TAVARNELLE (BARBERINO TAVARNELLE) – Per Francesco Frosali la preparazione che inizia domani, lunedì 22 luglio, non sarà come negli anni scorsi.
Mai come quest’anno infatti è stato vicino a lasciare il San Donato Tavarnelle. Con la “benedizione” della stessa società.
L’offerta del Trapani, la firma del contratto mentre la società siciliana stava disputando i playoff di Serie C, la vittoria e lo sbarco in B.
Poi la doccia fredda con il cambio di proprietà e l’azzeramento degli accordi sottoscritti in precedenza, compreso quello del “Fros”.
Fino al ritorno a casa, in una sorta di giro d’Italia fatto, alla fine, senza essersi mai mosso.
Allora Francesco, che estate è stata la tua? Cosa è successo con il Trapani?
“Diciamo che è stata un’estate un po’ movimentata, visto che a giugno vengo chiamato da Rosati del Trapani. Mi fanno firmare un contratto per un anno, quando ancora la squadra era nei playoff. Dopo aver firmato ricevo richieste dalla Serie D molto importanti, rifiutandole avendo già firmato per il Trapani”.
E poi…?
“Poi come sapete la squadra è andata in Serie B, è cambiata la proprietà, mi ha chiamato il nuovo direttore Rubino dicendomi che la società non voleva alcun giocatore che aveva firmato con la vecchia. Visto che era saltata l’idea Trapani, e viste tutte le offerte per la D che avevo rifiutato, ho sperato in una C. Che però non è arrivata”.
E alla fine l’offerta giusta è stata quella per tornare… a casa.
“Il presidente Andrea Bacci è stato di parola, rispettando alla lettera quello che mi aveva detto quando avevo firmato per il Trapani”.
E adesso, come riparti?
“Riparto alla grande: io nei professionisti ci voglio andare, e ci andrò con il San Donato Tavarnelle. La squadra c’è, ci sono tutti i presupposti. Ho conosciuto il nuovo allenatore, ci ho fatto una chiacchierata. Si vede che è in gamba”.
Per fare meglio del risultato dello scorso anno… come si fa?
“Semplice: dietro cercando di prendere meno reti, e davanti con un attacco forte come abbiamo… buttarla dentro non dovrebbe essere difficile. Me lo sento…”.
Matteo Pucci
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