Ci sono certi pareggi che a volte sembrano essere meglio anche di una vittoria.
Ricordo come oggi quella straordinaria tripletta di Mutu proprio contro il Genoa, un 3-3 che valse più di una vittoria e che ci regalò un grande vantaggio (anche mentale) sulla ex squadra di Gasperini e che dette consapevolezza a tutta la rosa.
Forse il pareggio di ieri, arrivato al 98′, potrà regalare reazioni simili, o almeno lo speriamo tutti.
Perché la Fiorentina non meritava certo la sconfitta, ma in questi anni qui in cui va tutto storto ci sta eccome di perderla per poi finire in un burrone dal quale non ti riprendi più.
La riprende Milenkovic, non uno a caso, un ragazzo che ha una forza mentale molto molto più spiccata rispetto ai suoi compagni.
E che proprio per questo ha la personalità per trovarsi nel posto giusto al momento giusto e per sbattere tre volte di fila una palla in mischia prima di tutti gli altri.
Prandelli schiera in campo una Fiorentina logica, con le due ali (Ribéry e Callejon) in tragica forma mentale e fisica.
Se per lo spagnolo i residui del Covid ci sta che si facciano ancora sentire, sembra non arrestarsi il declino del francese che non azzecca niente di niente oramai da settembre.
Arriva il coraggio delle scelte importanti adesso per Prandelli: probabilmente è il caso di preferirgli Kouamé o comunque di farlo partire dalla panchina.
La paura domina il campo e il primo tempo verrà ricordato come uno dei peggiori di sempre, forse peggio anche di quello di pochi mesi fa, quando Cesare era sulla panchina opposta.
Nella ripresa per la prima volta quest’anno si vedono barlumi di gioco. Amrabat inizia ad accendersi e Bonaventura si fa vedere sempre di più in avanti, nonostante una serie di errori disumani in fase conclusiva.
Il gol è maturo ed arriva puntuale nel nostro miglior momento, ma Doveri annulla per una impercettibile tirata di maglia da parte dello stesso Jack nei confronti del suo marcatore.
La chiamata a me pare assai forzata, ma non voglio cercare alibi.
Ricominciamo a macinare qualcosina, ma siamo già al 77’ e Cesare decide di giocarsi uno slot di cambi, facendone tre tutti insieme. Entrano un buon Eysseric e gli imbarazzanti Borja Valero e Cutrone.
Incredibile la prestazione del “sindaco”, 20 minuti scarsi da incubo con un gol regalato agli avversari e un altro quasi.
Se questa è la condizione fisica di Borja penso che sarà meglio evitare in futuro e magari sarà bene domandare al mister quale sia il problema di Duncan o addirittura quello di Montiel (neppure convocato per la seconda volta di fila).
Cutrone invece, si ritrova libero sia dal vincolo di obbligo del prestito sia dal suo procuratore Branchini, ma in quei soliti 20 minuti non tocca neppure il pallone.
La Fiorentina da padrona del campo si ritrova fragile e infatti l’ex Pjaca (incredibile, abbiamo resuscitato pure lui) ci punisce con un mini-scatto che brucia i nostri svagati centrali (al replay si nota Caceres che addirittura si gira un attimo prima del tiro per guardare non so cosa, un’immagine straziante).
Non abbiamo perso però, come ho scritto all’inizio, e questa è l’unica cosa che conta.
Da sottolineare la prima vera prestazione di Vlahovic da calciatore di Serie A da mesi a questa parte, speriamo non sia solo una “rondine” sperduta ma che sia l’inizio di una maturazione che ci attendiamo tutti.
Dusan ha sbagliato molto ma ha dato segnali di enorme positività quantomeno come linguaggio del corpo, al momento delle reti (sia quella annullata che quella “vera”) è stato il primo a correre come un pazzo incontro al marcatore ed a cercare l’abbraccio del gruppo.
Sono sicuro che Cesare c’entra qualcosa in questo suo repentino cambiamento e se continuerà così a gennaio l’attaccante centrale non sarà più una priorità.
Ma continueranno sicuramente ad esserlo un esterno in grado di saltare l’uomo e soprattutto un direttore sportivo capace.
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