Genni Cortigiani

SAN CASCIANO – Da Centro Danza Chianti, sezione di formazione delle discipline coreutiche dell’Associazione Culturale Arca Azzurra (San Casciano), trapela una (comprensibile) amarezza sulle modalità con cui, durante quest’annata (e più) di pandemia, è stato gestito il settore di cui fa parte.

“C’è stata una grande disattenzione verso la cultura e la cura del corpo: il lavoro del danzatore è enorme a livello non solo fisico, ma anche psicologico ed emotivo”, commenta Genni Cortigiani, la responsabile e direttrice artistica di Centro Danza Chianti.

“Forse non è chiaro cosa significhi far interrompere ai giovani e ai giovanissimi determinati tipi di attività: scelte come quelle che sono state prese possono, purtroppo, infrangere un sogno ad un ragazzo di talento”, aggiunge.

Continuiamo, con Centro Danza Chianti, a dare voce alle realtà culturali e sportive del territorio. Chiedendo loro come abbiano vissuto questo lungo, difficile periodo. E che cosa si aspettino dal futuro.

“Abbiamo chiuso la scuola l’8 marzo – a parlare è sempre Genni Cortigiani – E riaperto solo per il mese di giugno, ma gli allievi erano pochi”.

“Dopo aver aumentato gli spazi e fatto degli investimenti per adeguarci alle normative anti contagio – racconta – a settembre abbiamo ripreso le lezioni in sala. Nonostante avessimo il 55% di iscritti in meno rispetto al marzo precedente, eravamo molto contenti di ricominciare”.

Poi, a fine ottobre, a seguito del Dpcm, un nuovo stop. “E’ stata un’ulteriore terribile batosta, oltre che un disastro finanziario enorme”, commenta Genni Cortigiani.

“Ci siamo attivati con le lezioni online – prosegue – Però a distanza è difficile creare quell’empatia che dovrebbe esserci tra l’insegnante e il ragazzo. E poi viene spesso a mancare la concentrazione”.

“Inoltre, da casa, è impossibile portare avanti i programmi del balletto: occorrono lo spazio, un pavimento idoneo, le sbarre… – spiega – Ciò che possiamo fare è la preparazione fisica, per tenere in allenamento i ragazzi”.

“Abbiamo notato – aggiunge – che i ragazzi, lavorando in ambienti più piccoli rispetto alla sala, hanno perso la relazione con lo spazio: sarà un aspetto che dovremo recuperare”.

“Con i più piccoli, ancora non autonomi nell’utilizzo dei dispositivi informatici, non è stato possibile fare delle lezioni online – dice – Allora abbiamo inventato dei giochi che abbiamo girato ai genitori, insieme a delle lezioni registrate, in modo che potessero dedicarsi alla danza quando tornava loro meglio”.

“Finché siamo stati in zona arancione – va avanti – abbiamo fatto delle lezioni all’aperto, negli spazi esterni della scuola, meteo permettendo. C’è stata un’adesione totale da parte degli allievi (anche quelli più piccoli), che li abbiamo visti molto su di morale, e delle famiglie”.

E, anche quest’estate, come la scorsa, salteranno purtroppo le rassegne internazionali, alle quali con orgoglio partecipano, generalmente, alcuni danzatori promettenti della scuola.

“Abbiamo cercato di motivare i ragazzi, di far capire loro che siamo tutti sulla stessa barca – continua – Però spesso capita che ci chiedano come mai all’estero, per esempio in molti Paesi dell’Unione Europea, le scuole di danza abbiano continuato a fare lezione”.

“Peraltro – riflette – la danza prevede già di per sé il mantenimento della distanza. A meno che non si esegua una coreografia, occorre stare a due metri l’uno dall’altro per poter fare i movimenti”.

“Se non ripartissimo neppure a settembre – una dura ammissione per chi, come Genni Cortigiani, da sempre gravita in questo mondo – vorrebbe dire uccidere un settore. Fatto non solo di scuole, di allievi, di insegnanti. Ma anche di aziende che producono abbigliamento e accessori per la danza, di negozi che li vendono, di tecnici dello spettacolo… . A rischio è un’intera filiera”.

“Comunque cerchiamo di tenere duro – conclude così la responsabile e direttrice artistica di Centro Danza Chianti – E speriamo di rivedere al più presto i “nostri” ragazzi: non aspettiamo altro”.

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