CHIANTI FIORENTINO – Fabrizio è andato a regalarsi la più grande soddisfazione sportiva della sua carriera trecento e passa chilometri più a nord-ovest, al termine di una stagione fuori da ogni previsione.
Fabrizio Innocenti, alla soglia dei trent’anni, nel giro di un’annata sportiva ha cambiato orizzonti di vita e maglia di gioco, seguendo una mappa del tutto alternativa ai percorsi soliti.
L’ex portiere della Grevigiana di qualche stagione fa, infatti, nell’autunno scorso si è spostato da Scandicci in Veneto per proseguire la sua carriera di insegnante di materie letterarie, ad Oderzo, in provincia di Treviso. Ma naturalmente non ha voluto rinunciare all’amato pallone.
E così si è ritrovato, quasi per caso, a dicembre a difendere i pali di una porta del campionato friuliano di Promozione, in provincia di Pordenone, pochi passi oltre il confine regionale, quelli del Sarone Caneva (“Ma io sarei stato felice anche semplicemente di giocare negli amatori – spiega lui – solo che non avrei potuto per via che avevo giocato due partite ufficiali con la Gallianese a inizio stagione”), anche grazie all’interessamento di Renzo Zanet, guru dei numeri uno del nord e scopritore del portiere dello Spezia Ivan Provedel.
E qui è cominciata una vera favola sportiva. Perché la situazione di partenza era a dir poco drammatica: 11 partite, 3 punti conquistati. In pratica un piede e mezzo già in Prima Categoria.
Fabrizio, all’arrivo, è uno degli elementi più esperti del gruppo, il secondo più anziano dopo il capitano Razijon Kasemaj (classe ’89) e in mezzo a una “cucciolata” di giovani.
L’impresa pare impossibile ma Fabrizio ci crede e porta nel gruppo anche le esperienze di altre lotte per la salvezza già vissute (e vinte) in carriera: “Ai ragazzi ho detto: proviamo intanto a non perdere le prossime. Poi vediamo come va”.
Il Sarone Caneva, domenica dopo domenica, comincia a far punti e a risollevarsi. Quello che pareva utopia prende concretezza. E incredibilmente alla fine della regular season, i biancorosso possono giocarsi la permanenza in categoria ai play-out, contro la Bujese, che all’arrivo di Fabrizio pareva di un’altra categoria.
Deve vincere, ma il Sarone Caneva a metà della ripresa si ritrova sotto 0-1 su rigore. “E nel calcio, si sa, non basta arrivare a un metro dall’obiettivo: una sconfitta avrebbe cancellato tutto quello che di bello avevamo fatto fin lì”. Ma non è ancora finita. E al 5′ di recupero ecco che su autorete arriva il clamoroso pareggio. Un segno del destino.
E allora Fabrizio, con la fascia di capitano al braccio perché Kasemaj si è fatto male in avvio, raduna i suoi compagni, li guarda negli occhi e glielo dice chiaramente: “Guardate quello che è successo: questa partita l’abbiamo già vinta”.
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“Ho visto qualche compagno con il fumo che gli usciva dal naso per la determinazione – racconta – e ai supplementari non c’è stata storia. I nostri avversari non hanno nemmeno mai tirato in porta”. E all’inizio del secondo supplementare arriva anche il gol-salvezza. L’ultimo dettaglio di un miracolo costruito partita per partita, allenamento per allenamento.
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“Il traguardo più bello conquistato per me su un campo da calcio. E per il quale voglio fare un ringraziamento anche ai miei studenti, che mi hanno sostenuto e seguito tappa per tappa. Oltre ovviamente a tutto il Sarone Caneva. L’allenatore Claudio Moro, il vice Marco Brisotto, l’allenatore dei portieri Stefano Rosa Gastaldo, il massaggiatore Ndricim Kerceku, il ds Maurizio “Micio” Mazzon, il preparato atletico Igor Foltran, il presidente Stefano Carlet, gli accompagnatori Ciccio Garlant, incredibile tifoso viola, e Sergio Franco, il capitano Kasemaj e tutti i miei compagni, uno per uno”.
La stagione è finita, l’anno scolastico pure. Fabrizio è pronto per nuove avventure.
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