SAN POLO (GREVE IN CHIANTI) – Sono passati tre mesi. Da quella mattina del 25 maggio quando a Poggio Casciano l’orologio della famiglia Nannelli, di San Polo in Chianti, si è fermato.

Le lancette si sono incrinate lì. Nel momento in cui Daria, una delle tre sorelle Nannelli, mentre andava a lavoro (a Grassina) si è scontrata con un auto. Uno scontro purtroppo fatale.

Ed ecco allora che a tre mesi di distanza dalla famiglia Nannelli ci arriva una lettera in ricordo di Daria. Scritta come se… la scrivesse lei.

Una lettera a dir poco emozionante. Che con grande orgoglio riceviamo e pubblichiamo su SportChianti. Dove a Daria, giocatrice di calcio, avrebbe sicuramente fatto piacere.

“Ciao sono Daria.

La sera del 24 maggio ho cenato come tante sere con mia sorella i miei nipoti e mio cognato. Abitano sopra di me; è strana la mia casina… metto fuori lo stendino con i panni e sparisce!!!

Ma basta fare un urlo, “Simoneeee”… che ricompare!!! Uscendo da lavoro nel pomeriggio mi ero fermata a casa di mamma, molto preoccupata perché non mi aveva risposto al telefono. L’ho pure sgridata!

Ero molto stanca perche qualche settimana prima il nostro piccolo paese era stato vittima di un’alluvione.

Ed io, insieme a babbo, avevo rimesso insieme i “pezzi” del piccolo orticello dietro casa: ero riuscita a trovare il lato comico anche sulla disgrazia accaduta al nostro paese facendo gavettoni di fango… io sono così.

Quella sera ho cenato di gusto… ho mangiato tanto! Mia sorella aveva fatto le polpette ed io “non ero più a dieta”!

Mi sono divertita… ero serena come molte sere, ho messo a letto i miei nipoti dandogli il bacio della buonanotte e dicendogli la piu semplice e bella frase, “a domani”.

L’indomani mattina mia sorella è andata a lavoro… ed io sono salita su come era mio solito fare… per mandare i miei cuccioli a scuola.

Li ho svegliati come sempre, scivolando dentro al loro letto stringendoli forte a me: abbiamo fatto colazione insieme, ci eravamo promessi di stare insieme il pomeriggio poiché io non lavoravo.

Avremmo dovuto giocare all’XBox e mangiare schifezze… . Sì zia mi hanno detto!

Li ho portati alla Sita, prima di uscire di casa ho chiamato babbo, dovevamo prendere accordi per andare l’indomani a comprare gli ortaggi che avremmo dovuto piantare nell’orto.

Erano le 8.35… ho riattaccato il cellulare e l’ho messo in tasca. Mi sono messa il casco, sono salita in motorino e ho preso la strada che come ogni mattina avrebbe dovuto condurmi a lavorare.

Ad un certo punto, sulla strada che avevo percorso miliardi di volte, un urto, un ostacolo… lo schianto.

Ho tentato di non impattare, ho sterzato ma non ce l’ho fatta. Sentivo persone attorno a me urlare… la perdiamo la perdiamo.

Ad un certo punto è arrivata mamma… ha iniziato a urlare. Mamma perché urli! Sono qui accanto a te.

Ma lei non poteva più sentirmi. La mia vita si è interrotta a 34 anni, su quel tratto di strada, a causa di una manovra errata di una macchina.

Dico tutto questo perché morti assurde come la mia non devono piu succedre.

Vi vedo, vi vedo venire a trovarmi… ma lì non ci sono io… lì riposa il mio corpo… .

Io sono… nelle fossette delle guance di mia nipote, nella proverbiale immaturità di mio
nipote… negli occhi della vecchia madre… nei tre peli in testa del mio vecchio padre… nella “brutta persona” di mia sorella Vania… nei piedi di mia sorella Gaia ogni volta che calcerà un pallone… nel cuore della mia compagna… nei ricordi dei miei cognati che per me sono fratelli… .

Sono nella lattina che trovi per terra in strada, che io avrei calciato. Io non sono morta, sono solo lontana dai vostri occhi… .

Daria

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