CHIESANUOVA (SAN CASCIANO) – Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo una riflessione pubblica da parte di Stefania Belli e Margherita Mana (Sancaballet) in merito alle decisioni del Governo e dell’ultimo Dpcm in merito alle scuole di danza.

Se esiste una categoria di persone che sa esattamente cos’è la disciplina, questa è sicuramente quella dei tersicorei. E’ una definizione che comprende molte competenze nell’ambito dell’arte coreutica: si va dall’insegnante al maestro, alla danzatrice o danzatore, dal ripetitore al coreografo.

Tutte queste persone, per gran parte della loro giornata seguono con abnegazione delle regole molto precise e puntuali che la danza di per sé impone.

Abbiamo fatto questa piccola premessa per chiarire subito a che genere di professionisti i genitori affidano i loro figli e figlie
affinché prendano lezioni di danza.

Da persone scrupolose, consce della responsabilità che abbiamo quotidianamente, siamo state le prime a chiedere efficienti protocolli di sicurezza anti Covid-19, li abbiamo ottenuti e applicati mettendo al primo posto la salute e non gli introiti (vorrei
sottolineare che anche il più ligio tersicoreo mangia e paga le bollette), investendo risorse che dopo mesi di chiusura hanno comportato notevoli sacrifici.

Ma tutto ciò che ci è stato richiesto è stato attuato bene visto che non ci sono dati che confermano la pericolosità delle scuole di danza, come ha correttamente sottolineato il ministro Spadafora.

Foto di Margherita Mana

E’ difficile dunque accettare la decisione della sospensione dell’attività, perché davvero non esiste un motivo comprovato e oggettivamente comprensibile.

Dunque questa era la situazione: la danza è salute, infatti si fa movimento tenendo conto dell’anatomia e dello sviluppo armonico di un corpo in crescita.

La danza aiuta la socialità, è qualcosa che si pratica insieme confrontandosi e aiutandosi, esattamente come se fosse uno sport di squadra ma concentrandosi sul proprio risultato.

In sala danza si imparano le regole dello spazio condiviso, nessuno meglio di una ballerina anche molto piccola sa spiegarvi cos’è la prossemica, perché le distanze tra un danzatore e l’altro sono la prima regola per poter danzare senza sbattere contro gli altri.

A lezione di danza si impara ad apprezzare le capacità degli altri, ci si rende conto della difficoltà oggettiva nel fare le cose.

Inoltre si “fa amicizia” con la disciplina , si comprende cos’è la volontà, e davvero al giorno d’oggi ce n’è un gran bisogno.

Tutte le lezioni di danza dalla riapertura delle strutture preposte, si sono svolte sotto controllo minuzioso del protocollo ministeriale in luoghi sanificati e sicuri.

Oggi la situazione risulta la seguente: i giovani si incontrano lo stesso fuori dalla scuola, in classe o in qualche luogo di ritrovo, oppure su un autobus sicuramente meno sanificato e “sicuro” di una scuola di danza; interrompendo un percorso formativo importante sia a livello fisico che a livello socio-culturale.

Se vi fosse un’evidenza scientifica della pericolosità delle nostre sale danza, da persone ragionevoli quali siamo, attente prima di tutto alla salute, questa decisione sarebbe assolutamente giusta e condivisibile, ma ad ora non c’è.

E’ sacrosanto che quest’ondata di contagi vada perlomeno rallentata, ma siamo dell’idea che una decisione come quella di richiudere le scuole di danza sia ampiamente peggiorativa: ha senso avere meno controllo sulla sicurezza delle attività che comunque i giovani faranno, fosse anche andare a casa di un amico?

Non sarebbe meglio organizzarle e controllarle piuttosto che eliminarle? Se una sala danza è sicura come una cameretta e vi assicuro che lo è di più, non sarebbe meglio danzare lì?

Noi ve lo diciamo: la danza non si ferma e lo sapevamo già: ha attraversato schermi e telecamere permettendo di non spezzare fili virtuali tra insegnanti e allievi, ci ha tenuto insieme aspettando i tempi delle regole, con queste regole di sicurezza applicate però adesso noi vogliamo e dobbiamo danzare.

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Redazione
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