MODENA – Un’altra impresa con il numero uno sulla schiena da parte di chi, a quelle di Superman o Batman, preferisce indossare la maglia di Robin (per parafrasare Cesare Cremonini). Fabrizio Innocenti, portiere ben conosciuto anche nel calcio chiantigiano (coi colori della Grevigiana), continua a raccogliere esperienze in giro per l’Italia, abbinando il pallone alla cattedra delle materie letterarie.
Dopo una salvezza incredibile in promozione friulana con il Sarone Caneva e l’esperienza con il Maranello, da due stagioni Fabrizio si è dedicato ai colori gialloblù della Modenese, in quell’Emilia che ha scelto per amore.

E con la Modenese – un recente passato anche in Eccellenza ma poi ripartita più in basso – ha appena vinto con tre giornate di anticipo il campionato di Seconda Categoria. Al termine di una stagione tutta da raccontare.
Allora, Fabrizio, la “tua” Modenese prima in classifica e promossa in Prima Categoria a tre giornate dalla fine. Te lo aspettavi?
“Non me lo aspettavo, ma ci speravo. Non conoscevo il girone, molto diverso da quello dello scorso anno, ma la bravura dello staff abbinata al valore indiscutibile della rosa mi ha dato da subito ottime sensazioni”.
E pensare che tu non dovevi neanche far parte di questa squadra…
“La solita mia storia, per adesso. Le squadre si fanno in primavera e chi come me lavora nella scuola in una certa condizione vive molto spesso di un destino incerto, che non dà adito a grosse programmazioni. Anno più, anno meno, la musica è pressappoco questa. Ho chiesto alla Modenese di potermi allenare con loro dal 19 agosto, poi – benché avessero già due bravi portieri, Corghi e Caliandro – mi hanno tesserato”.
Non bastava partire da terzo portiere, a novembre insegnare in un corso serale ti ha precluso la settimana completa di allenamenti facendoti stare col gruppo solo il mercoledì…
“Vero anche questo. E fino a novembre avevo giustamente collezionato zero presenze (ma andavo comunque in panchina). La squadra viaggiava a gonfie vele perciò, comunicato al ds Monzani il mio impronosticabile quanto irrinunciabile nuovo impegno lavorativo, mi aspettavo che mi lasciassero alla porta. Invece, gioco di parole piuttosto banale, mi hanno messo… in porta. Il 16 novembre, un sabato, ho esordito a San Vito, per poi disputare altre due gare consecutive, prima che un guaio alla schiena mi rimettesse fuori causa”.
Numeri alla mano sei riuscito comunque a giocare sei gare con una sola rete al passivo e 18 punti conquistati. Una soddisfazione oppure ordinaria amministrazione vista la potenza della tua squadra?
“Vincere non è mai facile. Inoltre più scendi di categoria, più sei costretto a fare i conti con insidie inaspettate, che devi gestire a dovere, perché ti ritrovi ad aver tutto da perdere e ad andare incontro a brutte figure. Personalmente la soddisfazione non sta tanto in questi numeri (che comunque non sono figli del caso), ma nell’aver dato, forse, un piccolo esempio ai più giovani su cosa significhi farsi trovare pronti, stare sul pezzo quando tutto ti dice che questo non sarà il tuo anno”.
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Com’è cambiata quindi la tua stagione?
“Il martedì – prima di tornare a scuola, la sera – ho iniziato ad allenarmi per conto mio con un programma di forza condiviso anche con Ivan Ferrari, ex portiere professionista nonché nostro meraviglioso preparatore dei portieri. Il mercoledì, appunto, unico allenamento con la squadra e il giovedì da solo o talvolta coi portieri della juniores al campo della Modenese assieme a Gianluca Iorio, l’aiutante di Ivan, che ci e mi ha dato una grossissima mano. Era poi sempre lui la domenica a riscaldare il portiere che giocava”.
Come hanno vissuto i tuoi compagni di reparto il fatto che talvolta tu sia stato schierato titolare… per scelta tecnica?
“Sono stati entrambi eccezionali. Caliandro è un ragazzo giovane, del 2002, che ha tanta voglia d’imparare, anche se, come gli dico da mesi, l’esperienza dovrà farsela giocando. Ale (Corghi, ndr) è un classe 1991 che mi ha accolto con uno spirito di fratellanza e cameratismo al di sopra di ogni situazione immaginabile. Poi tanto di cappello al mister per come ha deciso di gestirci, ma un po’ di merito anche a noi tre per aver messo sempre il bene comune o di squadra che dir si voglia avanti a tutto”.
Vuoi spendere due parole sul tuo allenatore?
“Anche più di due. Alessandro Michelini, un signore in campo e fuori. Un po’ folle anche (detto in senso buono), perché in quanti avvicendano i portieri a livello di prima squadra, soprattutto se ti stai giocando una promozione? Ripeto, le alternative sono due: o sei uno scriteriato o sei tutte le cose belle che l’aggettivo “folle” può inglobare nella sua accezione positiva. Gli sono molto grato”.
Altre persone meritevoli di menzione?
“Tutti i miei compagni, per come mi hanno accolto dal primo giorno alla considerazione che hanno sempre avuto di me, umanamente e sportivamente, nonostante giocassi poco e mi allenassi meno. E poi ringrazio Matteo Incerti, il nostro vice-mister, un valore aggiunto. Ma naturalmente il ringraziamento va esteso al presidente Fabio Modica, a tutti i dirigenti, al massaggiatore Vittorio Bartoli, al custode Gianluca Borghi che incarna lo spirito Modenese meglio di chiunque altro. Ringrazio infine la signora Natalia, della lavanderia, sempre di una cortesia e di una carineria di altri tempi. Il campionato passa per e viene vinto da tutte queste componenti”.
C’è una dedica speciale che ti senti di fare a qualcuno per la vittoria di questo campionato?
“A Stefano Guidetti e Giacomo Villano, due persone della Modenese dello scorso anno che, a differenza di altre figure che mi gravitavano intorno, non meritavano l’epilogo sportivo che la stagione calcistica ci ha riservato”.
Progetti per il prossimo anno?
“Intanto finiamo questo. Mancano tre partite e, allo stato attuale, gironi di Seconda categoria alla mano siamo la miglior difesa dell’Emilia-Romagna. Questo dato non deve ossessionarci, ma al contempo ci deve dire qualcosa per allenarci al meglio in queste ultime settimane, onorare il campionato e chiudere la stagione col numero di punti più alto possibile”.

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