SAN CASCIANO – “Senza lo Zani non si comincia”, dicevano i compagni di Paolo Zanieri agli allenamenti degli Amatori della Misericordia di San Casciano.

Alcuni di loro torneranno in campo allo stadio comunale di San Casciano il 14 dicembre, per la partita delle Vecchie Glorie (con cena) che darà avvio alla prima edizione di “Old School G. S. Misericordia”.

Paolo Zanieri, classe ’49, è conosciuto dai più per il negozio di oreficeria in via Machiavelli. Noi abbiamo approfondito il suo passato nella “Mise”, ma in molti sanno che la vita calcistica di Paolo non fu fatta di soli amatori.

È stato nel Nagc (nucleo addestramento giovani calciatori) della Fiorentina e nell’Empoli di serie C allenato da Tito Corsi.

Dopo un brutto infortunio alla rotula si fermò per due anni e, guarito, si dette al tennis: “A livello amatoriale – sminuisce – Mi piaceva, ero bravino e mi sfogavo lì”.

A portarlo nella squadra della “Mise” nel 1982/’83 fu Fabrizio Moschini, cugino della moglie di Paolo Mariagrazia Gheri: “Fabrizio mi chiama e mi dice: “Si va tutti a tirar due colpi, vieni anche te”. Io rispondo: ‘Dove?’. E lui: “A giocare a calcio. Si va a Bologna, contro il Dozza. Ci hanno chiamato e siamo precisi”. “Ma che sei grullo? Gioco a tennis”, gli dissi io”.

Vecchi cartellini della “Mise”

“Alla fine s’andò – aggiunge Paolo – con l’idea di mangiare i tortellini e fare una scampagnata”.

Era un quadrangolare di 25 minuti a partita. Il Dozza era formato da ex giocatori del Bologna, ma i “nostri” arrivarono in finale e vinsero 3 a 2. Paolo fu l’autore di due reti importanti e da lì cominciarono a dirgli: “Zani, non fare il grullo, te tu vieni con noi”.

“Non pensavo di ricominciare. Ormai avevo proprio resettato l’idea del calcio – ribadisce – m’era passata a mio malincuore”.

“Alla fine sono rimasto nella Mise per 14 anni – continua – non potevo stare senza pallone tra i piedi. In questa squadra ci sono stato con gioia e con amore, perché m’è piaciuto. È stato bello davvero, anche perché è successo per caso”.

Era lo stare insieme che rendeva tutto speciale: “Finita la partita s’andava a mangiare, a Gabbiano al ristorante del Guerra, qui a San Casciano a La Carbonaia dal mio cognato Paolo Fusi. Allora s’arrivava anche in 15 a mezzanotte e mezzo. Ora alle dieci e mezzo non c’è più nessuno. Si stava tutti insieme a fare i grulli e si mangiava da far paura: si faceva calcio per perdere un chilo e invece se ne riprendeva due”.

“La Mise era un gruppo simpatico, fatto di gente che aveva smesso di giocare e si ritrovava per fare due risate. Ma comunque – precisa – s’era anche fortini. Tra gli altri c’erano Aldo Anichini, Luca Ferretti, il Lanini, il Vignolini, il Tognotti, e il Rip (Francesco Coli). Roberto Giani era terzino. Mi incitava: “Zani, tu sei fortissimo”. Quando arrivavo agli allenamenti mi vociavano: “Eccolo! Forza forza, partitina!””.

“Anche tra gli avversari – tiene a dire Paolo – trovavi dei bei giocatori, che avevano smesso di fare categorie superiori perché non potevano o non ce la facevano col lavoro. L’età era alta, fino a 45 anni, ma anche i più grandi giocavano bene”.

Paolo ha vestito soprattutto l’8 da mezz’ala destra, perché alla 10 ci teneva il “Gillero” (Giacomo Bravi), quindi la lasciavano a lui.

È stato ancora Fabrizio Moschini a chiamare “capannuccia” la mossa segreta di Paolo, di cui Cesare Picca ci ha parlato qualche giorno fa: “È il famoso sombrero che fanno ora – spiega Paolo – un pallonetto in cui fai passare la palla sopra la testa dell’avversario per poi riprenderla dall’altra parte. Al Picca non gliel’avrò fatta ma gli ho fatto i tunnel: “Vieni Picchettino”, gli dicevo”.

“Irridevo gli avversari non per prenderli in giro – puntualizza – ma perché mi piaceva giocare e avevo l’estro di fare giocate un pochino diverse, che magari non tutti facevano. Fabrizio mi diceva “Via Zani, fai la capannuccia! Oggi quante tu ne fai?” perché gli garbava e facevo goal”.

Il primo anno, Paolo siglò 23 reti: “Soprattutto segnavo su punizione. A fine partita gli avversari venivano a complimentarsi; se avevi fatto bene e la sportività era alla base”.

Anche il figlio Cristiano ha giocato per un po’ alla Mise e a chi lo conosce verrà da sorridere per le tante somiglianze col modo di parlare del padre.

“Da bambino – conclude Paolo – Cristiano veniva a vedermi giocare. Ha imparato un pochino a vedere me”, scherza in maniera affettuosa. “A Gabbiano gli insegnavo a tirare le punizioni con Franco Del Lungo. E infatti le tira bene”.

Le prenotazioni per la cena di venerdì 14 dicembre sono ancora aperte al 3338001685. Le Vecchie Glorie scendono in campo dalle 19.30 in poi.

Martina Mecacci

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