FIRENZE – “Arrivava al campo con un pacco di fogli così, con schemi e appunti di tattica. Poi accendeva la sigaretta e si metteva a parlare alla squadra. Era così concentrato su quello che diceva che alla fine la sigaretta si consumava da sola e la cenere finiva per cadergli addosso. I miei compagni più grandi non sapevano come trattenere le risate”.

L’uomo con la sigaretta era Maurizio Sarri, allora alla guida dell’Antella, oggi in Champions League col Napoli.

Colui che ricorda quei tempi era allora un giovane centrocampista (“buona tecnica, poco fisico, bravo negli inserimenti”) alle prime esperienze tra Eccellenza e Promozione. Alessio Lupi, classe ’78, ormai da oltre un decennio è passato dall’altra parte della barricata: quasi 400 panchine nel settore giovanile, tra Rignanese, Antella, Figline, Scandicci (sfiorando un titolo regionale coi classe ’92), Reggello, Pontassieve, Olimpia Firenze e oggi Settignanese (categoria Juniores d’élite), mentre nella vita di tutti i giorni si occupa di editoria d’arte in pieno centro di Firenze, due passi dai Lungarni.

Sarri per lui è rimasto un modello di riferimento: “Per la preparazione della partita in ogni dettaglio. E per l’amore sulle palle inattive. Calci d’angolo, punizioni, tutto: non so se ne ha 33 schemi come vuole una leggenda metropolitana. Però ne aveva tanti, cui al tempo dava nomi tratti dai calciatori di quell’Antella: c’era lo schema “Vespi”, quello “Tempe”, quello “Licio” e così via. Di sicuro è sempre stato uno che viveva per il calcio. E poi ha tanto carisma: ammalia i giocatori, nessuno osa contrariarlo. Ti fa credere alla sua idea di calcio. Basta guardare quello che sta facendo al Napoli”.

E a Napoli Alessio è stato anche a trovarlo recentemente, a vedere come lavora e a ricordare insieme i tempi che furono.

La storia di Alessio è anche il racconto di una carriera vissuta sulle due barricate del derby Antella-Grassina.

Nel ’94, dopo il settore giovanile nell’Affrico, lo chiama Massimo Colucci per gli Juniores del Grassina. Allenatore un volto storico come Fabrizio Benedetti (“anche lui mi ha dato tanto”). Due stagioni e mezzo in rossoverde e poi, a dicembre del ’96, il passaggio all’Antella, tra Juniores e prima squadra: “Ho ricordi bellissimi di tutte e due le piazze, calde e appassionate. Sono stato da dio in tutti e due i paesi”.

All’Antella rimarrà legato più a lungo. Sarri lo fa esordire in Promozione a febbraio ’97, contro il Montagnano, 0-0 a Loro Ciuffenna, in campo neutro, perché il campo dell’Antella è squalificato per via di un’ombrellata a un guardalinee nella partita precedente. Calcio d’altri tempi. “E’ il tuo momento, mi disse il mister. Me lo ricordo come se fosse ora. Così come mi ricordo l’anno dopo contro la Sansovino, in Eccellenza. Mi dette la maglia da titolare e alla squadra disse: “Questo ragazzo oggi gioca da interno. Se si mantiene, farà strada e diventerà un giocatore di categoria”. Invece l’anno dopo Alessio molla il pallone per l’Università.

In quella Antella che passò dalla Promozione all’Eccellenza c’erano tanti giocatori che adesso quasi tutti allenano: Berchielli, Alessio Gelli (“erano i tempi della P2, era soprannominato Licio”), Luigi D’Andretta, Mangano, Benedetto Sarappa, Vespignani.

Lupi tornerà a giocare poi nel ’99 l’anno della rifondazione dell’Antella dopo lo “strappo” Valdema e continuerà per cinque-sei anni con la maglia biancazzurra, nella risalita dalla Terza Categoria: “Feci anche un gol, nel derby con l’Albor Grassina”.

Sabato scorso, campionato Juniores Regionali, Alessio ha incrociato un’altra vecchia conoscenza: Gianni Morrocchi, oggi allenatore del Grassina e allora titolare in prima squadra quando Alessio era nel settore giovanile. “Ho incontrato un sacco di vecchi amici. Dal direttore Colucci agli stessi guardalinee e massaggiatore che c’erano ai miei tempi: Ristori e Cecionesi. Quanti ricordi!”.

Gabriele Fredianelli

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