorrano ha già giocato. In compenso lui era in tribuna a vedere i gialoblù in Coppa Italia contro il Monterosi).

Avrebbe potuto essere Sarri prima di Sarri. Invece è rimasto Paolo Indiani. E in fondo è stato bello anche così.

Gabriele Fredianelli

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