Non vi lasciate abbindolare dal risultato più che dignitoso: l’unica cosa veramente bella che è capitata alla Fiorentina ieri è che anche il Cagliari abbia perso, così che a 8 giornate dal termine siano ancora 8 i punti di vantaggio sulla terz’ultima.

La partita con l’Atalanta è una partita pazza, persa meritatamente, che i bergamaschi avrebbero potuto chiudere nel primo tempo con 4 reti di vantaggio se non ci fosse stato un Dragowski in giornata di grazia.

La Fiorentina si dispone in campo con un apparente 5-3-2 che si trasforma rapidamente in un 6-3-1 con un Amrabat arretrato talmente tanto da tenere in gioco spesso anche gli attaccanti avversari.

Il marocchino si esibisce in una delle prestazioni più sconcertanti da quando è a Firenze, con una serie di palloni persi stupidamente e una evidente dannosità generale che rendono il suo impiego in campo per ben 71 minuti qualcosa di più di un mistero.

Di conseguenza, il centrocampo non era formato da lui, Bonaventura e Castrovilli, bensì da questi ultimi due con l’aggiunta sporadica di Kouamé che ogni tanto rientrava facendo finta di dare una mano.

Un po’ pochino, contro una delle linee mediane più solide del campionato, che infatti ci nasconde letteralmente il pallone per tutto il primo tempo dominando in modo quasi imbarazzante.

Ma devo essere il solo a ricordarmi di questi primi 45 minuti, visto che sia Iachini (“sul 2-2 ho pensato di vincerla”), sia Pradè (“abbiamo giocato alla pari”) la pensano diversamente.

Del resto il calcio da queste parti è divenuto materia soggettiva da molto tempo oramai; nonostante sia sempre stato una scienza assurda e inesatta che dopo una prima frazione così è capace di regalarti una ripresa molto diversa.

L’Atalanta si specchia troppo e Gasperini ci mette del suo togliendo Romero (ammonito). La Fiorentina inizia a scodellare qualche pallone in avanti quando Caceres svetta più in alto di tutti servendo un pallone e Vlahovic un pallone che il serbo sbatacchia in porta con veemenza.

Il simpatico mister atalantino continua a non essere lucido ed ha tutta l’intenzione di regalarci ancora campo.

Sembra un sogno quando vengono tolti Muriel e Malinovskyi (forse il migliore degli ospiti). Pochi istanti dopo vi è la certezza di tale sogno: Kouamé dopo 66 minuti di totale letargo confeziona un’azione personale ubriacante e ficcante, arriva in area di rigore liberandosi di tutta la difesa nerazzurra e serve a Vlahovic un pallone semplicemente da depositare in porta.

Purtroppo chi tifa Fiorentina già lo sa, ce ne sono sempre stati pochi di “lieti fine” con il viola protagonista e neppure oggi si farà eccezione.

Pochi istanti dopo è “il cattivo” Ilicic a svegliarci dal nostro bel sogno, come nel più classico dei film drammatici, con un rigore toccato ma non respinto dal mega-galattico Dragowski.

La partita ha qualche altro sussulto, ma si tratta di azioni da gol confezionate in serie dai soliti orobici che sprecano ancora permettendoci di sperare in qualcosa che purtroppo non arriverà.

Chissà se Commisso, tornato a Firenze e presente allo stadio, si sarà reso conto dell’abissale differenza tra le due squadre in campo, risultato a parte.

Oppure continuerà a dar retta alle eresie di allenatore e direttore sportivo, esposte poco sopra, che vengono dette solo per compattare l’ambiente e salvare il loro lavoro tragicamente insufficiente? Da questo dipende tutto il nostro futuro.

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