BARBERINO TAVARNELLE – Ha vissuto la vittoria sul campo di Civita Castellana, che ha voluto dire matematica promozione in Serie C, con la fascia di capitano al braccio.
Duccio Brenna a 23 anni è uno dei “senatori” del super gruppo portato da mister Paolo Indiani alla vittoria di un campionato con numeri pirotecnici: il miglior attacco dalla Serie A alla Serie D, una difesa che ha fatto… il resto.
Ed è proprio con Brenna che, dopo la festa spontanea di domenica scorsa in terra laziale e una settimana di puro relax in vista di quella “ufficiale”, in casa domenica prossima contro il Cannara, che SportChianti analizza quest’annata pazzesca.
Duccio, correggici se sbagliamo ma è la tua terza promozione in carriera: dopo Settignanese (Allievi regionali) e Rignanese (Eccellenza). Questa come la “classifichiamo”?
“Sì è la mia terza promozione. Sicuramente delle tre è la più significante a livello personale, perché ho raggiunto la possibilità di affacciarmi nel calcio professionistico. Però, allo stesso tempo, ricordo con piacere anche le altre due, entrambe raggiunte con persone e giocatori speciali, che ancora sento con frequenza. Quando si vince un campionato le emozioni sono sempre tante, a prescindere dalla categoria. E quelle che sto e stiamo provando in questo momento sono veramente emozioni forti”.

Quanto ci avresti creduto a inizio anno in un percorso del genere?
“Ad inizio anno, come detto da tutti più volte, c’era la volontà di fare un campionato importante. Certo è che non ci saremmo mai aspettati di stare in testa 33 giornate su 34 a disposizione. È stato un percorso in crescendo, domenica dopo domenica, penso sia stata la testimonianza che il duro lavoro paga sempre”.
Quali sono stati i momenti decisivi della stagione? E quali quelli critici?
“Arezzo all’andata e Gavorrano al ritorno penso siano stati i momenti più decisivi dell’anno. Ovviamente poi lo scontro diretto a Poggibonsi ci ha fatto fare un altro passo in avanti importante, però credo che quelle due partite ci hanno detto che avremmo potuto farcela davvero. I momenti critici penso a Rieti e Trestina, nel giro di una settimana abbiamo raccolto un punto solo e il rischio di perdere l’orientamento c’era. Ma credo che siamo stati bravi a rimanere concentrati e andare avanti sulle certezze che ormai avevamo acquisito”.
L’impressione è che due anni con mister Indiani ti abbiano ulteriormente migliorato, soprattutto dal punto di vista tattico. E’ una impressione sbagliata?
“Mi sento migliorato sotto tanti punti di vista e sicuramente la maggior parte dei meriti vanno riconosciuti al mister. Mi ha fatto sentire sempre la più totale fiducia dal primo giorno, e questo per un giocatore è fondamentale nel percorso di crescita. Ho ancora tanto da migliorare, ma sicuramente qualche passo in avanti da quando è arrivato il mister sento di averlo fatto”.
Cosa hai pensato domenica scorsa quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita?
“Mi sono passate nella testa tantissime immagini, dal 9 agosto a domenica. Non so dire cosa ho pensato di preciso, ero travolto dalle emozioni. Un misto tra sorriso e lacrime. Il triplice fischio mi ha lasciato la consapevolezza che i sacrifici vengono sempre ripagati”.
E adesso, cosa vedi nel tuo futuro? Ancora… gialloblu?
“Come detto San Donato per me è una seconda casa, la mia volontà è quella di rimanere qua a giocarmi le mie carte. Ora festeggiamo domenica prossima, poi faremo un punto della situazione”.

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