SAN CASCIANO – Quando è arrivata l’ufficializzazione della promozione in Prima categoria il direttore sportivo della Sancascianese, Duccio Becattini, ha sentito un brivido correre lungo la schiena.
Si è rivisto su quella tribuna di San Godenzo, quarti di finale di Coppa Toscana, mentre osserva quel tiro pazzesco di Ayumu Numakura che si infila all’incrocio dei pali e porta i gialloverdi in quella che sarebbe stata la semifinale contro l’Acciaiolio (poi superata anch’essa).
A distanza di un po’ di ore Becattini sta lavorando, insieme a tutta la società, per allestire la squadra per una stagione resa ancora più complicata dalle contingenze dovute al Coronavirus. Che valgono ovviamente per tutte le società dilettantistiche.
Con lui SportChianti fa una lunga chiacchierata. Su quel che è stato e su quel che sarà. In una fase della sua vita in cui le tinte gialloverdi sono predominanti da tempo: lui che guida, da sancascianese “doc”, il settore tecnico della società di viale Garibaldi… .
Becattini, facciamo un passo indietro: è più la gioia per la promozione in Prima categoria o la delusione di non aver giocato la finale di Coppa?
“Sicuramente la gioia della promozione è grande. E’ immensa. E parte non solo dagli ultimi mesi, quando abbiamo capito che la strada della Coppa sarebbe stata concreta, ma dall’estate del 2018. Quando sono arrivato come direttore sportivo in una società che proveniva da un periodo difficile, da tanti spareggi playout. Lasciare carta bianca a un giovane come me è stato inusuale: siamo partiti per dare entusiasmo a un ambiente che doveva tornare appetibile per i giocatori locali e per quelli che venivano da fuori. Il primo passo importante è stato quello di portare un allenatore come Paolo Mannucci, che arrivava da vincente a Cerbaia, e con un palmares di promozioni che parlava da solo”.
Però c’è quella finale non giocata che rimane un po’ lì, sullo stomaco…
“Certo, dispiace, ma non tanto per la partita in sé. Nessuno di noi ambiva a tutti i costi a mettere le mani sulla Coppa, a vincere senza se e senza ma. A me e a tutta la società faceva piacere condividere la gioia di esserci con i tifosi. Purtroppo la situazione è questa e ce ne siamo fatti una ragione. Ma immaginavamo già di portare tutto San Casciano allo stadio delle Due Strade: e avendo visto le tribune nella semifinale di ritorno contro l’Acciaiolo, venivano già i brividi. Conforta comunque che alla fine di quella semifinale, con centinaia di persone sugli spalti, abbiamo festeggiato come se fosse stata… la vittoria finale”.
Quanto sono stati importanti in questi due anni i ritorni “a casa” dei sancascianesi? Sono stati tantissimi, pensiamo a Corsinovi, Magistri, Lumachi, Petracchi, Dupi, Viccaro…
“Il loro ritorno è stato importante, sono un simbolo per i ragazzi più giovani. Io volevo creare questo, ovvero che i ragazzi del settore giovanile ambissero a vestire la maglia della prima squadra. Anche il mio è stato un ritorno, da dirigente e non da giocatore: riportare nell’ambiente giocatori e allenatori di spessore era fondamentale. Se penso ai due tecnici con cui ho avuto a che fare, Paolo Mannucci e Alessandro Calderone, penso ad allenatori che hanno vinto tanto e che hanno sposato un progetto tecnico portato avanti da uno come me, alle prime esperienze. E questo mi riempie d’orgoglio. Sono riconoscente a tutti: allenatori, giocatori, preparatori, fisioterapisti, dirigenti accompagnatori. A tutti coloro che hanno creduto in me, non era facile riportare entusiasmo a San Casciano. Lo abbiamo fatto, ma non mi aspettavo certo un successo di questo tipo. Come presenze sugli spalti e come abbonamenti (quest’anno siamo andati ben oltre i 150), trasferte con i pullman in trasferta…”.
Torniamo al momento che rimarrà impresso nella mente di questa annata.
“E’ quella rete di Numakura a San Godenzo, nei quarti di finale di Coppa Toscana. Io le partite di Coppa le ho sempre viste fra i tifosi, non in panchina. Più che il ds mi sento il primo tifoso della squadra, me le sono godute con una gioia immensa. Dopo che la palla è entrata in rete mi sono ritrovato come in mezzo a un’onda, letteralmente travolto. Un’emozione come quella non l’avevo mai provata, la sera non riuscivo a dormire per l’adrenalina. Una partita indimenticabile, in cui tutti si continuava a crederci. Ma sotto 2-0, contro una squadra forte come il San Godenzo, in trasferta, era quasi impossibile. Quello che è accaduto è stato magico”.
E adesso, come si riparte?
“Intanto sappiamo tutti che Alessandro Calderone, che ringraziamo insieme a tutto il suo staff per il lavoro straoardinario svolto in poco più di due mesi, non sarà il nostro allenatore per la stagione 2020/2021. In questi giorni stiamo lavorando per individuare il prossimo tecnico e per cercare di portare giocatori che possano conoscere la Prima categoria, visto che al momento molti dei nostri ragazzi non hanno mai giocato un minuto in Prima. Cerchiamo persone entusiaste, che entrino in sintonia con l’ambiente, con un paese che trascina. Se si viene a San Casciano non si va a giocare in un posto in cui si gioca la domenica e poi non se ne parla più fino a quella successiva. Qui la passione si vive tutta la settimana. Noi lo faremo anche quest’anno, sperando di raggiungere gli obbiettivi che ci daremo. Con i mezzi che ci daremo. Quindi, innanzi tutto, la salvezza”.
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