Franco Bonciani (a sinistra) con Filippo Megli, nuotatore sancascianese che qui alla Piscina del Chianti ha iniziato con le sue prime bracciate

SAN CASCIANO – Quando domenica sera ha sentito la conferenza stampa del presidente del consiglio Giuseppe Conte, in cui lanciava quella sorta di ultimatum di una settimana a palestre e piscine per mettersi in regola, Franco Bonciani è saltato sulla sedia.

Gestore (con la società Aquatica) della Piscina del Chianti, a San Casciano, con vasca e palestra, è nel pieno centro di un mirino. Senza spiegarselo razionalmente.

Franco Bonciani, Aquatica gestisce palestra e piscina a San Casciano, quindi avete la spada di Damocle su…due teste. Cosa ha pensato l’altra sera alla lettura del Dpcm?

“Si metta nei panni di chi ha riaperto l’impianto a giugno, ha lavorato seguendo le indicazioni fornite dai Dpcm, dalle linee guida di settore, le ordinanze regionali e tutto il resto e sente il massimo rappresentante delle istituzioni che dice “mi giungono voci” che qualcuno fa il furbo: una settimana di tempo per mettervi in regola o chiudo tutti. L’idea che è passata è che per qualche farabutto (ce ne saranno) ci debba rimettere anche chi ha lavorato con scrupolo. Abbiamo ricevuto visite di controllo, spiegando e mostrando cosa abbiamo fatto, senza ricevere rilievi. Ne arriveranno altre, ben vengano, in piscina siamo abituati da sempre a rispettare protocolli e parametri, non è stato un problema adeguarsi. In Toscana chi gestisce una piscina deve essere formato ed abilitato con appositi corsi, sappiamo cosa significa parlare di disinfezione e sicurezza. Siamo quelli del cloro…”.

Come avete vissuto dallo scoppio della pandemia ad oggi? Avete fatto interventi? Investimenti?

“Nel primo periodo ci siamo sentiti impotenti come molti altri italiani, stavamo subendo una situazione per la quale l’unica cosa che potevamo fare era rimanercene a casa. Abbiamo approfittato della chiusura per vuotare le vasche, igienizzarle e stuccarle, cambiare le lampade che illuminano la vasca grande, ridisegnare percorsi e spazi in tutto l’impianto, palestra compresa, ci siamo organizzati per ospitare i centri estivi, un lavoro del quale siamo stati molto orgogliosi, svolto in sicurezza e apprezzato dalle famiglie. Poi, da metà maggio, una fiammella di speranza: potevamo riaprire. Per le spese, a San Casciano quasi 16.000 euro fra sanificazioni, prodotti specifici per disinfezione, cartellonistica e segnaletica, attrezzature ed altro. Mi preme ringraziare la Fondazione ChiantiBanca che ci è stata molto vicina in un momento drammatico”.

Qual è la situazione (nel senso di quantità di frequentatori) ad oggi di palestra e piscina?

“Siamo in calo, ovviamente, anche perché con le limitazioni attuali i numeri di prima sono comunque impensabili. In molte attività si accede tramite App e prenotazione, altre sono a numero chiuso, nella stessa balneazione estiva per garantire il distanziamento abbiamo ridotto la capacità ricettiva dell’impianto. Nelle corsie ed in vasca non si entra oltre il numero stabilito a seconda della superficie. C’è stata una ripresa lenta, abbiamo dato a tutti gli utenti che avevano già pagato la possibilità di riprendere quando se la fossero sentita, alcuni aspettano, il clima è ancora di timore. Poi, se il presidente del consiglio fa discorsi come quello di domenica sera, lei mi capisce…”.

Le chiediamo una valutazione oggettiva (se ha la possibilità di farla ovviamente): parliamo di settori in cui, secondo lei, che grado di mancato rispetto delle norme c’è?

“Vedo i mezzi pubblici, e già qui ci sarebbero da fare diverse considerazioni. Abbiamo visto come a scuola, in molti casi, nonostante la chiusura di sei mesi, si sia ricominciato come se fossimo al 10 di marzo. Poi, se andiamo in giro in qualche piazza o alcuni giardini pubblici non è difficile trovare assembramenti, specialmente fra giovani. I controlli qui non arrivano, hanno qualche problema in più rispetto ad un impianto sportivo dove un ispettore viene accolto con educazione e spirito di collaborazione. E qui le cose sono due: o chiudi tutto e i giovani stanno a casa, ma non è più pensabile, oppure forse è meglio che stiano all’interno di strutture come gli impianti sportivi, laddove sono controllati, guidati e l’attività si svolge in sicurezza, come una piscina ben tenuta”.

Avete intenzione di organizzare qualche forma di protesta nel caso che alla fine dell’ultimatum si opti per la chiusura?

“Dopo domenica sera ci stiamo pensando, siamo in tanti, anche come associazioni di categoria (quella di cui faccio parte, AGISI, con presidente l’ex primatista del mondo di nuoto Giorgio Lamberti è una fra le più attive a ascoltate) e non stiamo con le mani in mano. Siamo convinti che sia possibile confrontarci per fornire a chi governa a livello regionale e nazionale gli strumenti di riflessione e conoscenza utili a evitare errori gravi come quelli della chiusura indiscriminata degli impianti sportivi italiani. Non è accettabile che il governo pensi di risolvere i suoi problemi presentando ai cittadini, come specchietto per le allodole della lotta al Covid, lo scalpo dello sport italiano. Che qualche fenomeno si ostina a classificare come settore non essenziale della società civile italiana, probabilmente senza mai averci messo piede prima in vita sua”.

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