Non c’è niente di male ad ammetterlo. Sono i sondaggi a dirlo: la maggior parte delle coppie, in auto, litiga.

Questa è la mia visione da donna. Ci piacerebbe avere un contributo maschile.

E’ oramai piena estate e, che sia per un weekend o per una più lunga vacanza, si sta per partire. Ma prima di mettere i nostri piedi bianchi in spiaggia o di infilarci in massicce scarpe per camminare in montagna, che cosa ci aspetta? Qual è la pena per arrivare alla meta?

Sistemazione bagagli in auto

Purtroppo il cervello di uomini e donne usa, per l’organizzazione logistica, una visione strategica diversa. Spesso i primi tafferugli avvengono proprio davanti al bagagliaio della macchina, la mattina presto.

Ecco, lì, in quel momento, accade all’ennesima potenza ciò che accade davanti alle cassiere del supermercato di fiducia tutti i sabati mattina, cioè i battibecchi di coppia che vedono come oggetto di discussione la logistica e la tecnica di imbustamento della spesa.

Oggi però è vacanza ed essendo anche mattina presto, si preferisce sorvolare per partire nella miglior condizione psicologica possibile.

Si parte. I primi km vengono percorsi con la speranza di non incontrare ciclisti, di nessuna sorta.

Né il ciclista solitario né la classica orda colorata over 65. Incontrare poi i gruppi di ciclisti più giovani è senz’altro la cosa più pericolosa che può accadere perché è parecchio facile uno scambio di inviti ad andare a quel paese.

E la donna più che a quel paese vorrebbe andare serenamente in vacanza. Personalmente comincio con i primi inviti “se vuoi guido io”.

Vogliamo ora parlare della temperatura dell’abitacolo. Qui vengono fuori tutte le differenze fisiche e fisiologiche tra sessi. Piedi ghiacci marmati, naso congelato.

Temperatura della fronte e rischio sinusite. Non basta neanche mettersi felpa e calzini per stare bene. Timidamente, ogni tanto, si riesce ad aprire uno spiraglio del finestrino per rendere più confortevole la temperatura.

La temperatura viene alzata solo quando la donna minaccia di star sentendo “un certo fastidio alla gola”.

Uso improprio delle corsie dell’autostrada. Come poter far capire al compagno che, se non si sta sorpassando nessuno, si deve stare nella corsia di destra?

Quale potere speciale potremmo avere noi donne se non ci è riuscita neanche Radio Rai 103.3 con anni di campagne informative?

Nel caso ci pigli il matto e volessimo farlo presente per la 70esima volta la riposta è sempre la stessa: “quella è la corsia riservata ai camion”. Mah.

Distanziamento di sicurezza. Sto parlando proprio il distanziamento dall’auto che ci precede.

Personalmente ho fatto viaggi di decine di km, alcuni dei quali sulle strade considerate tra le più panoramiche del mondo tipo in Val D’Orcia o sui passi alpini, dove il panorama visibile dall’abitacolo è stato costantemente solo il retrotreno della macchina che ci precedeva.

Ancora mi ricordo sul Passo Pordoi la punto nera targata CB…. Che bellezza! Si ritenta un “sarai stanco, se vuoi guido io”.

Stile di guida. Qui non ci sono mezze misure: o si va come le lumache o il viaggio diventa una prova speciale di rally. Andare piano in ogni modo è sempre preferibile ad un’andatura sostenuta nella quale non sempre risultano azzeccati stile e manovre.

Quale donna non si è sentita sobbalzare lo stomaco per curve a gomito prese in 4a? Oppure sbalzare fuori gli occhi per le continue accellerate che hanno come scopo arrivare in modo intimidatorio a ridosso della macchina davanti per poi frenare bruscamente per non tamponarla?

Il tutto meravigliosamente sempre commentato con un “guarda questo davanti come guida”. Qui l’invito si fa più diretto: “mi fa male la macchina, dai, accosta. Guido io”.

A questo punto, il compagno, piuttosto che farci prendere il volante, decide di procedere a velocità fin troppo lenta per qualche km. Tipo ripicca. Sbuffando.

Parliamo ora dei dibattiti sulla strada migliore da percorrere. Una volta quando non c’era tutta questa tecnologia, diciamoci la verità, era tutto più facile.

Una carta stradale, i cartelli agli incroci, la radio che prendeva solo a tratti e la sana abitudine di chiedere qualche informazione ai passanti. Ma ora purtroppo tutto è cambiato e aver a che fare con navigatori e mappe elettroniche può creare più scompiglio che utilità.

l momenti critici sono due. Il primo è quando dobbiamo essere pronte ad aiutare il compagno nell’interpretazione delle manovre suggerite dalla signorina del navigatore. Chi è che non è mai andato nel panico al classico “tra cento metri girare leggermente a destra”. Ci si guarda e ci si chiede: “leggermente”? In che senso?”.

Il secondo momento critico è quando dalla radio ti danno la soffiata che dal km 143 c’è coda in aumento. La donna allora da semplice passeggero “rompipalle” si deve trasformare velocemente, nonostante la nausea, in una ricercatrice cibernetica esperta di strade alternative. Ovviamente qualsiasi sarà il suggerimento sarà sempre sbagliato.

E’ in questo momento che la pazienza finisce. Quindi per evitare di continuare a dare informazioni e consigli di stile di guida non graditi, rischiare il congelamento e un aggravamento della nausea c’è un’unica soluzione: “Va bene, ora basta. Accosta. Guido io!”.

Buone vacanze e buon viaggio a tutti!

Calma e sangue freddo!

@RIPRODUZIONE RISERVATA

Eleonora Grechi
COLLABORATORE Guida Ambientale Escursionista del gruppo Le Vie del Chianti (www.leviedelchianti.it - leviedelchianti@gmail.com). Su SportChianti cura la rubrica "Camminare in Toscana". Scrive anche per WeChianti (www.wechianti.com)