Mister Mauro Tramacere Falco

CERBAIA (SAN CASCIANO) – Sono passate alcune settimane dall’addio alla panchina del Cerbaia. Dopo anni di passione, successi e un clima sempre molto familiare.

Mauro Tramacere Falco nelle ore immediatamente successive alle sue dimissioni (è stato poi sostituito con Riccardo Panati) ci aveva detto che, quando sarebbe stato pronto a spiegare i suoi motivi, lo avrebbe fatto.

E ha mantenuto la parola, con una sincera chiacchierata con SportChianti.

Mister, come è nata la decisione di lasciare Cerbaia? È stata completamente sua?

“La decisione era dentro di me già dalla fine dell’anno scorso. Ma poi, vista la bellissima stagione che abbiamo fatto, mi sono fatto prendere dall’entusiasmo, insieme al direttore Maurizio Maestrelli e al presidente Luca Presciutti, di continuare per allestire una squadra forte. Ma da subito dopo la preparazione avevo confidato al mio amico Leonardo Lari (mio ex secondo) che qualcosa non andava bene. Di percepire dal gruppo-squadra poco feeling. E’ stata così una decisione tutta mia, arrivata al culmine alla fine del primo tempo della partita con la Ginestra. Quei 15 minuti nello spogliatoio mi hanno fatto capire che era il momento, ma anche tante altre cose… . La società, lo sottolineo, mi ha sempre chiesto di rimanere: ma per me non era più cosa. Diciamo che ho fatto contento qualche genitore: che prima ti vedeva e ti voleva pagare l’aperitivo, e ora se li trovi fanno fatica a salutarti. Credendo di avere fenomeni come figli, senza considerare che se erano fenomeni non giocavano in Prima categoria”.

Come era iniziata la stagione? Con quali obiettivi?

“Gli obiettivi erano precisi: migliorare la stagione precedente, sia in Coppa che in campionato: quindi voleva dire… vincere. La stagione ufficiale è iniziata tra alti e bassi, in Coppa abbiamo fatto fatica ma ci siamo qualificati, in campionato si intravedevano problemi. Che inizialmente ho attribuito alla scarsa amalgama del gruppo, avendo fatto tanto mercato. Ma ci credevo tanto. Ripetevo loro: siete forti, giocate al calcio e piano piano ripartiamo, siete forti ragazzi. Lo penso ancora: sono una squadra forte, andava data una scossa”.

Le buone prestazioni della scorsa annata e il mercato estivo avevano forse alzato un po’ troppo l’asticella?

“Quando fai un’annata del genere, arrivando alla finale dei play off, o cambi gran parte della squadra (e poteva essere un’idea) oppure cerchi di migliorarla. Così abbiamo fatto: io ho perso”.

Come si è comportato il gruppo? Ha qualcosa da recriminare in questo senso?

“Al gruppo che ho allenato da tempo non posso che dire grazie. A tutti loro, principalmente per come si sono allenati. Non è facile venire al campo e cercare sempre di dare il massimo: ho sempre ottenuto per giorni, mesi e anni, una grande collaborazione e partecipazione. In quest’ultimo periodo non ho niente da recriminare, altrimenti non mi sarei dimesso io: un allenatore è solo, la squadra è un gruppo. Va sempre avanti la squadra, e io sono convinto della mia scelta senza rimpianti”.

Cosa si sente di dire, infine, al Cerbaia e ai tifosi cerbaioli?

“La società Cerbaia sa benissimo quello che penso, lo sanno anche gli alti dirigenti che la rappresentano: sempre forza Cerbaia! I tifosi? I ragazzi e le bimbe della curva mi mancano da morire, erano e saranno sempre dei grandi. Sul resto che ci seguiva in tribuna, ripeto, qualcuno dopo le mie dimissioni è… ingrassato tanto. Qualcuno invece lo saluto e lo abbraccio forte: ho conosciuto tante persone eccezionali”.

E adesso? Il futuro?

“Ho avuto qualche richiesta, sia dalla Seconda categoria che dalla Promozione, ma niente di fatto. Per ora mi riposo e vado a vedere qualche partita, senza ansia…”.

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