Davvero poco da dire sulla gara di domenica contro il Napoli.

La squadra di Gattuso è più forte, ha vinto con merito e grazie ad un rigorino al VAR (che utilizzato così sta rendendo il gioco più bello del mondo una sorta di sport dove non viene più permesso alcun contatto fisico) e ad un’autorete.

La Fiorentina come sappiamo è già salva, le cose importanti da adesso in poi devono accadere fuori dal campo di gioco.

Commisso è sceso in campo in prima persona la settimana scorsa con una conferenza stampa che passerà agli annali come tra le più assurde mai viste.

Tutti, io per primo, attendevamo annunci di una certa importanza calcistica (lo stesso Commisso li aveva promessi), in realtà si è trattato solo di una resa dei conti personale tra lui e il giornalismo fiorentino e nazionale.

Tengo a premettere subito che i toni del presidente sono stati tutt’altro che consoni.

Commisso è un uomo capace ma presuntuoso, che non ama essere contraddetto, né criticato. Temo per lui che questa potrebbe non essere la città dei suoi sogni, sotto questo punto di vista.

Il modo col quale ha offeso tutti i giornalisti e anche i “fiorentini ricchi” o iper-critici è inammissibile. Che sia ben chiaro. Generalizzare, prendere in giro, accusare le persone in questo modo facendo di ogni erba un fascio non è ammissibile.

Conosco da accanito lettore tutti i giornalisti di Firenze, in qualche sporadico caso ho anche un rapporto di amicizia con alcuni, altri invece non li conosco ma li stimo profondamente. Altri ancora invece non li sopporto. Ma non generalizzo. Amo il loro lavoro, li invidio un po’. Magari un giorno diventerò anch’io stesso un giornalista, visto che ancora non lo sono.

Ma proprio perché li seguo assiduamente posso dire con certezza che sono in pochi a potersi permettere di dare lezioni di stile a Commisso.

Fin quando c’erano i Della Valle, quando le conferenze stampa toccavano a Corvino, i toni erano sì più pacati ma le sciocchezze di gran lunga più numerose.

Frasi come “se non conoscete Maxi Olivera è un problema vostro” o gli ingaggi di Falcinelli, i prestiti di Gil Dias o il ruolo di Freitas sarebbero stati argomenti molto intriganti da sviscerare, ma ricordo ben poca voglia di indagare e di capire.

Erano pochissimi quelli che scrivevano qualcosa contro il “mainstream” societario, al contrario bastava un risultato mediocre per esaltare le scelte fatte e denigrare chi criticava, anche in modo verbalmente violento.

C’era una specie di gara a chi sosteneva maggiormente la peggior proprietà della nostra storia e proprio per questo mi rimane difficilissimo – ripeto – pur da grande estimatore della categoria, prendere le difese dei maltrattati giornalisti.

Non aggiungerò più niente su questa patetica storia, patetica da qualsiasi angolazione la si voglia analizzare.

Come ero stanco anni fa di parlare di tutte le nefandezze che venivano perpetrate ai nostri danni dai nostri stessi proprietari, mi sono già stancato di parlare di stadio, di centro sportivo, di fiorentini buoni o meno buoni; di giornalisti corretti o meno corretti.

Io pretendo assolutamente che si ritorni a parlare di calcio in questa città, perché qua il calcio manca da oltre un lustro e non c’è più vita, ve lo dico col cuore in mano.

Commisso ha detto, tra il serio e il faceto, che ancora non ha deciso cosa fare con Ribery, che non ha deciso quale allenatore prendere (anche volendo, nel caso fosse attualmente sotto contratto, non lo avrebbe potuto annunciare), non ha deciso quale taglio dare alla società, se aggiungere alcuni dirigenti, confermarne gli attuali o sostituirli del tutto.

Domenica il campionato terminerà e da quel giorno in poi spero che chiunque della Fiorentina parli, apra bocca esclusivamente per comunicare notizie o decisioni ufficiali.

Io voglio vedere la mia Fiorentina migliorare e Commisso è l’uomo giusto sotto tanti punti di vista: passionale, economico, potenziale.

Ma cerchi di parlare meno, presidente.

Da oggi servono molti più fatti.

Il periodo di ambientamento è finito.

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