Se ero, e sono tuttora, così innamorato calcisticamente di Prandelli ci sarà un perché.

E il perché è presto spiegato: ama i nostri colori. Che oramai sono come i suoi.

Cesare ha sofferto in queste settimane perché ha capito che il problema qua non era così banale, che arrivare in un club che ricordavi diverso e dove c’è rimasto solo il deserto o quasi, non è la stessa cosa.

Non per niente ha confessato di essere “stanco”, lo capisco bene.

Un po’ come quando torni in una casa dove hai abitato per tanti anni e in cui sei stato felice.

Però sono 5-6 anni che è abbandonata e l’ultimo padrone non la usava con amore come la usavi tu.

Rientri dentro quelle mura e ti sembra possibile rimettere i mobili come un tempo, ti sembra quasi di assaporare gli odori di una volta e di rivivere le stesse emozioni… .

Ma non è così. La casa è vuota, sporca, fredda. E per farle tornare un briciolo di vita c’è bisogno di tanto lavoro.

Certo, se ne sei capace però, prima o poi ci riesci.

E Cesare, rischiando anche tanto e con qualche piccolo fallimento di percorso, ci sta riuscendo.

Le scelte per la partita contro il Benevento erano da brivido, con alcuni dei migliori giocatori lasciati fuori si dirà per infortunio, ma anche no.

Biraghi improvvisamente un tribuna per una “botta ad un piede” puzza tanto di scusa e ho qualche sensazione anche sugli infortuni di Amrabat (non convocato) e Castrovilli (in panchina, ma non utilizzato, forse pronto nel caso ci fosse stato bisogno).

Le scelte fatte da Prandelli vincono da sole la partita e quindi così come nelle scorse gare avevo puntato il dito su di lui, è giusto stavolta dare a Cesare quel che è di Cesare, letteralmente.

Venuti a sinistra ha giocato una gara sontuosa, un calciatore che personalmente amo molto per l’atteggiamento che tiene in campo e per il linguaggio del suo corpo, sempre pronto a rincorrere, correre, impegnarsi, rimediare, senza alcuna paura.

Questo ragazzo è uno dei pochissimi che vorrei che rimanesse perché non apre bocca, lavora seriamente e in campo si vede.

In mezzo Bonaventura ha dimostrato di essersi rimesso alla grande dal recente infortunio ma soprattutto è Eysseric ad aver convinto nuovamente, giocando una gara di abnorme sacrificio come nessuno in rosa è in grado di fare (forse solo il miglior Castrovilli, oramai assente da un annetto ahimè).

E poi Vlahovic.

Quel ragazzone che mi ha sempre fatto storcere il naso ma che da quando è arrivato Prandelli è cambiato e non a caso.

Cesare ha spedito Cutrone a casa e Kouamé in panchina (al contrario di quel che combinava Iachini, che li teneva tutti e 3 in lizza per un posto solo, preferendo spesso l’ivoriano al serbo, ad oggi sembra incredibile) dando fiducia illimitata ad un ragazzo di appena 20 anni.

Un vero e proprio “all-in” in cui il mister si è fidato ciecamente delle sue conoscenze e delle sue sensazioni e che è stato ben ripagato dal grosso serbo che evidentemente aveva bisogno solo di fiducia per trovare tutto quello che non aveva mostrato fino a oggi.

La partita era importantissima, ma non decisiva. La classifica timidamente ci sorride, ma il calendario al contrario ci complica ancora il percorso. Adesso è il momento di tenere duro e di dare un minimo di continuità, quella che fino a oggi ci è sempre regolarmente mancata.

A me piacerebbe particolarmente fare un altro brutto scherzo al Milan, voi che ne dite, è il momento giusto?

Magari si scatena Ribéry, così il prossimo anno sarà libero di andare alla corte di Berlusconi al Monza… .

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